Oltre i limiti lo sport che unisce: spazio alle donne e integrazione

Rita Visini, Xavier Jacobelli, Fiona May, Silvia Costa relatori a "oltre i limiti lo sport che unisce"
A “Oltre i limiti lo sport che unisce” Rita Visini, Xavier Jacobelli, Fiona May, Silvia Costa

Oltre i limiti lo sport che unisce è l’iniziativa organizzata dall’ufficio d’informazione del Parlamento Europeo in Italia in collaborazione con il dipartimento Affari regionali, Autonomie e Sport della Presidenza del Consiglio e con la regione Lazio. L’evento é stato aperto  lunedì 11 marzo dai saluti di rito di Claudio Panella e Claudio Manna di Porta Futuro. L’incontro moderato da Xavier Jacobelli del CorrieredelloSport.it e Tuttosport.com ha visto alternarsi sul palco, politici, associazioni, sportivi che hanno raccontato le buone pratiche relative allo sport visto come strumento di inclusione sociale e di lotta all’emarginazione.

Silvia Costa, presidente della commissione per la Cultura e il’Istruzione del Parlamento Europeo, auspica “la trasparenza e la non opacità nella governance dello sport dove a fronte di tante sportive che vincono non ci sono altrettante donne inserite in organismi quali il CONI”. Dopo aver valutato positivamente l’applicazione dello ius soli ai minori stranieri che praticano discipline sportive, ha posto l’accento sulla necessità che i modelli positivi che possono arrivare all’immaginario dei giovani dallo sport per quel che riguarda lo stile di vita, l’inclusione e contro l’indifferenza, vengano reclamizzati in questa Europa che si sta avvitando su se stessa”Rita Visini, assessore alle Politiche sociali, Sport e Sicurezza della regione Lazio, ha annunciato che la regione ha riaperto il bando, finanziato da fondi europei, destinato ai comuni per dare la possibilità ai giovani svantaggiati di praticare sport tutto l’anno.

A "Oltre i limiti lo sport" Fiona May e Maurizia Cacciatori
A “Oltre i limiti lo sport” Fiona May e Maurizia Cacciatori

Molte le atlete presenti a partire dalle campionesse di fama internazionale Fiona May e Maurizia Cacciatori, alle promesse Maria Benedicta Chigbolu e Raphaela Lukudo che indossano la tuta con il logo dell’esercito e sono riuscite a far diventare la propria passione per lo sport,  il loro lavoro. Mentre Sara Cipriani, atleta italiana di origine somala racconta le discriminazioni subite come straniera e come donna,  per la scelta di praticare Taekwondo, attività sportiva considerata maschile. Ostacoli li ha incontrati anche Katia Serra ex giocatrice di calcio che ha esordito a 13 anni con le adulte perché nelle giovanili non esistevano squadre femminili o miste. Si definisce “una sopravvisuta”e oggi, nota voce di RaiSport, rivendica i idiritti negati, alle donne che fanno sport, a partire dalla maternità.Difficoltá ne ha superate Ada Ammirata, non vedente appassionata di sport  da sempre, che pratica il baseball, giocato con una speciale pallina, con gli  All Blinds. “Uno sport di inclusione, di integrazione con chi non ha disabilità” spiega Ada “dove donne e uomini giocano insieme, un gioco individuale e di squadra” e infatti il baseball per non vedenti, ha un campionato ad hoc a otto squadre e presto questa esperienza verrà esportata negli Stati Uniti, patria del  baseball.

Fiona May impegnata  nella commissione per l’Integrazione della Federcalcio si batte affinché si parli alle nuove generazioni usando il loro linguaggio “dar voce ai giovani e comunicare con le ragazze per sconfiggere razzismo e violenza nello sport. Inoltre dobbiamo impegnarci a portare le donne anche ai vertici delle rappresentanze” un tema condiviso da molti interventi a partire da quello di Cecilia d’Angelo dirigente del CONI.

A dare una risposta al problema della mancanza di donne in posizione dirigenziali pensa  Francesco Tufarelli, coordinatore dell’ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio, “si sta lavorando per introdurre quote di genere temporanee – così come si è fatto per le aziende pubbliche – che garantiscano alle donne posizioni di vertice, in quanto la Corte Costituzionale dice che non si possono adottare quote in modo permanente”

In attesa che le cose cambino, le ragazze scendono in campo con CIAO onlus che nel suo centro di accoglienza e orientamento insegna l’italiano agli stranieri e ha una squadra, la Resto del mondo, dove giocano ragazzi di trenta nazioni. “Quando sono entrata nella squadra, allora solo maschile, con giovani di religioni diverse qualche ragazzo musulmano se n’é andato” racconta Monica Rosiak “altri non ci passavano la palla. La svolta é stata cambiare le regole del gioco: potevano segnare solo le donne. E dopo aver iniziato a passarci il pallone hanno cominciato a vederci in maniera diversa fino ad arrivare a farci gli auguri per la festa della donna”. Squadra di diverse nazionalità anche quella con la maglia Liberi Nantes che attraverso l’omonima associazione dà la possibilità ai migranti forzati di fare sport. “La squadra di 11 stranieri, quando non potrebbero essercene piú di due, gioca il campionato di terza categoria, scavalcando una norma anacronistica nel dilettantismo, dove sono sempre di più le squadre di migranti costituite con scopi sociali” spiega il presidente Alberto Urbinati “e lo spazio di gioco diventa luogo di incontro. Anche per questo ci siamo impegnati con i ragazzi al recupero del campo XXV aprile a Pietralata che ora è riomologato per le partite di campionato”.

L’evento Oltre i limiti lo sport che unisce è stata l’occasione per rendere note e diffondere le buone pratiche realizzate nel mondo dello sport da associazioni e istituzioni per facilitare  l’integrazione, la tolleranza e la conoscenza tra persone diverse per  genere e cultura, l’auspicio è che le esperienze positive presentate abbiano l’opportunità di moltiplicarsi sul territorio.

Nicoletta del Pesco

(14 marzo 2016)

Leggi anche:

Ashley, la regina africana delle nevi

#FinallyHome:Liberi Nantes torna a casa

Lo sport si apre agli stranieri: approvato lo ius soli sportivo

Per non correre da soli: touch rugby con Liberi Nantes