Ghiath è un ragazzo curdo, proveniente dalla Siria. La storia del suo arrivo in Italia è degna di un romanzo. Ha conosciuto la sua futura moglie lavorando insieme nel campo dell’archeologia, quando laureato all’università di Aleppo, si occupava degli scavi per la Missione archeologica italiana. Dopo essersi sposati, vista la situazione instabile nel paese hanno deciso di trasferirsi in Italia.
Ma Ghiath non aveva alcuna cittadinanza. Così, l’assenza del passaporto e l’impossibilità di averne uno sembravano un ostacolo insuperabile: era necessario acquisire la cittadinanza siriana per poter lasciare il paese. Dopo esserci riuscito, Ghiath ha intrapreso un viaggio in Libano e da lì ha potuto riunirsi con la moglie.
Vivere la società italiana
Adesso Ghiath si sente inserito nel suo nuovo mondo: vive in Italia da più di tre anni, lavora presso un’agenzia di web marketing e collabora con un’associazione culturale che si occupa di visite didattiche in lingua araba.
Non ha trovato difficoltà a inserirsi nella sua nuova famiglia italiana tradizionale e non si sente discriminato in Italia: “Per me due culture sono un’opportunità. Se c’è rapporto e dialogo fra persone di nazionalità diverse, tutto il resto diventa molto facile”, sostiene.
Far parte della società italiana significa per lui conoscere la cultura, la storia e avere buoni rapporti con chi ti sta attorno, con i colleghi, i vicini di casa e gli amici. “Se abbiamo gli stessi interessi, possiamo prendere un caffè o passare del tempo insieme, nonostante le differenze culturali. Per me l’integrazione è accettare il posto in cui vivo, far parte della società nella quale mi trovo” racconta Ghiath. “Fra appartenenza e integrazione scelgo l’integrazione, perché sono dell’idea che vivere in un posto significa vivere la cultura di quel luogo”.
La burocrazia, di solito, è un fardello per gli immigrati, ma Ghiath, avendo passato i cerchi dell’inferno burocratico siriano, è pronto ad affrontare anche quella italiana. “In Siria la burocrazia è molto presente e forte. Conosco bene la routine dei uffici italiani: la vedo difficile, ma ho pazienza, perché nel mio paese d’origine ho visto di peggio”.
La cittadinanza italiana è un’opportunità in più
Ghiath conserva la sua cittadinanza siriana ma vede nell’acquisizione di quella italiana una ulteriore opportunità. “Non sono ancora un cittadino italiano. Ma penso che questo sarà un’opportunità per me. Vorrei acquisire la cittadinanza per partecipare alle decisioni politiche del paese. La cittadinanza rappresenta l’identità, la cultura nuova a cui appartengo adesso”.
Lasciando alle spalle una guerra, Ghiath riflette sui conflitti religiosi nella sua patria. La loro soluzione la vede nel trovare una nuova interpretazione delle civiltà diverse: “La strada per la risoluzione di questi conflitti è nell’interpretazione più moderna delle culture del luogo, nel cercare di aprirsi alle diverse culture di chi sta attorno. Una volta che ci conosciamo, si crea un rapporto, un dialogo, e la strada per risolvere i problemi è in discesa”.
Ghiath fa parte di quello strato di immigrati che portano in Italia nuovi punti di vista, potenzialità è opportunità di dialogo multiculturale e interreligioso. Sta a noi saperli sfruttare al meglio.
Marianna Soronevych
(15 giugno 2016)
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