L’imprenditrice Reyna Castro: l’integrazione è conoscenza reciproca e responsabilità

Foto: Fondazione Mondo Digitale
Al centro Reyna Terrones Castro con altre partecipanti Foto: Fondazione Mondo Digitale

“All’immigrato parlo delle belle cose dell’Italia, ma anche delle sofferenze, della guerra che ha superato. È importante far capire che anche questo è un paese con alti e bassi, non è tutto rose e fiori. Conoscere il modo di vivere, il folclore, la storia di un paese ti rende partecipe, ti permette di amare il paese che ti accoglie. È importantissimo per evitare conflitti e terrorismi, che si verificano quando le persone che arrivano non colgono l’umanità che li circonda”, Reyna Terrones Castro ha le idee molto chiare su quale sia la ricetta perfetta per l’integrazione, d’altronde l’ha vissuta sulla sua pelle.

Vent’anni fa è arrivata in Italia dal Perù con una bambina piccola e le difficoltà di chi ricomincia da zero in un paese straniero. Oggi dirige la cooperativa Queens Servizi, fa parte del Consiglio Nazionale di Confcooperative ed è presidente dell’Associazione Nuovi Europei, che aiuta persone in difficoltà, straniere o anche italiane, a trovare lavoro. “Il nome deriva dal fatto che un cittadino immigrato diventa europeo, ma resta sempre nuovo”, precisa.

Bastano pochi minuti per capire che curiosità, tenacia e determinazione sono le sue armi vincenti. Venerdì 4 dicembre ha seguito la formazione con lo staff di Facebook Italia in occasione dell’evento L’impresa etnica diventa social presso la Fondazione Mondo Digitale: “Quando si fanno tante cose, bisogna sempre imparare un po’ di più per delegare meno agli altri. E poi il digitale ormai tocca tutti gli aspetti della nostra giornata, non è importante solo per comunicare ma anche per informarsi e aiuta molto soprattutto chi vive nelle periferie”.

La tecnologia connette e tutte le attività di Reyna hanno questo scopo: “Come esseri umani abbiamo la necessità di conoscerci, di essere in contatto senza fermarci alle apparenze della nazionalità, del colore della pelle, dell’orientamento sessuale, di come siamo vestiti. Anche se proveniamo da 20 o 30 paesi differenti quando siamo seduti intorno a un tavolo e cominciamo a discutere come persone, ci accorgiamo che abbiamo tre esigenze fondamentali e uguali per tutti: amare ed essere amati, avere un lavoro, essere in salute”. Tutto il resto conta poco per l’imprenditrice peruviana.

Con l’associazione Nuovi Europei porta avanti la sua idea di integrazione che è fatta di dialogo e responsabilità: “A me l’Italia ha dato una seconda possibilità, vuol dire che la mia vita è cominciata quando sono arrivata qui a 29 anni, sono rinata. Amo il mio paese e cerco di aiutarlo, ma la mia vita è questa e io mi faccio carico delle cose positive e negative dell’Italia, e per quello che posso voglio contribuire in tutto”.

“Per integrarsi nel paese di destinazione è necessario lasciarsi coinvolgere, anche se si è lontani da casa per una scelta dolorosa”, continua Reyna e conlcude: “L’integrazione in Italia è ancora molto scarsa: l’idea di accumulare una somma di denaro per tornare a casa è sbagliata. Alcuni migranti sono qui per lavorare e si dimenticano di vivere”.

Rosy D’Elia

(9 dicembre 2015)

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