“Io sono qui per manifestare contro questa vergogna che stiamo vivendo: in Europa ci respingono come clandestini, irregolari, ma queste parole sono ingiuste, dal momento che sono proprio i paesi europei a sottoscrivere accordi che arricchiscono i governi locali e affamano le popolazioni africane. A partire da quello che fa l’Eni in Nigeria. Per cambiare questo stato di cose non si fa niente perchè si toccherebbero interessi economici troppo importanti, invece si combatte la povera gente che vuole trovare un posto migliore dove vivere”.
Mamadou è senegalese con la sua statura e il suo colore nero assoluto “svetta” a Piazza Montecitorio dove stanno affluendo le persone per partecipare alla manifestazione “Non siamo pesci”, convocata da A Buon diritto e Radicali Italiani per chiedere al Parlamento l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulle stragi di migranti nel Mediterraneo e una missione di verifica della situazione in Libia.
Nel manifesto, sottoscritto da oltre 600 tra uomini e donne di cultura, si legge tra l’altro: “a chi finge di non conoscere le condizioni di quanti vengono riportati nei centri di detenzione e sottoposti a soprusi e torture – grazie alla strategia inaugurata dal precedente governo di fornire mezzi e risorse ai militari libici per bloccare le partenze – chiediamo di fare chiarezza sul comportamento e sulle responsabilità della guardia costiera libica e sulle cause degli ultimi naufragi, come quello in cui hanno perso la vita 117 persone. L’appello chiede inoltre al Governo di offrire un porto sicuro in Italia alla nave battente bandiera olandese Sea Watch 3, per far sbarcare le 47 persone che, a causa del braccio di ferro ingaggiato dal nostro ministro dell’Interno con gli altri paesi europei, si trovano bloccati nella rada del porto di Siracusa.
Partecipanti noti, ma non solo, alla manifestazione “Non siamo pesci”
Tra un po’ di cartelli “buonisti” e le urla “fateli scendere” di questa parte di elettorato, rappresentato in maggioranza da “anziani” che, nonostante la pioggia e il freddo e la totale impotenza, si ostinano a scendere in piazza, si scorgono lo scrittore Sandro Veronesi, gli attori Alessandro Bergonzoni, Sonia Bergamasco, Vittoria Puccini, il giornalista Gad Lerner e il deputato del Pd, Ettore Rosato. Impossibile seguire, per l’assenza di altoparlanti, il filo del ragionamento di Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali e degli oratori che si succedono, da un palchetto improvvisato. Tra tante facce “bianche”, Mamadou è forse l’unico straniero.
Come sei arrivato in Italia?
“Sono arrivato con un regolare visto 8 anni fa dal Senegal – risponde Mamadou – perchè ero rimasto senza il mio lavoro di pescatore “tradizionale”. Ho dovuto smettere – racconta – perchè non riuscivo più a vivere con la mia attività a causa degli accordi che i nostri governanti hanno fatto con le industrie della pesca e della trasformazione del prodotto, cancellando di fatto le attività piccole come la mia. Quando sono arrivato ho cominciato a lavorare come bracciante nelle campagne, ora faccio il mediatore culturale per un’ organizzazione internazionale, ho una compagna italiana dalla quale ho avuto una bambina che ha 4 mesi”.
Una storia a “lieto fine”?
“Otto anni fa era diverso, anche se già allora c’era la compravendita dei visti con la quale si arricchivano le agenzie del nostro paese. Io quando sono partito volevo solo lasciare il Senegal per provare a ricostruire altrove la mia vita, volevo andare in Francia ma non è stato possibile, poi è arrivato il via libera dall’ambasciata italiana e sono arrivato qui. Noi da sempre siamo innamorati dell’Italia, abbiamo informazioni e immagini che ci arrivano anche attraverso lo sport del calcio e pensiamo che il vostro sia un mondo dorato. Ma chi arriva in questi ultimi tempi, si accorge che è tutto diverso dalle aspettative che aveva nutrito”.
Europa Now
A commento delle parole di Mamadou quelle di Eric Jozsef ex presidente dell’Associazione Stampa Estera, passaporto francese, cultura europea e cuore romanista come si legge nel suo profilo su twitter. “Sono qui – dice Jozsef con la mia associazione Europa Now che si batte contro i sovranisti per un’ Europa che non sia esclusivamente un’Europa delle nazioni e dei vincoli di bilancio, ma un’Europa dei cittadini e dell’uguaglianza dei diritti politici, sociali, fiscali, ambientali e culturali”.
Sull’immigrazione i valori democratici dell’Europa sembrano scricchiolano vistosamente
“In questo momento gli stati europei – denuncia Joszef – stanno dimostrando di non essere capaci di gestire un cambiamento epocale e strutturale come quello del mondo dell’emigrazione. Occorrerebbe un’ agenzia europea dell’ immigrazione per parlare e fare accordi direttamente con le comunità locali”.
E nel frattempo?
Non è un processo facile da portare avanti, ma non si può più rimandare. Come pure non può essere rimandato lo sbarco di 47 persone che ne hanno diritto, in osservanza di quanto stabiliscono le convenzioni internazionali per il soccorso in mare”.
La vicenda si sposta oggi davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo avendo il governo italiano depositato a Strasburgo una memoria difensiva nella quale sostiene che autorizzerà lo sbarco a Siracusa solo se l’Olanda, paese al quale fa riferimento la Sea Watch 3, accoglierà le 47 persone una volta sbarcate in Sicilia.
Francesca Cusumano(29 gennaio 2019)
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