A Roma con l’aereo dal campo profughi di Tel Abbas

Attraverso lo “strumento” del corridoio umanitario, sono arrivate in modo legale e sicuro in Italia più di 1500 persone e  2200 in Europa,

Mentre si avviava finalmente a conclusione, il 29 gennaio, l’emergenza della nave Sea Watch 3 con lo sbarco  nel porto di Catania dei 47 migranti, in balia da dieci giorni delle onde e delle non decisioni della non – politica migratoria europea, i rappresentanti della Federazione delle Chiese Evangeliche(FCEI), delle chiese metodiste e valdesi e della Comunità di Sant’Egidio, accoglievano all’aeroporto di Fiumicino i “passeggeri” dell’ultimo corridoio umanitario, provenienti dal Libano con un volo di linea.

La futura “dottoressa” arriva all’areoporto
Una famiglia siriana, originaria di Aleppo,  composta dai due genitori e sette figli, dei quali cinque minori proveniente dal campo profughi di Tel Abbas, a pochi chilometri dal confine con la Siria, segnalati come casi particolarmente vulnerabili dall’associazione  Operazione Colomba, che lavora sul campo.La fuga da Aleppo “Ora vogliamo vivere senza paure, la cosa importante è questa, non i soldi, non altro. Siamo arrivati in Libano in fuga da Aleppo nel 2013 – racconta il capofamiglia – io mia moglie e il mio figlio più grande – abbiamo lavorato nei campi del nord del paese per la raccolta dell’uva e delle patate. Gli altri figli andavano a scuola, nelle scuole per siriani. Siamo rimasti lì tre anni, ma le condizioni di lavoro erano pessime, non ci pagavano, la situazione per un siriano in Libano è sempre molto difficile”.Dal 2016 la famiglia si trasferisce nel campo profughi di Tel Abbas. Qui il figlio maggiore, nato nel 1998, lavora ancora nei campi, fa il muratore, ma spesso – ammette lui stesso – “senza essere pagato”. Poi negli ultimi quattro mesi anche quel lavoro ibrido, un po’ remunerato e un po’ no si esaurisce e tutta la famiglia si ritrova senza lavoro e senza scuola. Da qui la segnalazione per rientrare nel “contingente” di 1000 profughi previsto per il 2018/2019 per i corridoi umanitari e ora l’opportunità di ricominciare una nuova vita. Dell’ospitalità dei nuovi arrivati si occuperanno la  Diaconia Valdese di Torino e la Comunità di Sant’Egidio.Cosa vi aspettate ora?“Studiare, lavorare, tutto quello che sarà possibile – rispondono in coro, ma la più piccolina ha le idee chiarissime: “da grande voglio fare la dottoressa”.I corridoi umanitariLo “strumento” del corridoio umanitario, attraverso il quale sono arrivate in modo legale e sicuro in Italia più di 1500 persone e  2200 in Europa,  è regolato da un Protocollo d’intesa sottoscritto da Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie; Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione; Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI); Tavola Valdese; Comunità di Sant’Egidio.

F.C.

30 gennaio 2019

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