“La concretezza di storie vissute è quella che dà ragione del perché qui, in questo Centro, si intende praticare l’accoglienza e l’integrazione, avendo ben chiaro che al centro di ogni cosa vi è la dignità di ogni persona umana e la solidarietà fra tutte loro“. Così il Presidente della Repubblica Mattarella sintetizza in poche frasi la missione del nuovo centro di accoglienza e integrazione Matteo Ricci, inaugurato il 4 febbraio in via degli Astalli n.13.Per sostenere l’avvio del centro è possibile partecipare alla raccolta fondi lanciata su Facebook dal Centro Astalli, al seguente link: https://www.facebook.com/donate/405007460243437/
I servizi offerti dal centro
Un centro che non si ferma all’offerta di servizi di “base”, che poi mai come oggi non sono nè scontati nè considerati di base, ma cerca di andare oltre fornendo un supporto concreto ai progetti di vita dei futuri ospiti. Orientamento al lavoro, laboratori linguistici e culturali e attività di promozione del raggiungimento dell’autonomia abitativa: questi e molti altri i mezzi con cui gli operatori e i volontari del centro si propongono di “accompagnare le persone, in particolare i giovani, a interrogarsi sui propri desideri professionali e formativi, farli tornare a sognare in un futuro che è possibile se costruito insieme.” Sono queste le parole con cui Padre Camillo Ripamonti descrive la missione e la sfida per cui è stata pensata e creata questa nuovissima struttura nel pieno centro di Roma, già pronta ad accogliere 28 persone.
La diversità come virtù
Il centro, intitolato al grande gesuita Matteo Ricci, è una ventata d’aria fresca in questo “tempo in cui sempre più spesso la chiave interpretativa del reale è la chiusura”, una realtà che punta ad un concetto di integrazione innovativo in cui la diversità è davvero un’opportunità di crescita e di miglioramento per la società italiana. “Apriamo una porta ai rifugiati e ai migranti che, in questa fase di radicale trasformazione legislativa, sono maggiormente in difficoltà, perché qui possano trovare una casa fatta della bellezza delle relazioni che nascono dall’incontro”, sempre nelle parole di P. Ripamonti che si fa portavoce di un messaggio di speranza in una comunità solidale, obiettivo desiderabile eppure sempre più ostacolato.
Un centro d’accoglienza e non solo
Trai i corridoi le opere di Mauro Biani e di Sibomana creano un’atmosfera suggestiva portando violentemente l’attualità in scena, un’attualità che non si può ignorare e che grazie alla potenza delle immagini grida un solo messaggio: apertura, tanto legislativa quanto del cuore e della mente. Pareti che fanno riflettere più di tante parole e che faranno compagnia alle persone che quel centro lo abiteranno e lo vivranno in attesa di realizzare il sogno di autonomia e libertà per cui sono disposti ad affrontare viaggi disumani e arrivi che possono esserlo altrettanto.
Tante le testimonianze dirette dei rifugiati
“A Roma non mi hanno messo in carcere, mi hanno accolto in un centro per i rifugiati. In sei mesi ho imparato l’Italiano. In tre anni ho preso la licenzia media e il diploma di scuola superiore. Dopo il diploma ho vinto una borsa di studio all’Università. Da poco più di un mese sono un Ingegnere meccanico, laureato a La Sapienza”. La testimonianaza di Sohrab, rifugiato dall’Afghanistan e accolto dal Centro Astalli, esprime tutta la speranza e il coraggio che porta le persone ad intraprendere missioni come quella di aprire un centro di accoglienza nel centro di Roma, missioni definite controcorrente ma realizzate con la naturalezza di chi crede nella giustizia umana.“Nell’antica scrittura l’ideogramma ‘amico’ era formato da ‘due mani’ delle quali non si può fare a meno; l’ideogramma ‘compagno’ era composto di ‘ala e ala’, cioè due ali: soltanto con esso l’uccello può volare.” [De Amicitia, Matteo Ricci]
Agnese Corradi(6 febbraio 2019)
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