“È il risveglio della natura dopo il sonno dell’inverno e il momento in cui la luce vince sulle tenebre”, questo è il NowRuz, il Capodanno persiano, nelle parole della professoressa Orsatti di Lingua e letteratura persiana a La Sapienza. Questa festa cade il primo giorno del mese di farvardin, il 21 marzo nel calendario cristiano, non a caso giorno dell’equinozio di Primavera che simbolicamente rappresenta la vittoria della rinascita della natura sull’inverno e su tutto ciò che esso può rappresentare. Proprio per festeggiare questa ricorrenza la Persian Student Association de La Sapienza ha organizzato in collaborazione con l’Università una giornata dedicata al NowRuz per celebrare e far conoscere una tradizione che risale a più di 4000 anni fa e che resiste con forza non solo in Iran, ma anche in altri paesi tanto che l’ONU nel 2010 l’ha riconosciuta come festa internazionale.
Le 7 “S” dell’haft-seen
Al NowRuz sono legate numerose leggende e tradizioni e anche in letteratura è un tema che ricorre spesso già in fonti molto antiche soprattutto nella poesia lirica: per i poeti era infatti l’occasione di presentare un poema al proprio patron e dava loro la possibilità di iniziare il componimento con “immagini belle e benaugurali”. Nonostante questa festain passato non cadesse sempre nello stesso periodo dell’anno, le tradizioni ad essa associate sono rimaste legate ad antichi riti e cerimonie: tra queste la preparazione della tavola imbandita di dolcetti e simboli evocativi e il fatto di pulire casa da cima a fondo e di aggiustare tutto ciò che è rotto per iniziare l’anno lasciandosi indietro tutto ciò che è stato. Per quanto riguarda la tavola, “Haft-Seen”, viene preparata secondo le sette “S”: Sabzeh (germogli che simboleggiano il rinnovamento e la natura), Samanu (un dolce che simboleggia coraggio), Senjed (olive essiccate che simboleggiano saggezza), Seer (aglio per la felicità), Seeb (mele per bellezza e salute), Somaq-sumac (spezia persiana a base di bacche rosse schiacciate, per la pazienza e la tolleranza), Serkeh (aceto che simboleggia la pulizia). Oltre a queste pietanza sulla tavoglia si dispongono anche altri elementi altrettanto evocativi della fertilità, della prosperità e della famiglia e il Corano.
Altri riti legati al NowRuz
Tra le altre celebrazioni per il NowRuz c’è una festa particolarmente cara al popolo persiano ovvero quella del Tchahar Shanbeh Souri, che la sera dell’ultimo mercoledì dell’anno rievoca le antiche cerimonie del culto mazdaico del fuoco. Quando scende la sera si accendono piccoli falò per le strade e tutti, in special modo i giovani, devono superarli saltandoci sopra cantando “Zardie man az to, Sorkhie to az man” (“Il mio giallo a te, il tuo rosso a me”), perchè il fuoco assorba ciò che di negativo c’è nella persona per restituirgli energia e salute. Successivamente le ceneri vengono raccolte e sotterrate in un luogo lontano a simboleggiare l’abbandono di tutte le cose tristi dell’anno.Un’altra cerimonia, con caratteri simili all’Halloween Occidentale, è svolta dai bambini e dai ragazzi che la sera stessa, tenendo celato il volto e il corpo con lenzuola, vanno di casa in casa percuotendo ciotole di metallo: si fermano ad ogni porta e raccolgono doni, dolcetti o frutta secca.
La Persian Student Association
La PSA è un’associazione di studenti persiani formatasi di recente con l’obiettivo di promuovere la solidarietà tra gli studenti dell’Ateneo tramite eventi culturali e artistici di vario tipo. La giornata organizzata il 15 marzo a La Sapienza è stata un’occasione privilegiata, che si ripeterà il 21 marzo sempre al Polo Marco Polo, grazie agli studentipersiani e ai professori di lingua che sono riusciti a portare un po’ di magia con canti, musiche, dolcetti e poesie recitate in lingua a tutti i partecipanti. Tutto è stato allestito e pensato per festeggiare come una grande famiglia e così per esempio una ragazza era da due settimane che si prendeva cura dei germogli in vista dell’evento e tutti si scambiavano parole d’auguri per un nuovo anno prospero e ricco di gioia, auguri che arrivavano da ogni parte del mondo grazie un video montato appositamente dagli studenti. L’orgoglio e l’emozione nei loro occhi e nelle loro voci erano palpabili mentre raccontavano aneddoti e leggende legate al loro paese d’origine e alle loro famiglie che molto probabilmente avranno già iniziato i lunghi preparativi che precedono la festa vera e propria. Non si può essere mai abbastanza grati per esperienze interculturali di questo tipo, soprattutto quando il tutto si svolge all’interno di un’istituzione pubblica come un’università che da ancora la possibilità di organizzare questi eventi sulla spinta delle associazioni studentesche.
Agnese Corradi(20marzo2019)
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