Dall’Africa all’Europa passando per il Niger. Ancora un po’ più in su e si arriva in Libia. Proviamo a spostarci ancora qualche kilometro più in là e sbarchiamo, finalmente, in Italia. Si chiama Esodi e non è una cartina qualsiasi ma la nuova mappa interattiva che racconta, attraverso le testimonianze degli stessi protagonisti, le rotte migratorie e i motivi della fuga di migliaia di persone che dall’Africa sub-sahariana si spostano per raggiungere l’Italia e l’Europa.
Esodi, è stata realizzata dagli operatori e i volontari di Medici per i Diritti Umani (Medu), e cerca di raccontare nel modo più semplice e dettagliato possibile i motivi della fuga ma anche le difficoltà, le violenze, le tragedie e le speranze attraverso le voci dei protagonisti.
“Sono stato 12 mesi in Libia. I trafficanti mi hanno venduto alla polizia che mi ha tenuto rinchiuso in una prigione per quattro mesi per poi vendermi ad un uomo libico che mi ha trattato come uno schiavo.” A parlare è Y.T proveniente dalla Costa d’Avorio e uno dei testimoni che racconta il suo viaggio al suo arrivo presso il CARA di Mineo, in Sicilia. “Quando le mie forze sono finite l’uomo mi ha portato sulla spiaggia e mi hanno costretto a salire sulla barca. Era la prima volta che vedevo il mare così da vicino. Avevo paura, non volevo salire. Eravamo 140 persone. Non so quante ore siamo stati in mare, ricordo solo che la barca si è rotta ed entrava tanta acqua. Finalmente mi sono risvegliato qualche giorno dopo in un ospedale italiano.”
La storia si ripete anche per A.D di 34 anni e proveniente dal Gambia. “Sono venuto in contatto con i trafficanti per raggiungere l’Italia. Mi hanno chiesto 1000 dinari (807 Euro) e una volta che ho pagato sono stato portato per due giorni in una abitazione di transizione, lontana da Tripoli, insieme ad altre 300 persone senza cibo né acqua. Tre giorni dopo ci hanno portato sulla costa e hanno obbligato 112 persone a salire su una barca. Tutti pensavamo che saremmo morti.”
Da Roma, e più di preciso dal Centro Medu Psychè per la cura delle vittime di tortura, arriva invece la storia del giovane diciannovenne O.P. “Rivedo ancora il corpo del mio amico assassinato nella mia casa. Hanno ucciso lui ma volevano uccidere me come hanno fatto con mio padre per la sua appartenenza politica. Ancora rivivo quel momento. E’ terribile, sudo, tremo e quando sono a scuola di italiano, non riesco a concentrarmi né a seguire le lezioni, il mio pensiero torna sempre lì, a quel giorno.”
Storie di migranti vulnerabili come quella di O.P e l’ennesimo sgombero di migranti transitanti avvenuto a Roma lo scorso 19 maggio, hanno provocato che organizzazioni come Medu abbiano deciso di attivare un’isola sanitaria potenziando il servizio della clinica mobile per fare fronte a questa situazione.
“Chiediamo alle istituzioni la creazione di presidi umanitari, sul modello di quelli realizzati in altre città italiane ed europee, che possano offrire tre cose essenziali: prima accoglienza, assistenza sanitaria e informazioni socio-legali,” spiega Medu mentre lancia un nuovo appello alle istituzioni: “anziché sgomberare dovrebbero valorizzare le preziose risorse che vengono dalla società civile per assicurare accoglienza ai migranti più vulnerabili e restituire dignità, prima ancora che ad essi, alla città di Roma”.
Contemporaneamente per sostenere il presidio umanitario per migranti in transito a Roma il 18 giugno sulla terrazza del CSOA La Strada, Via F. Passino, 24, si terrà l’evento “Musica contro la Tortura”. Una serata di incontri, proiezioni e musica insieme alla Medu Music Band
Perchè “se la tortura è la pratica umana più abominevole, la musica e il ballo sono le medicine più formidabili contro ogni violenza e discriminazione.”
Cristina Diaz
07/06/2017
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