Piuculture: l’italiano nelle scuole a partire dai più piccoli

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Piuculture e l’impegno nelle scuole primarie

L’anno scolastico di Piuculture negli istituti del municipio II è cominciato con una nuova sfida: “Per la prima volta abbiamo deciso di supportare anche i bambini di prima elementare”, dice Daniela Sansonetti, referente dei corsi di italiano L2 nelle scuole primarie. “Apparentemente i più piccoli cominciano tutti dallo stesso livello: devono imparare a leggere e scrivere, ma tra italiani e stranieri il punto di partenza non è lo stesso. Soprattutto quando i bambini italiani sono già stati stimolati alla lettura e alla scrittura fin dall’asilo”.

Ma le volontarie di Piuculture guardano già al passo successivo: “Sia come associazione che con la Rete Scuole Migranti stiamo tentando di formalizzare anche il nostro rapporto con l’Ufficio Scolastico Regionale. Si parla tanto dei minori non accompagnati, ma ci sarebbe bisogno di un maggior coordinamento anche per quanto riguarda gli interventi a favore dei figli di migranti, che subiscono una migrazione forzata. Dopo gli scandali di Buzzi e Carminati c’è una maggiore chiusura da parte dell’amministrazione, ma per alcuni interventi abbiamo bisogno necessariamente delle istituzioni”, aggiunge la referente.

Dei 120 ragazzi seguiti dalle volontarie dell’associazione, la metà frequenta la scuola primaria. “Abbiamo la percezione che ci siano molti più ricongiungimenti familiari nell’ultimo periodo”, una sensazione confermata anche dagli ultimi dati diffusi dalla Fondazione ISMU, secondo la quale il 40% degli ingressi del 2014 sono riconducibili ai ricongiungimenti familiari.

“Ma abbiamo notato anche che i genitori spesso mandano i bambini dai nonni nei paesi d’origine, anche se sono nati a Roma. E poi li fanno tornare in età scolare per permettere loro di acquisire la cittadinanza”, spiega la volontaria. Frequentare un ciclo di studi in Italia, infatti, è uno dei requisiti per acquisire diritti e doveri pari agli italiani secondo la nuova legge.

La maggior parte dei ragazzini provengono dalle Filippine e dalla Romania, ma tra i banchi ci sono anche tanti alunni sudamericani o cinesi. Ogni bambino ha una storia e una difficoltà a sé, e c’è bisogno di un buon numero di volontari impegnati in ogni corso per stabilire una comunicazione che dia la giusta fiducia ad ognuno.

“Con le ragazze volontarie stiamo facendo un buon lavoro, con i più piccoli siamo partiti dall’alfabeto. All’inizio è stato un po’ complicato far capire loro perché ci ritroviamo tutti insieme fuori dall’aula, adesso quando finisce l lezione ci chiedono: già dobbiamo andare via?”, dice la referente.

Ma non sempre è semplice avere subito dei risultati: “Abbiamo un alunno cinese di 8 anni, in classe è un po’ abbandonato a sé stesso perché non riesce a seguire e abbiamo scoperto che appena torna da scuola va a lavorare al ristorante dei suoi genitori. In questi casi la situazione è delicata”.

E se alcune famiglie restano impenetrabili, nelle scuole qualcosa si muove. “Abbiamo notato che con la nascita degli Istituti Comprensivi si sono diffuse le buone pratiche: i presidi sanno che possono chiedere aiuto alle associazioni e lo fanno. Piuculture ha avuto richieste da vari dirigenti, ad esempio di recente abbiamo attivato un altro corso anche alla scuola Fratelli Bandiera”, conclude Daniela Sansonetti.

Rosy D’Elia

(5 gennaio 2016)

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