Una ricerca sugli esiti scolastici degli alunni stranieri che si intitola “Bravi a chi?” è stata presentata da Vinicio Ongini, rappresentante del Miur che si occupa dell’Osservatorio per l’integrazione degli alunni stranieri e l’educazione interculturale, nel corso delle sessioni tecniche del convegno “A scuola anch’io Per la formazione dei nuovi cittadini” che si è svolto la scorsa settimana all’Università Roma Tre, dipartimento Scienze della Formazione.Dalla relazione di Ongini emergono alcuni risultati molto interessanti: un divario significativo tra scuole del Nord e del Sud del paese , sia per quanto riguarda il dato della dispersione scolastica, che si evidenzia nel passaggio tra la scuola secondaria di primo grado e quella di secondo grado, sia per quanto riguarda la percentuale di alunni stranieri nella composizione delle classi.In Sicilia, Calabria, Campania, Sardegna si misura la percentuale del 13% di abbandono scolastico e sempre al Sud c’è una tendenza accentuata a formare classi di “bravi” e classi con i meno “bravi” nelle quali confinare gli alunni stranieri. A dispetto di quanto ritengono molti dei genitori che non apprezzano il fatto che i propri figli frequentino una scuola “multietnica”, la dimensione “plurilingue” ha fatto registrare esiti positivi, sopra la media nazionale, in particolare alle prove Invalsi che si sono svolte nelle scuole del Nord dove le classi sono a più alta presenza di alunni stranieri. Per la prima volta gli studenti di terza media e seconda superiore si sono trovati a dover superare test sul computer, e in quinta elementare e terza media sono state introdotte le prove in inglese. I risultati sono stati ottimi anche da parte degli alunni stranieri. Questi ultimi hanno grandi difficoltà ad imparare quella che diventerà per loro una seconda “lingua madre”, ma in inglese sono spesso più preparati dei loro compagni italiani e se la cavano anche per quello che riguarda la conoscenza del computer. “E’ falso, dunque, il pregiudizio – conclude Ongini nella sua relazione – secondo cui le scuole dove ci sono alte percentuali di stranieri la qualità della scuola peggiora. Forse è vero il contrario: l’eterogeneità di una classe può costituire elemento dinamico, di scambio, di relazioni più ricche di opportunità tra tutti gli allievi”. L’invito è quello di accogliere pienamente una raccomandazione delle Linee Guida per l’accoglienza degli alunni stranieri del febbraio 2014: “formare le classi mescolando il più possibile le tante diversità della popolazione scolastica perché nelle classi eterogenee si possono fare esercizi di mondo. Esempi concreti di questo “esercizio di mondo” sono stati quelli presentati nel corso della sessione 2 del convegno : “Nuovi alunni degli istituti superiori” dalla preside dell’Istituto “Fratelli Rosselli” di Aprilia, Viviana Bombonati che offre ai suoi studenti un laboratorio di italiano L2, ma anche un corso di romeno al quale partecipano gli italiani, e l’esperienza del Cicar di Genzano che ha sviluppato un intenso rapporto tra le associazioni di volontariato e la scuola offrendo un doposcuola di sostegno ai bambini svolto dai ragazzi migranti in un regime di alternanza scuola – lavoro.Ada Maurizio, dirigente del Cpia 3 ha illustrato l’attività dei CPIA (Centri Provinciali per l’istruzione degli adulti) che sono 128 in tutta Italia, rivolti agli stranieri dai 16 anni ai 99 che debbono acquisire la certificazione delle competenze di base per il permesso di lavoro o che vogliano riprendere gli studi. Seguendo il percorso del Cpia lo studente – adulto può prepararsi all’esame del biennio in collaborazione con il liceo Cattaneo, per poi iscriversi direttamente al terzo anno. Nella platea di studenti dei Cpia ha specificato Ada Maurizio ci sono anche persone sottoposte a tutela giudiziaria che si trovano a Casal del Marmo se minori o a Regina Coeli se adulti. La frontiera dei Centri provinciali per il futuro sarà “quella di creare ulteriori reti territoriali con i centri professionali regionali accreditati e con gli istituti di istruzione superiore anche per ampliare la fascia oraria dei corsi”.Il laboratorio di Piuculture “Infomigranti”80 ragazzi formati in 5 edizioni 3 delle quali dedicate esclusivamente alle scuole . 26 le nazionalità coinvolte, Romania, Ucraina, Ecuador, Cina, Marocco, Spagna, Filippine, Perù, Serbia, Polonia, Gabon, Cuba, Siria, Madagascar, Brasile, Angola, Eritrea, Egitto, Tunisia, Moldavia, Albania,e Bangladesh, Colombia, Sri Lanka, Israele. L’iniziativa di Piu culture per l’alternanza scuola – lavoro funziona e i numeri lo dimostrano.“Alla quarta edizione del 2018 – ha raccontato Rosy D’Elia partecipando ai lavori della sessione 2 – hanno lavorato 15 studenti, italiani e stranieri, del terzo e quarto anno del Liceo Scientifico Francesco D’Assisi, durante 50 ore di percorso formativo. Gli “apprendisti giornalisti” hanno imparato come si selezionano le notizie, come si raccoglie il materiale sul territorio, come si scrive per il web fino a lavorare, guidati dalle quattro tutor, come in una vera redazione giornalistica”.In mattinata alla sessione di apertura del convegno, alla quale hanno partecipato il rettore dell’Università, Luigi Pietromarchi, Daniele Cabras, consigliere della presidenza della Repubblica, Sabrina Alfonsi , presidente del 1° Municipio, Massimiliano Smeriglio, vicepresidente Regione Lazio e Graziella Favaro per l’Osservatorio alunni stranieri del Miur, il direttore dell’Osservatorio per la formazione dei nuovi cittadini del Lazio, prof. Marco Catarci, aveva presentato i risultati del progetto portato avanti da Creifos e Università Roma Tre, dipartimento di Scienze della Formazione. con la collaborazione di Usr Lazio.Il profilo degli iscritti ai corsi d’Italiano offerti dalla rete Scuole MigrantiPaola Piva, coordinatrice della rete Scuolemigranti presenta i dati dei partecipanti ai corsi di italiano L2 della rete: risultano iscritti 12.837 migranti adulti, registrati in 134 sedi di corso gestite da 70 associazioni. Le donne che si sono iscritte ai corsi di italiano della rete sono aumentate in questi ultimi anni (+43%), anche per effetto dell’offerta di classi riservate. Sono mediamente più anziane degli uomini, più istruite, vengono dall’Est Europa e lavorano. Anche gli adulti analfabeti, che non hanno ricevuto istruzione nei paesi d’origine sono aumentati (+9%) insieme a coloro che hanno frequentato solo pochi anni di scuola (+12%) . La maggioranza degli iscritti è giovane, proviene dal continente africano, ha un basso livello di istruzione e in prevalenza si tratta di disoccupati. C’è anche un 12% che ha superato i 45 anni e risulta perfino uno “studente” ottantenne. Il 13% degli iscritti è in Italia già da sei anni ( ma ancora non ha acquisito evidentemente la padronanza della lingua), un altro 13% è arrivato da meno di un anno e il 42% da uno/due anni. Quanto a distribuzione territoriale i corsi si trovano soprattutto nel perimetro del Grande Raccordo Anulare, in prossimità delle stazioni di servizio metro e ferroviarie della città. Complessivamente l’88 per cento degli iscritti ha frequentato una sede attiva in un capoluogo di provincia.Fondata da 11 associazioni, la Rete Scuole migranti ha aggregato in breve tempo 86 realtà del terzo settore radicate in tutti i territori del Lazio. Una realtà plurale che comprende realtà storiche come il Centro Astalli, la Comunità di S. Egidio, la Caritas diocesiana, Piuculture,le Biblioteche di Roma, ma anche nuove scuole sostenute da piccole associazioni territoriali. E sono soprattutto queste ultime a occuparsi di integrazione linguistica delle seconde generazioni e per minori.Tutti i materiali del Convegno possono essere reperiti sul sito: www.creifos.org/scuolemigranti e www.invalsi.it
Francesca Cusumano(17 ottobre 2018)
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