Il cricket in Italia e l’appello a Roma

Gli_Azzurri_di_Cricket_Italia, campione d'Europa T2
Gli_Azzurri_di_Cricket_Italia, campione d’Europa T2
Il cricket è uno sport vivo, che non ha più nel Lazio e a Roma la sua culla e che un po’ infastidisce gli italiani, perché anticipa i tempi. É questo il quadro che delinea il presidente della Federazione Italiana Cricket, Simone Gambino, parlando dello sport anglosassone per eccellenza che nasce tra il XIV ed il XV secolo nel sud dell’Inghilterra. Uno sport che, oggi, ci racconta un’Italia che cambia. Gambino lancia anche una sfida a Roma, in vista della prima giornata nazionale di cricket per profughi e rifugiati che si terrà ad aprile.Il cricket in Italia ha acquistato vigore negli anni 60, a Roma con la creazione di un campo nella Villa Doria Pamphili, a Milano con la nascita del Milan Cricket Club. É solo con la nascita della Associazione Italiana Cricket, il 26 novembre 1980, che il gioco ha cominciato ad essere praticato in modo regolare e continuativo. Nel 1997 l’Associazione Italiana Cricket viene ammessa al CONI, diventando Federazione Cricket Italiana. Si sancisce e formalizza così la realtà del cricket nel nostro paese.

Oggi si stima siano 50mila le persone che praticano questo sport a livello amatoriale. Secondo i dati della federazione i tesserati sono oltre 9000. Un terzo di questi – circa 3000 – militano in un campionato di cricket riconosciuto a livello agonistico. Gli altri 6000 tesserati sono studenti. É attraverso il “Progetto Promozione e Sviluppo” che il cricket viene promosso e praticato nelle scuole italiane. Sono 70 gli istituti che aderiscono.

Numeri in crescita quelli del cricket in Italia. Se nel 1992 erano appena 193 i tesserati, nel 2015 sono stati 9700. Il numero di squadre più alto, appartenenti al campionato, si registra in Lombardia. Nel 2015 erano 11. Seguiva il Lazio con 9, l’Emilia Romagna con 7 e il Veneto con 5. Ricchezza e densità di popolazione migrante sono le ragioni di questa concentrazione in alcune regioni piuttosto che in altre, secondo Gambino. “Non a caso, una regione ricca come la Lombardia ha il numero più alto di squadre.  E la città italiana del cricket risulta Brescia”.Esiste anche una nazionale italiana di cricket, quinta in Europa e al 25° posto nel ranking mondiale, dove  da anni domina l’Australia. A far parte della nazionale “sono per il 60% gli aire (anagrafe italiani residenti all’estero) – ci dice Gambino – per il 40% migranti, nuovi arrivati”. Alla domanda “gli italiani amano questo sport” Gambino risponde “gli italiani subiscono il cricket”. Il motivo? “Il cricket fotografa un’Italia che verrà. Un’Italia che ha un altro passo. L’esempio è lo ius soli – acquisizione della cittadinanza per effetto dell’esser nato in quel paese- introdotto già nel cricket nel 2003, mentre in Italia se ne sta ancora parlando”.Intanto mentre “veniamo subissati da richieste dei centri di accoglienza – afferma Gambino – che ci invitato ad organizzare partite di cricket nelle loro aree” la federazione ha lanciato la prima giornata nazionale del cricket per i profughi e i rifugiati. Prevista per il 2 e 3 aprile 2016 hanno già aderito Bologna, Torino, Rovigo, Palermo e altre città. L’iniziativa guadagna consensi giorno per giorno. “Da Roma non è arrivata ancora nessuna richiesta”. Magari qualcuno coglierà l’occasione per far ricordare gli antichi fasti di quella che all’inizio fu “la culla del cricket” in Italia. Roma del cricket se ci sei batti un colpo.

Fabio Bellumore(14 gennaio 2016)

LEGGI ANCHECricket a Villa Pamphili: il tempio sportivo informale della Roma multiculturaleQuando il cricket non è solo uno sportL’integrazione va in scena al “parco dei poveri”