Il 26 novembre, in occasione del ciclo di incontri “Dialoghi e Letture”, è stato presentato il libro di Michele Colucci “Storia dell’Immigrazione straniera in Italia” nella sede della fondazione Centro Studi Emigrazione. Il volume, edito da Carocci, si propone di ricostruire le tappe storiche fondamentali che hanno riguardato il fenomeno dell’immigrazione straniera in Italia a partire dal 1945 fino ad arrivare ai giorni nostri.La presentazione del libro è stata accompagnata dagli interventi di tre studiosi nel campo della storia e delle migrazioni. Il professor Adriano Roccucci di Roma Tre ha sottolineato l’importanza dell’approccio storico scelto dall’autore per analizzare il fenomeno migratorio “Colucci apre un cantiere finora inaffrontato”. La “questione” migratoria resta infatti di fondamentale importanza nello studio della storia dell’età contemporanea e il volume è un valido contributo per lo studio del fenomeno, già al centro di studi sociologici, politici e giuridici ma che ancora oggi, risulta poco valorizzato in ambito storico. L’immigrazione viene ricostruita da Michele Colucci attraverso una lettura cronologica centrata su due perni, spiega Roccucci, “le dinamiche del mondo del lavoro e le politiche di immigrazione alle quali forse si può aggiungere anche l’iniziativa sociale e politica dei migranti soprattutto nella difesa dei diritti”. Il professor Roccucci ha poi evidenziato l’importante funzione civile che riveste la conoscenza della storia dell’immigrazione, elemento che contribuisce a creare un’identità storico-sociale e a evitare che l’Italia sia vittima di una visione delle migrazioni spaesata e anacronistica.Il secondo interlocutore intervenuto nel dibattito è stato il professor Nadan Petrovic de La Sapienza, il quale ha affermato che lo studio di Colucci ben si inserisce nel filone di studi definito dei migration studies, ovvero studi che affrontano la questione migratoria da un punto di vista interdisciplinare influenzato da fattori storico-sociali, economici e culturali. Petrovic ha sottolineato l’importanza di due eventi salienti, esaminati da Colucci, che hanno riguardato la storia dell’immigrazione in Italia: l’uccisione dell’attivista sudafricano Jerry Masslo nel 1989 e la crisi economica del 2008, anno che ha segnato l’inizio di un declino storico-sociale per l’Italia. “Quello che mi preoccupa di più, leggendo il libro di Colucci” spiega Petrovic “è la rincorsa del fenomeno migratorio da parte del legislatore e delle istituzioni” segno della evidente difficoltà dello Stato Italiano nella gestione dei processi migratori “ci si è preoccupati di fare sanatorie o di organizzare accoglienza, invece che di realizzare integrazione”.L’ultimo interlocutore è stato padre Aldo Skoda, preside del SIMI, Scalabrini International Migration Institute, che ha sottolineato l’importanza della dimensione performativa e proiettiva del libro ovvero un volume che dà una visione presente del fenomeno migratorio, ma anche una prospettiva, una proiezione etica e civile del paese che con molte probabilità affronterà altri cambiamenti connessi alle migrazioni. Padre Skoda ha ribadito che l’Italia ha sempre affrontato la questione migratoria come questione straordinaria, ma è necessario decontestualizzare tale visione e iniziare a parlare della realtà migratoria come fenomeno ordinario, con al centro l’uomo, che ha da sempre riguardato le società antiche e moderne. Solo una governance del fenomeno che permette l’integrazione e l’empowerment delle strutture di accoglienza potrà contribuire a creare le basi di un tessuto sociale resiliente per affrontare le sfide del futuro.Conclude l’incontro l’autore che ripercorre le ragioni all’origine della sua analisi storica dell’immigrazione che ”ho cercato di connettere con tutte le cesure della storia italiana del secondo dopoguerra”. Il tentativo è di riconnettere la storia italiana e la storia dell’immigrazione per superare la barriera tra un noi e un loro che ha a che fare con l’alterità. La scelta è quella di inserire l’esperienza migratoria di oltre cinque milioni di stranieri, che vivono la loro vita culturale, politica ed economica nella società italiana, come un fattore dinamico che cambia continuamente, ma anche che trasforma le realtà con le quali entra in contatto, con l’auspicio che i percorsi di ricerca non arrivino tardi a analizzare questi fenomeni, ma li affianchino.
Daria Forlenza(27novembre2018)
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