“We are not dangerous, we are in danger”. Sono le tre di martedì 11 ottobre, i migranti del Baobab sono distribuiti lungo la scalinata del Campidoglio e tengono in mano uno striscione. “Sono arrivati qui alla spicciolata” spiega Michelle, volontaria Baobab Experience, “li abbiamo accompagnati noi. Di questi tempi se la polizia vede più di tre neri insieme, li ferma”.
Dalla notte dello sgombero dello sgombero, ci sono stati sviluppi, ma non positivi: “è più difficile accettare donazioni e cibo oggi” continua Michelle “non sai mai dove portare le cose. Da tre giorni i migranti dormono nel giardino della Basilica di San Lorenzo fuori le mura. Speriamo che il parroco dia la disponibilità anche per stanotte”.
Volontari e migranti vivono alla giornata, senza sapere dove andare o cosa fare. Nel frattempo, in aula si discute. Il Consiglio Comunale dell’11 ottobre, fermamente voluto dal PD, chiede all’Amministrazione una risposta in merito al ricollocamento dei migranti. L’Assessore Laura Baldassarre apre la seduta e spiega che l’Amministrazione comunale ha preso da tempo in carico il problema, cercando uno spazio dedicato all’interno della stazione Tiburtina: “sono in atto gli accordi con le Ferrovie dello Stato” dichiara, e spiega che il secondo punto su cui si concentrerà l’attenzione è la creazione di “una rete decentrata dell’accoglienza su tutto il territorio”. Resta però in piedi il problema della responsabilità: “abbiamo difficoltà a capire chi deve occuparsene: Roma da sola non può gestire quest’emergenza nata dall’inerzia dell’amministrazione precedente”. Baldassarre parla di 70 nuovi posti creati fra Caritas e CRI fino al 31 ottobre, ma come ricordano altri Consiglieri, il tempo è limitato: dal 31 dicembre non sarà più disponibile neppure la struttura in via del Frantoio.
La Presidente del II Municipio Francesca Del Bello, riassumendo le vicende relative al centro di via Cupa a partire dall’intervento di Tronca, usa parole dure: “Finora c’è stato un intervento di sgombero deciso all’interno del Consiglio del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, non condiviso con nessun Assessorato, col Municipio, con i volontari, con i comitati. Noi ci siamo ritrovati con una comunicazione avvenuta lo stesso giorno dello scontro alle ore 12:34, quando lo sgombero era già in atto: questo non è concertare”.
In aula rimbalzano le parole decoro e sicurezza: da Fratelli d’Italia scattano le accuse sul mal funzionamento di un modello decentrato e sulla necessità di non affaticare zone già difficili dal punto di vista sociale. Sinistra per Roma, che nei giorni scorsi ha aperto le sedi di tre sezioni di partito per accogliere i migranti durante la notte, rilancia la proposta di adibire a centro di accoglienza l’ex centro ittiogenico di proprietà della Regione Lazio: “potete verificare o avete verificato in questo caso l’effettiva disponibilità oppure stiamo ancora nel circuito dello scaricabarile? Stanotte vi saranno altre duecento persone che non sanno dove andare a dormire” chiede il Consigliere Fassina. “Sono stati fatti passi concreti in questa direzione” replica Baldassarre, senza specificare però lo stato dei lavori. Sui tempi, poi, nulla è certo. È la stessa Virginia Raggi a frenare gli entusiasmi su quelli che “abbiamo definito migranti transitanti, una categoria che ci siamo inventati noi” e sui tempi di risoluzione del problema: “Voi pretendete da noi oggi dei tempi certi. Francamente io in tutta onestà vi dico: mi dispiace, oggi non sono in grado di dirlo, però stiamo lavorando proprio perché questi luoghi vengano creati e realizzati”.
All’esterno la pioggia continua a scendere e i migranti si riparano sotto ad un portico insieme ai volontari. Fra pochi giorni le temperature scenderanno ancora, e il giardino di una chiesa non basterà più. “Per un centro di accoglienza è necessaria la prossimità a una stazione, magari degli autobus” spiega Michelle. E sui numeri puntualizza che “si parla di 17.000 ingressi in CRI e Caritas ma non si dice che quel numero non equivale a 17.000 persone. Spesso sono sempre le stesse che escono e rientrano, senza contare quelli che vengono respinti alla frontiera e tornano a Roma, nelle stesse strutture”. Per ovviare al problema sono i migranti stessi che si sono dati un’autoregolamentazione e lasciano il posto a chi non saprebbe dove altro andare. Khadar è un atleta etiope richiedente asilo, al Baobab da tempo. La sera dello sgombero dello sgombero è stato portato in questura e rilasciato alle 4 del mattino. Il giorno dopo è arrivato secondo alla corsa organizzata al Parco degli Acquedotti per Stefano Cucchi: “ci teneva moltissimo” spiega Michelle, e aggiunge: “la scorsa notte ha lasciato il suo posto alla Croce Rossa per chi ne aveva più bisogno ed è andato a dormire al Verano”. Lì, nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura, il cui parroco ha deciso di aprire i cancelli, MEDU fa i turni per assistere i migranti e i cittadini fanno la spola per portare le coperte. “Credevo che non avrei mai potuto parlare con un ultracattolico, e invece…” sorride Michelle “il bello del Baobab è anche questo: che ha tante anime”.
Ieri sera sulla pagina facebook di Baobab Experience si leggeva l’appello ai cittadini perché portassero coperte ai cancelli della Basilica. Oggi subentra la rabbia, e Roberto Viviani, attivista, commenta amaramente: “Ieri si è consumato l’ennesimo fallimento istituzionale, un altro passo verso la morte della politica in questa città. Non c’è il coraggio di prendere decisioni, non c’è il coraggio della scelta, ma solo la volontà di amministrare, senza valori e senza passione. Più di 100 persone scampate miracolosamente alla morte in mare sono letteralmente abbandonate, quando non servirebbe tanto per garantire loro un’accoglienza degna”.
L’inverno è alle porte, e per il Baobab non c’è ancora nessuna soluzione.
Veronica Adriani
(12 ottobre 2016)
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