Ius sanguinis: riscoprire il passato familiare per esaudire sogni futuri

Abram e Paulo: le radici italiane e lo Ius Sanguinis

Abram Antonio e Paulo Ricardo sono nati e cresciuti in Brasile. Il primo è un uomo sulla cinquantina, un tecnico chimico sposato con tre figli e quasi prossimo alla pensione. Il secondo ha ventisette anni, è sposato da qualche mese con una ragazza brasiliana che vive in Spagna e che vorrebbe raggiungere al più presto.

Abram e Paulo in posa davanti al monumento “Umbilicus Italiae”, a Rieti
Sorridenti nella foto che li ritrae a Rieti di fronte al monumento “Umbilicus Italiae” che segna il punto esatto dove passa il centro d’Italia, da poco tempo hanno fatto di questo Paese la loro nuova casa. Ciò che li accomuna e li lega è la loro storia familiare: discendenti di immigrati italiani che si sono trasferiti in Brasile alla fine dell’Ottocento, Abram e Paulo sono in Italia per certificare le loro origini ed ottenere la cittadinanza.“In Brasile”, spiegano, “esistono delle agenzie che lavorano per i cittadini carioca che decidono di farsi riconoscere la doppia cittadinanza.” Dopo aver presentato i documenti dei loro antenati per attestarne la provenienza e aver riempito le infinite carte burocratiche presso il Consolato italiano in Brasile e il Comune di Rieti, Abram e Paulo si sono appellati allo Ius Sanguinis, legge vigente nel nostro statuto secondo la quale i discendenti di immigrati italiani sono a loro volta italiani.

Il rapporto con l’Italia

Alla domanda cosa rappresenta per voi l’Italia, i due hanno risposto di amarne la cucina, la lingua, che stanno studiando con impegno e dedizione presso la scuola Ari Onlus di Rieti ma soprattutto la gente, tranne qualche piccola eccezione.Ciò che sconvolge, però, è che fino a qualche mese fa dell’Italia non sapevano assolutamente niente. L’Italia per loro era tutta racchiusa nelle poche foto dei loro bisnonni e nei documenti scritti nell’italiano degli inizi del secolo scorso, conservati come cimeli di famiglia. Unica prova tangibile delle loro radici. “Sapevamo di avere antenati italiani ma nessuno dei nostri parenti più prossimi conosce questo Paese né lo ha mai visitato.” Situazione ben diversa rispetto a quella delle persone nate e cresciute in Italia che però non possono ottenere la cittadinanza in quanto figli di stranieri.Abram dice di non aver mai conosciuto i suoi bisnonni italiani. “So solo che venivano da Bovolone, un piccolo paese in provincia di Verona e si sono trasferiti in Brasile nel 1892 per lavorare come agricoltori nelle piantagioni di caffè. La loro vita non è stata facile. Per me è importante avere i documenti italiani non solo per ricostruire il passato della mia famiglia ma soprattutto per edificare il mio futuro. L’Italia è il posto dove vorrei vivere dopo il pensionamento e dove portare tutta la mia famiglia.” Ricardo invece spiega: “Io sto imparando ad amare e a conoscere questo Paese per me sconosciuto, sapendo che le mie radici affondano proprio qui. Vorrei prendere la cittadinanza per trasferirmi definitivamente in Spagna con mia moglie, sogno che posso realizzare solo ottenendo i documenti italiani.”

“Cerchiamo un futuro migliore, come i nostri antenati”

Entrambi concordano sul fatto che il Brasile, pur essendo un Paese che si sta modernizzando, ha ancora tanti problemi soprattutto per quanto riguarda la politica e la sicurezza personale. “I furti sono all’ordine del giorno, non si può vivere sereni. La vita in Europa è più tranquilla e sicura, si può lavorare senza avere problemi. La cittadinanza italiana ci serve per realizzare i nostri sogni e costruire un’esistenza nuova, in un Paese che comunque fa parte della nostra storia personale. I nostri antenati hanno lasciato l’Italia per cercare un futuro migliore in Brasile, noi lasciamo il Brasile per cercare un futuro migliore in Italia.”Per Paulo e Abram l’Italia è davvero il Bel Paese, luogo in cui ritrovare le radici passate ma soprattutto in cui far crescere i rami del proprio futuro.

Alessandra Marchioni(30 aprile 2018)

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