“Un’esigenza etica, senza dubbio, è stato il punto di partenza della nascita del comitato spontaneo “Primo Contatto”” spiega Lavinia Bianchi.Juri Panizzi, musicista, e Lavinia Bianchi, ricercatrice in Ricerca Sociale Teorica e Applicata dell’Università di Roma Tre, raccontano come è nato “Primo Contatto” il comitato spontaneo che ha dato il via al suo percorso con il seminario “Conoscere per Capire” sul Decreto Sicurezza, svoltosi alla fine di marzo a Latina.“Ci siamo incontrati, amici e colleghi, operatori sociali e artisti, che collaboravano nell’ambito della migrazione, ragionando su quanto stavamo perdendo con il cambio del governo e il Decreto Sicurezza: volevamo evitare di lamentarci ma trovare la differenza che genera differenza, l’azione etica che innesca il battito d’ali di farfalla. Bisognava quindi muoversi e incontrare le persone: da qui è nata l’idea di fare degli incontri “Primo Contatto – Conoscere per Capire””.
Primo Contatto – “Conoscere per Capire”: introduce Ba, migrante libero
Latina, sabato pomeriggio, una fila eterogenea di persone, di età e nazionalità diverse, aspetta di entrare in una sala, ex sede di una cooperativa. In fila sì, perché uno per uno devono lasciare le proprie impronte ed essere fotografati per l’identificazione: è questo che accade agli intervenuti al seminario “Primo Contatto – Conoscere per Capire”. Nessuno scappa, tutti restano incuriositi, qualcuno fa domande, ma per le risposte bisogna attendere. Finalmente si entra nella sala, ma i posti sono tutti riservati, così quasi cento persone si dispongono a far da seconda e poi terza parete davanti ai muri. Qualcuno prova a sedersi ma Ba, ragazzo maliano che li ha accolti uno a uno, li invita ad alzarsi perché “riservato”, non è per loro.
Primo Contatto -“Conoscere per Capire”: Decreto Sicurezza
Cosa ci fanno un attivista per i diritti umani nonché skipper, un avvocato dell’ASGI, una giornalista di Piuculture e un antropologo seduti a un tavolo davanti a quasi cento persone?Si ritrovano, moderati da Lavinia, a ripercorrere in modo oggettivo, ognuno secondo le proprie competenze, il prima e il dopo del Decreto Sicurezza, argomentando con spiegazioni giuridiche, evoluzione delle parole, storie e dati, cambiamenti antropologici, con lo scopo di “restituire un pezzo di verità alla società, perché noi non siamo una controparte, siamo solo portatori di una verità oggettiva e non di un’idea politica”, spiega Armando Maria De Nicola, avvocato ASGI.Si parte così dalle parole e da come la disinformazione ne abbia modificato il significato, richiamando forti accezioni negative. Una per tutte: la parola “invasione”. “Credo sia stata quella che maggiormente ha contribuito a generare un clima di paura e di incertezza. La discrepanza tra questa parola e la realtà cruda dei numeri fa la differenza nella valutazione del fenomeno con tutto ciò che ne consegue”, a Roberto Pergameno, attivista per i diritti umani e skipper, il delicato compito di iniziare partendo proprio dalla trama della “nuova” narrazione della migrazione: lo stravolgimento delle parole.Passo successivo di “Conoscere per Capire” è concentrarsi su alcuni dei punti più critici introdotti con il “Decreto sicurezza” convertito con la legge 132/2018. Armando Maria De Nicola, avvocato ASGI ne delinea con attenzione e chiarezza le modifiche.“Tra i punti più critici:
- l’eliminazione della protezione umanitaria,
- l’estensione dei termini per il trattenimento per l’identificazione o per la verifica dell’identità o della cittadinanza, chiara violazione di tutta una serie di garanzie minime in tema di libertà personale;
- la revoca della protezione internazionale se si commettono alcuni reati, anche non particolarmente gravi quali la minaccia o la resistenza al pubblico ufficiale, che in ottica di bilanciamento dei valori tra tutela dell’ordine pubblico e bene vita per il rifugiato, propendono pericolosamente per il primo;
- l’eliminazione del sistema SPRAR, vero fiore all’occhiello dell’accoglienza europea, in luogo del SIPROIMI cui non avranno accesso i richiedenti ma solo coloro i quali avranno già ottenuto il riconoscimento di una forma di protezione. Il tutto a vantaggio di un’accoglienza dai numeri esagerati, in nome della lotta al “business dell’accoglienza”, e in danno dell’effettiva integrazione degli stranieri, riducendo all’osso i servizi loro prestati e sacrificando migliaia di posti di lavoro;
- l’introduzione di alcuni reati quali il “blocco stradale” che, in ottica repressiva colpiscono anche gli stessi cittadini italiani”.
Nel quotidiano cosa sta accadendo? Quali sono i cambiamenti che ricadono sulle persone?
La redattrice di Piuculture prende voce rispondendo con “Dati”, “Fatti” e “Storie” delle conseguenze umane del Decreto Sicurezza, portando ad esempio tre articoli inchiesta su i neo-diciottenni ex MSNA, l’accoglienza e i tagli e le ripercussioni sui rischi per la salute.Mario Pesce, antropologo, chiude infine l’esposizione ripercorrendo la naturalezza della migrazione: parte dell’uomo fin dalle sue origini e fonte di arricchimento sia dal punto di vista fisico della specie che, soprattutto, dal punto di vista culturale. “Purtroppo non si percepisce più che le persone, tutte le persone, hanno il diritto di migrare. Si fa passare la migrazione come un’invasione, che rimanda ai momenti più brutti della storia, all’invasione barbarica, ad Annibale e quindi a “Cartago delenda est”: oggi i migranti “devono essere distrutti”. Non sono uomini, non sono persone, non hanno diritti e devono andarsene”.
Primo Contatto – “Conoscere per Capire”: impressioni e prossimi passi
“L’umanità vive ancora e resiste rispetto alla barbarie culturale e alle ideologie retrograde che stanno colpendo la nostra democrazia, se ne usciremo, come mi auguro, ne verremo fuori senz’altro più forti . E’ proprio questo ho scoperto piacevolmente durante l’incontro di sabato”, sono le impressioni a freddo di Armando De Nicola.Creare nuovi incontri dove poter dare gli strumenti oggettivi per capire è la strada da percorrere “perché le persone hanno sete di conoscenza, come avrebbe detto Dante “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza“. Appuntamenti del genere servono per quella che Arjun Appadurai, antropologo di origini indiane, chiamava “democrazia profonda”, ossia la democrazia che viene dal basso”, ribadisce Mario Pesce.La sfida però è andare avanti “coinvolgendo chi la pensa in modo totalmente diverso, perché tutte le persone vanno comprese e informate” aggiunge Christian Mastrillo.E allora quali i prossimi passi? Andare avanti sicuramente sulla strada della conoscenza e con lo spirito controcorrente di chi si occupa di umanità intesa come valore umano.
Silvia Costantini(3 aprile 2019)
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