“Avere una doppia cultura è una ricchezza”, soprattutto se sono così diverse come quelle avute da Nibir, bangladese in Italia da 13 anni. Si è adattato alla cultura occidentale ma non ha perso quella orientale e vive un conflitto: “dov’è casa mia? Non sono 100% italiano né mi sento così, ma neppure bangladese”. Lui, come tanti, si definisce un cittadino del mondo.
Nibir ha 26 anni ed è figlio unico, ha visto il papà lasciarlo con la mamma in Bangladesh quando aveva soltanto 7 mesi di vita per andare in Italia per dare una vita migliore ai suoi familiari. “È una scelta che lui ha dovuto fare per me, per la mia famiglia, per darci un futuro migliore”, racconta.
Emozionato, Nibir narra la storia che la mamma gli ha raccontato del giorno della partenza del papà. In aeroporto il papà stava per partire ma lui non voleva lasciarlo e teneva il suo dito col piccolo palmo e piangeva, “quando ripenso a quella situazione ora, capisco il quanto ha sofferto mio padre in quel momento, ma ahimè non aveva scelta”.
Da quel giorno Nibir ha rivisto il padre solo all’età di 5 anni e racconta il ricordo di quel giorno come se fosse ieri: “Aspettavo qualcuno molto rigido, di solito i padri sono così, no? Invece no, è arrivato e mi ha preso la mano e mi ha detto “ciao” in italiano. Sembra buffo, ma capii il significato: un saluto, una dolce carezza. E subito diventammo amici, non c’era bisogno di aggiungere altro. I 5 anni di lontananza sparirono in un attimo, soltanto con quel gesto. E ancora adesso, io e mio padre siamo molto amici, e spero di aver acquistato un minimo della sua dolcezza e della sua gentilezza”.
Ma è solo alcuni anni dopo, all’età di 13 anni, che Nibir ha raggiunto il padre insieme alla madre. Finalmente la famiglia è riunita, grazie al permesso di soggiorno familiare.
Arrivato nel mese di luglio, è entrato subito a scuola, alle medie. Non capiva nulla di italiano e quindi considera il primo anno in Italia un disastro. Oltre al fatto di non parlare la lingua si sentiva bloccato, perché non riusciva a fare delle amicizie, per la lingua e per le differenze culturali. Nonostante le medie, Nibir considera i superiori gli anni più belli della sua vita. È stato li che ha fatto delle amicizie vere con colleghi e anche professori, che l’hanno reso la persona che è oggi.
Anche se è venuto in Italia con il permesso di soggiorno, la sua preoccupazione era trovare un lavoro per poter rimanere in Italia al compimento dei 18 anni. Ma per fortuna prima di quell’età è riuscito a prendere la Carta di soggiorno insieme alla mamma.
La multiculturalità è così evidente in Nibir, che è anche fidanzato con una ragazza peruviana. Non gli dispiacerebbe fare la scelta che un giorno ha fatto suo padre, quella di vivere in un altro paese. Ora non può ancora farlo, studia Ingegneria Spaziale all’Università, ma quando può cerca di viaggiare: “nel viaggio si impara tanto e si conosce molto del mondo”.
Il futuro non è molto preciso. Certo è che sogna di trovare un buon lavoro e mettere su famiglia, ma andrà dove il cuore lo porterà, non importa dove.
Carla Guanais
(31 maggio 2016)
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