Italo cinesi di seconda generazione ed il lavoro per valorizzare la propria identità

I giovani italo cinesi di seconda generazione sono chiamati a valorizzare la diversità, nel rispetto della propria identità e personalità, coscienti dei sacrifici compiuti e delle difficoltà sostenute dai genitori al loro arrivo in Italia”: è il messaggio lanciato da Lifang Dong, prima avvocatessa italo cinese, al workshop sul tema del mercato del lavoro, organizzato da Associna sabato 10 ottobre a Roma.

In occasione del meeting promosso quest’anno per il decimo anniversario dell’associazione, che rappresenta le seconde generazioni italo-cinesi in Italia, Lifang Dong ha portato la propria testimonianza di vissuto personale, formativo e professionale, allargando lo sguardo sui rapporti tra Cina ed Italia, e sulle potenzialità ed il ruolo sociale di quei giovani sino-italiani che, come lei, hanno il compito di gestirli. Oggi Lifang Dong è a capo dello studio legale Dong & Partners Law Firm, rivolto soprattutto alle imprese italiane e straniere orientate all’internazionalizzazione, ed alle imprese cinesi interessate ad investimenti in Cina; è docente nelle università di vari paesi, scrive libri, interviene a seminari e convegni.

associna 1. convegno Roma 10 ottobre con Lifang Dong
L’avvocato Lifang Dong e l’antropologo Silvio Marconi son intervenuti al workshop promosso da Associna sul tema del mercato del lavoro per i giovani italo cinesi. Il dibattito si è concentrato sul ruolo delle seconde generazioni in Italia nella società e nel settore degli investimenti economici. Ad introdurre l’incontro è stato il presidente di Associna Marco Wong.

Risultati professionali che non possono prescindere da quella che resta l’istituzione portante della cultura cinese – la famiglia – come spiega lei stessa: “la famiglia insegna valori quali l’onestà, la sincerità e l’altruismo. Offre gli strumenti fondamentali per delineare la propria identità e per acquisire un ruolo nella società: la formazione ed il percorso di studi, in particolare all’estero, per imparare più lingue e aprirsi a nuove opportunità ed esperienze pratiche. Il lavoro è frutto dell’applicazione delle conoscenze così acquisite”. Da qui, prosegue Lifang Dong, “ogni lavoro ha bisogno dell’altro. Tutti devono mostrare il proprio impegno: i giovani della comunità italo-cinese hanno un senso del dovere verso i genitori che impone loro di cercare di non tradirne le aspettative, dopo gli sforzi compiuti finalizzati alla costruzione di un futuro in Italia per i figli”.Unendo il meglio delle due culture, italiana e cinese, i giovani di seconda generazione fungono da ponte per gli interscambi commerciali, linguistici, culturali, artistici, giudiziari. “L’azione di consulenza e negoziazione in operazioni economiche ci permette di prestarci ad anello di congiunzione tra mondi diversi ma dalla possibile convivenza, nelle vesti al tempo stesso di avvocato, arbitro tra esigenze diverse, mediatore culturale, psicologo e psicanalista. La strada è quella della multiculturalità, ed il dialogo e lo scambio tra comunità possono essere costruttivi e cambiare questa società.”

Al workshop ha avuto spazio anche l’intervento dell’antropologo Silvio Marconi, che ha sollecitato l’impegno dei giovani italo-cinesi delle seconde generazioni per la valorizzazione degli aspetti immateriali di oggetti e servizi del proprio patrimonio di risorse. “Per un’impresa e un professionista le competenze non possono restare circoscritte. Devono estendersi alle forme di comunicazione non linguistica, alla conoscenza delle lingue, alle differenze di storia e cultura tra comunità, alle sfaccettature dei ruoli di mediazione”. Nell’ambito degli investimenti commerciali, essere esperti non basta: “Cina ed Italia devono imparare a saper vendere non solo i prodotti, ma anche il rispettivo bagaglio di tradizioni e valori che vi sono racchiusi”. Per la Cina, questo imperativo va applicato a prodotti come il riso, la seta, la giadeite, il the, diventati oggetto d’imitazione da parte di altri popoli e paesi. La concorrenza spietata, l’abbassamento dei costi di manodopera e dei prezzi, e la crescita di importazioni estere hanno portato a saturazione molte sfere del mercato, svilendo la tipicità e la qualità di questi prodotti.

Non i solo i commercianti cinesi, tuttavia: anche ingegneri, architetti, avvocati, medici, professionisti nel campo dell’omeopatia, della psicologia e della cura delle malattie psicosomatiche, e della ginnastica per anziani, sono chiamati a valorizzare la storia millenaria del proprio Paese, “a mettere la Cina in ogni servizio e attività” ha concluso Marconi. In gioco ci sono ricadute di ogni tipo – economiche, morali, etiche, d’immagine, di status, di rapporti tra paesi – che veicolano e rafforzano l’identità individuale e collettiva.

Clara Agostini(13 ottobre 2015)

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