Cornelius Mulenga è studente di Filosofia presso l’Università Pontificia Sant’Anselmo di Roma.
Cornelius, parlare di stereotipi significa etichettare le persone senza conoscerle. Secondo te, perché ci sono gli stereotipi?
Perché l’essere umano è sempre ignorante verso qualcosa. Infatti, coloro che mettono in atto stereotipi sono persone chiuse: hanno poche esperienze con altre culture, non hanno il senso della multiculturalità o hanno viaggiato poco.
Nella tua esperienza qui in Italia, sei stato oggetto di stereotipi?
Si, quando ero ricoverato all’ospedale di Milano. Una signora italiana mi ha chiesto se nel mio paese ci fossero le medicine. Secondo lei, in Africa non ci sono ospedali perché in TV vede solo persone malate e affamate. Un altro caso l’ho vissuto qui a Roma, sull’autobus 310. I controllori dell’Atac sono entrati, hanno sorpassato tutti, e mi hanno chiesto il biglietto. E quando gli ho consegnato l’abbonamento annuale, sono rimasti sorpresi. Fortunatamente, non tutti gli africani vanno in giro senza abbonamento e documenti. Sono venuto per studiare, ho i documenti in regola, e preferisco avere l’abbonamento per muovermi in città.
Partendo dal presupposto che non esistono soltanto gli stereotipi verso gli africani, hai mai etichettato qualcuno?
Onestamente non mi ricordo. Difficilmente giudico in base alla prima impressione, poiché ho interagito con diverse persone e culture.
Che consiglio lasci ai giovani italiani e stranieri?
Per chi non può permettersi di viaggiare, il mio consiglio è quello di frequentare le scuole di lingue, questo sicuramente aiuta nella comunicazione e apre la mente. Anche nel tempo libero si può trovare l’occasione per entrare in contatto con culture diverse attraverso la musica, la danza, ad esempio frequentando scuole di ballo, conoscere e provare l’emozione delle altre culture è un metodo valido per capire gli altri. Le lingue per comunicare con la bocca, e i balli per comunicare con la mente.
Josefa Trindade( 4 Marzo 2016)
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