Via Del Frantoio: il Comune risponde sull’accoglienza

La struttura della Croce Rossa a Tiburtino Terzo III per l'accoglienza dei migranti in transito
Foto di Adamo Banelli

Il Presidio Umanitario di Via del Frantoio gestito da CRI Roma continuerà fino a giugno 2017, la notizia è di oggi, 5 dicembre 2016, ed è stata data dal Direttore del Dipartimento alle Politiche Sociali del Comune di Roma nell’incontro con una delegazione della Croce Rossa di Roma.

La settimana scorsa Giorgio De Acutis responsabile del centro Croce Rossa di Via Del Frantoio, si era espresso così sui rapporti con l’amministrazione comunale “È la prima volta che mi capita che un assessore non risponda. È una situazione senza precedenti, non so cosa pensare, né in via ufficiale, né in via ufficiosa Il 31 dicembre 2016 scade il protocollo di intesa che Croce Rossa ha firmato con il comune di Roma per la gestione del centro nel quartiere Tiburtino III”.

Il 49 per cento dei costi è coperto da Croce rossa e il 51 per cento dal Comune, ma “sono soldi della prefettura che, sappiamo per vie informali, ha già dato la disponibilità a continuare. Come emerso dalla assemblea pubblica straordinaria sul Baobab al Campidoglio, posso testimoniare che tutte le forze politiche, da SEL a Fratelli d’Italia, sono d’accordo sul fatto di accogliere i migranti in una struttura, chi per questioni di sicurezza chi per solidarietà”.

Nel frattempo Francesca Del Bello, presidente del Municipio II, in una nota pubblicata su Facebook il 30 novembre scrive: “Siamo preoccupati, continuiamo la ricerca di locali adatti e rinnoviamo la nostra disponibilità a fare l’infopoint a Stazione Tiburtina. Invitiamo però l’Amministrazione Centrale a prendere possesso degli spazi che Ferrovie Italiane mette a disposizione di Roma Capitale e a individuare nuovi posti per chi arriva a Roma”.

A pochissimi giorni dalla scadenza, il silenzio su Via del Frantoio è assoluto. Nessun appuntamento, nessuna indiscrezione, nessun indizio. E pare che nel clima di totale incertezza, nelle ultime ore, più di 70 persone siano state spostate in altri centri gestiti dalla prefettura per lasciare spazio a 90 persone in arrivo. “Noi il 31 dicembre chiudiamo il nostro servizio al presidio umanitario. Abbiamo la certezza che il Comune provvederà a trovare sistemazione alle 100 persone che ora sono nel centro, non ci sarà neanche da discuterne. E dal primo gennaio torneremo su strada con i nostri volontari a fare assistenza sanitaria, quel poco che potremo fare”.

Una previsione che lascia trasparire una visione poco ottimistica rispetto al futuro di Via del Frantoio. “Questo stallo aggiunge incertezza a un situazione già difficile di operatori e migranti, sembra un ultimatum, almeno il Comune desse notizia di una proroga”, commenta Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia. Insieme a Medici Senza Frontiere, A buon diritto, UNHCR, è tra le organizzazioni che hanno fatto fronte comune. Chiedevano un incontro con il Comune, ma anche per loro non c’è stata “nessuna risposta a conferma che rispondere a chi interroga sui diritti umani non è un dovere”, continua Noury.

“Interrompere gli arrivi mi sembra la priorità della giunta Raggi, non so se questo sia negare l’ingresso. Non rispondere alle organizzazioni umanitarie è segno evidente di una mancanza di dialogo, e il sentore complessivo è l’assenza di soluzioni”, conclude il portavoce.

“La nostra preoccupazione è che nel 2017 ci sia una struttura o due che accolgano i migranti. Dal 1 gennaio 2016 abbiamo accolto circa 1700 migranti”, dice Giorgio De Acutis. “Non è importante restare in Via del Frantoio, andrebbe bene qualsiasi edificio in qualsiasi zona, se il comune vuole fare un bando pubblico, è giusto anche questo”.

La Croce Rossa in questi mesi ha lavorato a stretto contatto con la Sala Operativa Sociale del Comune di Roma: “potremmo accogliere 85 persone, ma quando ci sono situazioni di fragilità particolare continuano a mandarli da noi. Abbiamo raggiunto anche 105 ospiti”.

Via del Frantoio è l’unica alternativa alla strada per i migranti che arrivano a Roma senza nessun programma di accoglienza: “Di fatto non sono transitanti perché il transito non esiste più. Sono aumentate di molto rispetto allo scorso anno le persone in accoglienza. Prima sbarcavano, non venivano identificate e c’era la possibilità di attraversare il confine. Quest’anno ci sono gli hotspot, tutti vengono identificati e sono obbligati a fermarsi. I migranti che sono in strada sono esclusi dal circuito dei richiedenti asilo, o perché non hanno ricevuto tutte le informazioni sulle procedure, o perché si trovano in centri di accoglienza in paesini dove nessuno gli passa le informazioni e quindi escono e arrivano qui”.

Si stima che a Roma siano dai 200 ai 300 ogni giorno i migranti che hanno bisogno di un letto e un pasto caldo. Gli 85 posti della croce rossa non saranno mai abbastanza, dunque. Vengono alla mente le persone che affollano piazzale Spadolini e i volontari del Baobab ostinati a montare tende, nonostante gli sgomberi. “In passato abbiamo accolto anche persone segnalate direttamente da loro, ma adesso non possiamo più farlo, la struttura, che tra l’altro è fatiscente, non ce lo permette”, dice Giorgio de Acutis. “Collaboriamo con i volontari del Baobab, sono persone meravigliose. Ma crediamo anche che sarebbe preferibile avere delle strutture di accoglienza con delle equipe professionali, dei controlli sanitari costanti”.

La possibilità che chiuda anche l’ultima cattedrale nel deserto preoccupa. E non è solo una questione umana: “Non si capisce o non si vuole capire che i trafficanti a Roma ci sono, e queste sono organizzazioni criminali potenti, pericolose e piene di soldi. Vanno combattute con la repressione e il controllo ma anche dando ai loro potenziali clienti la possibilità di entrare in un circuito legale.

Rosy D’Elia

30 novembre 2016

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