Le piccole grandi storie che fanno il fotogiornalismo

“Il Municipio II conta un numero di abitanti pari a quello di una città media: sono 176.000. Tra questi, oltre 20.000 sono stranieri. Un numero non trascurabile. Piuculture, in 5 anni di attività sul campo ha raccontato le loro storie, le loro difficoltà, ma anche i loro successi”.

Giovedì 30 marzo nella sala dell’Auditorium del Goethe Institut, Nicoletta del Pesco, direttrice di Piuculture, apre con questi dati l’evento “Nascita di una mostra”, che ha dato volto e voce alle storie dei migranti del Municipio II, raccontate dai redattori di Piuculture in sinergia con i fotografi dell’ISFCI.

Cristina Diaz, redattrice Piuculture; Nicoletta del Pesco, direttrice Piuculture; Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale; Dario Coletti, ISFCI

Una carta geografica raffigurante l’intero Municipio viene proiettata sul grande schermo della sala e Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale, modera gli interventi di redattori,  fotografi e di tanti protagonisti delle storie, presenti tra il pubblico. “Infilarsi nelle situazioni, è questo il compito che deve svolgere la fotografia”, sottolinea Dario Coletti, direttore del Dipartimento di fotogiornalismo e docente di fotoreportage all’ISFCI.

E’ un cerchio che si completa quello che si va delineando: man mano che un cursore lo evidenzia sulla mappa, quartiere dopo quartiere, il Municipio II “prende voce” attraverso l’articolo che lo rappresenta. Le foto diventano volti parlanti e i protagonisti, testimoni in prima persona della propria storia.

Al ritmo di tweet le interviste delle redattrici di Piuculture si alternano agli interventi spontanei del pubblico, colorando il Municipio II di testimonianze vere che coinvolgono chi ascolta e invitano a riflessioni e confronti.

Dei sistemi di accoglienza nel Municipio hanno parlato le redattrici Veronica Adriani,  Cristina Diaz e Piera Francesca Mastantuono: i loro articoli su Civico Zero, il centro notturno A28 e i sistemi di accoglienza SPRAR sono una testimonianza diretta della “buona accoglienza” qui a Roma.

E a questo proposito, durante l’evento si è parlato del Baobab Experience, di cui Piuculture ha negli  anni fatto conoscere e denunciato le vicende legate agli sgomberi forzati, ma anche la determinazione e gli obiettivi dei volontari che vi lavorano: “Non basta più esserci, occorre cambiare rotta: trovare una soluzione per una vera e umana accoglienza“.

Nel momento in cui i veri protagonisti dell’evento, ovvero gli stranieri del Municipio, prendono la parola, le testimonianze diventano racconti vivi e diretti. Sono le loro esperienze, descritte dalle giovani redattrici, che hanno costituito il patrimonio di storie che Piuculture ha negli anni documentato con passione e attenzione.

Ci sono la caparbietà e la determinazione di Alì, oggi portiere della sede Intersos, che, orgoglioso, parla della famiglia che ha costruito in Italia e con gioia annuncia di aver ottenuto da poco la cittadinanza: “La prima cosa che ho fatto, ottenuto il passaporto, è stata andare a Liverpool, dove vive il fratello di mia moglie, non si vedevano da otto anni”. Rodica Chircu, cantante romena di musica popolare, che conosce l’Italia grazie alla musica quando nel lontano 1995 partecipa a un tour teatrale. Ma sarà l’amore che la farà restare: nel 1996 sposa un italiano e inizia a lavorare come mediatrice culturale, senza mai abbandonare la passione per l’arte e la musica che condivide con la comunità rumena organizzando eventi.

Un altro protagonista prende la parola: è Ghiath Rammo, archeologo venuto dalla Siria nel 2013, che arrivato in Italia per amore, dopo aver conosciuto sua moglie durante gli scavi della Missione archeologica italiana. Ghiath, curdo, è stato apolide in Siria fino al 2011 e racconta che non è stato facile costruirsi un’identità in un paese di cui non era ufficialmente cittadino. Ma dopo aver ottenuto la cittadinanza siriana nel 2011, molte cose sono cambiate. Oggi in Italia lavora in un’agenzia di web marketing, ha fondato un’associazione culturale, l’Asino d’oro e fa conocere Roma con dei tour in arabo.

E poi ancora Fernando Delgado, peruviano, ballerino di danze folcloriche che, dopo aver appreso la danza afro-peruviana, ha voluto imparare anche a suonarla e l’ha portata a Roma in diversi eventi musicali, fino all’esperienza del filippino Benjamin Vasquez Barcellano, giurato del MedFilm Festival, che organizza talent show che hanno come protagonisti i conazionali filippini della capitale.

Sono proprio questi racconti del quotidiano a svelare molto della realtà che viviamo. Conoscere le vite che si nascondono dietro ai tanti volti “stranieri” della nostra città, arricchisce la nostra esperienza di esseri umani, ma anche di cittadini. Dialogare con le diversità vuol dire comprenderle, farle nostre, abbattendo i muri pericolosi di sospetto che ci separano gli uni dagli altri. Di questo parla Luca Mercuri giovane italiano, convertito all’Islam, che costruisce ogni giorno un ponte di dialogo tra la Grande Moschea e la città di Roma.

Sentirsi inascoltati, ma soprattutto “diversi” non è facile: si capisce dalla semplicità delle parole di Emin Ozturk, che coinvolge i presenti con un sorriso, quando ricorda sia le prime parole che ha amato dell’italiano: “Ciao, come stai?”, sia quelle che ancora oggi gli creano disagio: “Sei straniero, vero?” . Oggi Emin ha un suo negozio di kebab ed è perfettamente integrato con il suo italiano ricco e fluente.

Raccontare attraverso la verità delle testimonianze il lato bello dell’integrazione, nonostante le difficoltà e le lotte quotidiane, è la sfida che Piuculture articolo dopo articolo porta avanti. E la sfida continua!

 

Elisabetta Rossi

(5 Aprile 2017)

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