Diaspore: le comunità di immigrati per l’inclusione e il co-sviluppo

Il Convegno Migrazione Accoglienza Inclusione Co-sviluppo. Il ruolo delle diaspore med-africane

È necessario andare oltre il concetto di ‘integrazione’ degli immigrati e sostituirlo con le parole ‘inclusione’ e ‘interazione’: questo il messaggio emerso dal convegno nazionale Il ruolo delle diaspore med-africane. Elementi di policy nazionale e locale, svoltosi nel pomeriggio del 14 marzo nella Camera dei Deputati, promosso dal Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente (CIPMO) e dal Centro Studi e Rivista Confronti, in collaborazione con il Centro Studi e Ricerche IDOS.

fonte -noisiamofuturo.it
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Un’importante iniziativa che ha riunito esponenti delle comunità diasporiche dell’Africa mediterranea, oltre a rappresentanti delle istituzioni, Enti no-profit, Centri Studi, per far conoscere il progetto Migrazione Accoglienza Inclusione Co-sviluppo, avviato dal 2016, volto a costruire esperienze e strumenti che facilitino il percorso di inclusione degli immigrati, in stretto contatto con autorità nazionali e locali, associazionismo e volontariato.Come ha affermato Diye Ndiaye, Assessore alla Pubblica Istruzione e Cooperazione internazionale del Comune di Scandicci, Presidente della Federazione di Associazioni Senegalesi in Italia, la prospettiva dell’inclusione e dell’interazione corrisponde meglio a una logica di reciprocità e scambio e consente di andare oltre il contesto folkloristico in cui in genere vengono circoscritte le comunità straniere, chiamate a organizzare feste o raccolte fondi. È necessario, invece, acquisire e valorizzare il punto di vista degli africani.

Diaspore

Le Comunità di immigrati, in particolare le Comunità Diasporiche Med-Africane – ha detto Jamiki Cingoli, presidente del CIPMO, aprendo il convegno – svolgono un ruolo essenziale per favorire i processi d’inclusione dei nuovi arrivati e per contrastare fenomeni di radicalizzazione, ma costituiscono anche un ponte verso i Paesi d’origine. “Laboratori di resilienza e integrazione” le ha definite Claudio Paravati, direttore di Confronti.L’Italia – ha affermato la viceministra degli Affari Esteri Emanuela Del Re – da tempo è in prima fila nella cooperazione internazionale, grazie a una normativa avanzata (Legge 125/2014). Valorizzare il ruolo delle diaspore non è un esercizio di beneficenza bensì uno dei modi per rafforzare la funzione di “ponte” tra mondo d’origine e mondo di residenza, perché “diaspora è casa”. Ha annunciato un finanziamento di 600.000 euro per le attività delle associazioni di diaspore e ha dichiarato il suo sostegno ai corridoi umanitari con il programma Mediterranean Hope.

Tavolo Convegno Il ruolo delle dispore
Tavolo Convegno Il ruolo delle diaspore

Non ha più senso distinguere tra immigrati economici e rifugiati

È arrivato il momento – secondo Cingoli e Paravati – di superare l’ottica dell’emergenza e di avere sul fenomeno migratorio uno sguardo più ampio, che abbandoni l’inutile distinzione tra immigrati economici e rifugiati, e affronti con lungimiranza i temi dell’integrazione e dello sviluppo. Il Decreto Sicurezza dell’attuale governo crea indubbiamente delle difficoltà, ma esperienze positive che delineano il percorso ci sono, a cominciare da quelle del sistema SPRAR (oggi SIPROIMI), dei canali umanitari preferenziali e dei minori non accompagnati, arrivando al lavoro delle comunità di immigrati.Dai dati riportati da Antonio Ricci, vicepresidente di IDOS, risulta che oggi nel nostro Paese ci sono 2 africani ogni 100 italiani residenti, il 38,5% sono donne. Gli occupati africani in agricoltura, industria e servizi sono 149.486, di cui il 23,3% donne. Sono anche presenti numerose attività imprenditoriali: 107.000 le imprese con titolare nato in Africa. Il maggior numero di immigrati proviene da Senegal, Marocco e Tunisia. Già questi dati sollecitano a investire in politiche di inclusione, ma queste diventano ancora più urgenti se si pensa che nel 2050 la popolazione africana raddoppierà arrivando a 2,5 miliardi e le comunità straniere in Italia si stabilizzeranno intorno all’8-9% della popolazione.

“Anche il leone deve avere chi racconta la sua storia, non solo il cacciatore”: la voce delle Diaspore

In sintonia con questo detto dello scrittore africano Chinua Achebe, i panel seguiti ai primi interventi hanno dato voce ai rappresentanti delle comunità diasporiche in Italia, tutti orgogliosi della loro doppia appartenenza di africani – cittadini italiani.Imprenditori stranieri in Italia

Imprenditori stranieri in ItaliaOltre a Ndiaye (v. sopra) è intervenuta Marie Thérèse Mukamitsindo, ruandese, presidente Cooperativa sociale integrata A.R.L. Karibu di Latina, vincitrice del MoneyGram Awards 2018, ha raccontato il suo percorso di vita e studi per integrarsi in Italia e ha definito sé stessa e gli altri immigrati che vivono e lavorano in Italia “ambasciatori” che operano sia per il Paese che accoglie sia per quello di provenienza.Ouejdane Mejri, tunisina, presidente Associazione Pontes – Mediterraneo e docente all’Università di Roma Tre e al Politecnico di Milano, ha detto che l’immigrato incontra molte difficoltà per riuscire a essere attore organizzato nella società che accoglie; ma la strada da seguire è quella del lavoro insieme, stranieri e italiani, come è accaduto in occasione delle elezioni in Tunisia del 2014, quando molti volontari italiani aiutarono con la distribuzione delle schede i tunisini immigrati a esprimere il voto.

Migranti a Roma foto g.ma
Migranti a Roma foto g.ma

Berthin Nzonza, responsabile Staff Mosaico – Azione per i Rifugiati di Torino, dopo aver invitato a costruire nuove narrazioni dell’immigrazione ha affermato che i migranti non dovrebbero essere percepiti come bisognosi ma come soggetti attivi animati dalla volontà di partecipazione. In questa ottica si colloca il progetto “Non siamo sole” dell’Associazione Mosaico.Secondo Ada Ugo Abara, nigeriana, Associazione Arising Africans di Padova e membro del Direttivo del CoNNGI – Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane, è importante che gli immigrati non si limitino a rivendicare la tutela della propria dignità personale ma affermino la loro volontà di contribuire allo sviluppo della società nel rispetto dei principi costituzionali.

 

Luciana Scarcia(Roma, 18.03.2019)

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