“La nostra posizione geografica ci pone al centro del rapporto tra Europa ed Africa”, ha esordito Paolo Gentiloni, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale nell’incontro “Migrazioni e relazioni internazionali. L’Agenda Italia-Africa” organizzato dal Centro Piemontese di Studi Africani in collaborazione con l’Istituto Affari Internazionali (Iai)svoltosi il 12 gennaio 2016 alla Farnesina. Il ministro ha posto al centro il tema delle migrazioni nel più ampio contesto dell’agenda Italia-Africa. e ha accostato il trattato di Schengen e quello di Dublino, e ribadito come quest’ultimo “sia di fatto limitante rispetto alla libertà di circolazione delle persone. Questi due trattati sono pertanto inconciliabili”. Ha prospettato poi quella che sembrerebbe essere la vera sfida posta dal fenomeno migratorio “affrontare insieme un problema che non si può pensare di risolvere definitivamente, bensì di gestire. E che è anche una preziosa opportunità di collaborazione dei 28 paesi dell’UE”. Occasione condivisa da Luigi Manconi, presidente commissione diritti umani del Senato che aggiunge “l’alternativa al disastro dell’Unione Europea è una sola: la capacità di governo del fenomeno migratorio”.
“D’altrone il termine emergenza è inappropriato per discutere di migrazioni perché sottintende una fine per tale situazione, mentre si tratta di avvenimenti di lunga durata”, ha sottolineato Pietro Marcenaro, presidente del Centro piemontese di studi africani. “L’urgenza è innegabile, in un incontro a Dakar riflettevamo su come sembra che gli unici ad accorgersi del valore umano dei migranti siano i trafficanti”.
Un’altra esigenza sottolineata dal ministro Gentiloni riguarda “la necessità di stabilire criteri condivisi in base ai quali identificare i paesi sicuri e quelli che non lo sono”. Nella prima sessione di lavori del convegno il giornalista del Sole24ore Alberto Negri ha ripreso questo punto “è molto complesso stabilire se un paese sia o meno pericoloso. Volendo può essere un criterio soggettivo. Basti pensare che la CNN non spende più 1 milione di dollari per la sicurezza dei suoi reporter sul posto. I grandi media si stanno ritirando da molte zone del Medio Oriente e dell’Africa. I servizi sul posto sono realizzati soprattutto da giornalisti freelance.”
Sull’attualità raccontata dei media ha focalizzato l’intervento di Gianni Bonvicini, dell’Istituto affari internazionali: “i recenti fatti di cronaca hanno palesato tre elementi fondamentali:
- i confini nell’UE sono stati messi in discussione
- si sono creati dei sottogruppi informali di paesi, come il core group del Centro Europa;
- si è riproposta la pericolosa equazione migrazione – terrorismo.
L’economista Mario Deaglio ha proposto una soluzione transnazionale “bisognerebbe aver per i migranti un organismo equivalente alla Banca Centrale Europea” che abbia poteri sovranazionali e possa dettare gli indirizzi da seguire. Punto centrale per il superamento del problema è “accettare e non dimenticare che i migranti fanno parte di comunità ed hanno allo stesso tempo un’identità personale”.
Pragmatico è stato l’intervento di Lia Quartapelle, deputata della commissione esteri della Camera dei deputati. “E’ fondamentale capire che le motivazioni delle migrazioni sono diverse tra le varie aree del continente africano e diventano sintomo di contraddizioni vissute dal continente africano stesso”. A Laura Frigenti, Direttrice della nuova Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, spetta l’impegno di organizzare l’agenzia e con i suoi collaboratori avviarne l’attività. L’Agenzia, in collaborazione con il Ministero, ha il compito di garantire l’efficacia della Cooperazione Italiana che, “nella recente legge di stabilità, ha visto aumentate notevolmente le risorse disponibili”.
Piera Francesca Mastantuono
(14 gennaio 2015)
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