Karima 2G: nell’oscurità voglio vedere la luce

 

Karima – foto di Kicca Tommasi

Alla domanda apparentemente banale “Chii sei? Raccontaci di te” Karima 2G, artista e musicista italiana di origini liberiane, risponde con un sorriso seguito da “ogni volta che mi racconto esce qualcosa di nuovo: il percorso di Karima è un percorso che si sviluppa di giorno in giorno. Rispetto al 2014 mi sento diversa”.Nel 2014, infatti, è stato lanciato il suo primo album solista 2G interamente autoprodotto e seguito da Malala nel 2018. “Prima sentivo l’esigenza di esprimermi, di tirare fuori una sorta di rabbia e sentivo che il mic era il mezzo per poterla raccontare”. Poi si è concentrata sulla questione delle origini e dei confini che separano la sua italianità dalle sue origini africane. Ed è in relazione alla questione del mutamento e dell’evoluzione che Karima spiega la sua “pausa”, dall’ultimo lancio musicale sino ad oggi.“Non necessariamente il silenzio di un artista deve essere interpretato in maniera negativa. Oggi sento che la mia creatività si sta espandendo su altro. Sicuramente sulla musica perché continuo ad elaborarne e a scriverne. Il mio silenzio lo spiego non come una uscita di scena ma come una maggiore presenza e tutta questo clima di tensione mi sta aiutando molto”.

2G: seconda generazione ma anche altro 

“Sto facendo una profonda riflessione su di me. E se la musica che faccio sia passata in secondo piano rispetto al messaggio che voglio lanciare? Fare musica per gli altri e con gli altri fa sì che ad un certo punto non sai più chi sei. Non mi sono mai voluta ghettizzare, pienamente e completamente, nella definizione di seconda generazione nonostante io vi appartenga. In questa fase della mia vita mi sto ripensando come artista e basta. Questo è il privilegio dell’essere di seconda generazione: essere questo e poter essere altro. Il pensarsi come individui della seconda generazione e basta crea negli altri delle aspettative: ma non tutti abbracciano la stessa causa e portano avanti gli stessi ideali, pur appartenendo alla stessa 2G.”

Discriminazione come benedizione

“Mi sono sentita discriminata in ambienti lavorativi e questa è la prima volta che ne parlo. Oggi vivo la discriminazione diversamente ma l’ho vissuta per parecchi anni ed in silenzio non perché volessi subirla – mi sono anche fatta sentire, sempre in maniera educata e diplomatica – ma perché mi sono accorta che quelle persone che l’hanno esercitata avevano sempre qualcosa che non andava. Io ringrazio queste persone perché mi hanno messa in una condizione di disagio così grande che mi hanno dato la possibilità di crescere e maturare. Oggi vedo la discriminazione come una benedizione: il sentirsi discriminato può aprire gli occhi su una miriade di possibilità non visibili prima. Non vivo più la discriminazione come un qualcosa di negativo ma come una esperienza. La diversità ci rende unici. Personalmente non preferisco il termine “discriminazione” perché con esso ci si riferisce a qualcosa che fa paura, qualcosa di totalmente diverso da non riuscire ad accettarlo. Ciò che le persone non comprendono è che se c’è qualcosa che infastidisce così tanto esiste la possibilità di cambiarlo. È nel cambiamento che vedo una crescita”.

La rabbia

“Questo clima di tensione, che reputo necessario, è frutto dell’operato di tutti noi. Siamo tutti coinvolti e siamo tutti creatori di questo periodo storico. Vedo una realtà piena di rabbia incontenibile. È rabbia necessaria. Non possiamo colpevolizzare nessuno, siamo tutti responsabili. Ma nell’oscurità io voglio vedere la luce.” Circa un anno fa, grazie ad un corso universitario Karima realizza un fumetto dal titolo “The Italiens”, letteralmente “Gli Italiani Alieni”, che viene presentato al Crack! Festival dove riscuote un importante successo.“Il fumetto è interamente realizzato e prodotto da me. Si tratta di una raccolta di storie di discriminazione, alcune autobiografiche altre che mi sono state raccontate da immigrati che le hanno vissute in prima persona. Le ho trascritte in un inglese molto semplice e comprensibile.  Come nella mia musica l’intento era quello di presentare, attraverso il fumetto, la capacità di trasmutare il negativo in positivo. Alcuni lettori, al primo impatto, hanno sorriso delle vicende apparentemente surreali per poi apprendere la loro verità. Forse proprio attraverso la risata è possibile abbattere alcuni stereotipi, questo non significa  certamente ridere delle disgrazie altrui!” aggiunge, sorridendo.“Il concetto di Italiens – Italieni per me rappresenta l’uscita dall’alienazione oppressiva verso la consapevolezza del potere della diversità e di come questa diversità ci renda unici”.Karima ha in serbo nuovi progetti, prossimamente sarà possibile sfogliare il secondo volume di “The Italiens”. In concomitanza con la stesura della tesi universitaria sta approfondendo i suoi studi sull’Afrofuturismo: corrente culturale e spirituale nata nel corso degli anni settanta che si pone come obiettivo il superamento dell’idea di razza, sostiene la necessità di eguali diritti civili per bianchi e neri e ripensa una dimensione fantascientifica in cui proietta la popolazione afroamericana come fautrice dell’evoluzione tecnologica. “Non sono stata io ad arrivare all’afrofuturismo ma è stato l’afrofuturismo a trovarmi”conclude Karima.Da un punto di vista musicale sta lavorando su nuovi pezzi e, chissà, proverà a sperimentare la lingua italiana al posto del suo distintivo pidgin english.

Giada Stallone(28 luglio 2019)

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