- evidenziare e promuovere buone pratiche così da prevenire razzismo e xenofobia attraverso iniziative di community building
- valorizzare le esperienze e i racconti dei migranti e dei cittadini che hanno partecipato alle diverse iniziative per contrastare razzismo e xenofobia
I richiedenti asilo o titolari di protezione internazionali coinvolti nelle 62 iniziative analizzate in Italia sono principalmente giovani tra i 19 e i 25 anni provenienti prevalentemente dal Mali, 69,4%, dalla Nigeria, 67,7%, dal Gambia, 61,3%, seguiti da Pakistani e Afghani, 48,4% e da Eritrei, 38,7%. E’ soprattutto il tempo libero trascorso insieme che caratterizza il 24% delle iniziative, mentre il 22,5% riguardano l’apprendimento della lingua realizzato attraverso attività di socializzazione. Tutte le situazioni analizzate, spiega il rapporto, “si potrebbero descrivere come esperienze di accoglienza diffusa volta a facilitare la creazione di relazioni positive con il territorio” . E infatti emerge che “l’accoglienza funziona meglio quando è organizzata in piccoli centri, in strutture non isolate” questo consente la creazione di relazioni e l’interazione fra la società civile e i migranti, soprattutto se si hanno a disposizione spazi condivisi, tutti elementi che contribuiscono a prevenire l’ostilità e la paura.“Spetta ai governi garantire servizi e diritti indispensabili nel sistema di accoglienza: la casa, la sanità, l’assistenza legale, l’apprendimento della lingua” ha spiegato durante la presentazione del progetto Claudia Bonamini di Jrs Europe “Le istituzioni devono coprire un ruolo che troppo spesso è stato demandato ai cittadini. Questo non comporta che i cittadini si ritirino dall’accoglienza “una collaborazione con l’ amministrazioni è necessaria per la capacità che i cittadini hanno nel produrre comunità”. Oltre all’incontro, indispensabile per modificare i pregiudizi, è fondamentale agire a livello territoriale con esperienze di accoglienza di piccola scala.Nella stessa direzione l’intervento di Daniela Di Capua direttrice Servizio Centrale SPRAR “Oggi accanto all’accoglienza è indispensabile l’integrazione che si muove su due binari paralleli: da un lato ciò che è strutturato in base a linee guida e regolamenti, dall’altro ciò che è spontaneistico, che ha grande potenza creativa e di impatto. Il punto critico è che queste due linee potrebbero non incontrarsi mai. Devono invece diventare binari comunicanti e in questa direzione devono operare innanzi tutto le istituzioni. Il sistema SPRAR non va considerato come punto di arrivo bensì punto di partenza per realizzare inclusione e cambiamento culturale. E’ necessario arrivare a un inclusione reciproca fra migranti e cittadini altrimenti non faremo mai il salto culturale, politico. Avverto una retrocessione rispetto al passato, manca una visione d’insieme , bisogna rimanere vigili” ha continuato preoccupata Di Capua “Dobbiamo da una parte tenere l’attenzione sull’azione concreta, dall’altro sul processo più ampio che deve mettere tutto in collegamento e mantenere la rotta a medio e lungo termine”.
Nicoletta del Pesco(12 dicembre 2017)
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