“Questo è lo studio del Presidente della Repubblica: qui riceve i Capi di Stato degli altri Paesi e svolge le consultazioni con i segretari di partito per formare il governo”: qualche studente di Scuolemigranti è perplesso e stupito allo stesso tempo di fronte alle parole dell’insegnante e alla bellezza della stanza. Studio, ossia il luogo in cui si studia, si lavora, si pensa, si legge: è una delle parole di uso comune inserite nel glossario a disposizione degli studenti che la Rete Scuolemigranti ha elaborato per prepararli a visitare il Quirinale.Ogni mese 30 migranti hanno l’opportunità di visitare il Quirinale, scoprire la storia del nostro Paese, conoscere la Costituzione, ammirare la bellezza del luogo.Un compito difficile, ma reso possibile da un progetto didattico: l’attenzione deve ricadere su un oggetto-simbolo, qualcosa di particolare e unico presente in una delle stanze e poi dall’uso di alcuni concetti chiave che servono a spiegare cosa accade o cosa accadeva esattamente in quei luoghi.C’è chi timidamente rimane sulla soglia ad osservare con un po’ di timore questi spazi, chi indica alle pareti gli arazzi, pronunciando con una sicurezza disarmante una delle parole più difficili. “Vengo dallo Yemen, sono qui da un anno e vorrei iscrivermi all’università, alla facoltà di economia”, mi dice timidamente una ragazza utilizzando un ottimo italiano. C’è chi lavora a Roma già da un anno, parla un inglese perfetto e si muove con sufficiente disinvoltura nella storia italiana: “prima c’era il Re. Poi avete votato per avere la Repubblica, giusto?” chiede con naturalezza una ragazza brasiliana in Italia da un anno, che da settembre impara l’italiano in una delle scuole della Rete. Nei giardini l’attenzione si sofferma sulla meridiana: una parola difficile, un concetto difficile. Alcune ragazze guardano quest’oggetto dubbiose e incredule: è un orologio ma non lo sembra. E allora si comincia a spiegare con parole diverse, più accessibili, a mimare le luci e le ombre: c’è chi prende appunti, chi minuziosamente scrive lettera per lettera su un quaderno pieno di note, chi, accanto alle parole, segna la pronuncia.Ma lo stupore di fronte alle parole nuove e ai luoghi meravigliosi lascia il posto a un silenzio quasi reverenziale: intorno alla teca che custodisce una copia della Costituzione si radunano tutti con una timidezza inedita. E mentre l’insegnante spiega loro perché è così importante, cosa significa che l’Italia sia una Repubblica fondata sul lavoro, che la presenza degli stranieri è resa possibile dall’articolo 10, tutti sono in ascolto. Non c’è più traccia dei volti sorpresi ad osservare lampadari, arazzi e scale: al loro posto c’è la consapevolezza di essere di fronte a qualcosa di importante, di reale, di concreto, a qualcosa che li riguarda da vicino. E così si comincia a parlare di lavoro, dell’articolo 4, dei diritti inviolabili, di uguaglianza: domande, dubbi e la curiosità di sapere ogni cosa sui diritti e i doveri.
Elisa Carrara(7 dicembre 2016)
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