Il prossimo appuntamento per chi è interessato a quanto sta accadendo in Iran è fissato per il 5 dicembre, giorno di inizio della Conferenza Rome MED – Mediterranean Dialogues, promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’ISPI.Alla conferenza, giunta alla sua quinta edizione, parteciperà il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif reduce dalle violente proteste scoppiate in 20 città dell’Iran, brutalmente represse dalla forze di polizia. Zarif ha criticato l’appello di Francia e Germania a non esercitare la forza per porre fine alle manifestazioni di piazza e ha definito una “vergognosa bugia” e “uno show ipocrita” il sostegno espresso dagli Stati Uniti al popolo iraniano.Ad attenderlo di fronte al Parco dei Principi, sede della Conferenza, ci saranno gli studenti iraniani che vivono in Italia, convinti di essere gli unici in grado di denunciare senza riserve l’operato del governo islamico, a costo di rinunciare per sempre o per molti anni, a tornare nel proprio paese e a perdere i contatti, per proteggerle, con le proprie famiglie.Nel gruppo di quanti hanno manifestato in piazza Venezia a Roma per la “libertà dell’Iran” il giorno dopo lo scoppio delle proteste, c’è Aida, studentessa di 26 anni, arrivata a Roma una anno fa con una borsa di studio per l’Accademia di Belle Arti. “Non basta il rincaro della benzina a giustificare le proteste nel mio paese – dice – la gente è stanca delle promesse non mantenute di Rohani, non ci crede più e vuole un cambio di governo. Un nuovo governo che pensi al benessere e a garantire i diritti fondamentali di tutti gli iraniani, piiuttosto che utilizzare gli introiti del petrolio per finanziare la politica di espansione in Siria e in Libano. Noi studenti, che viviamo in un paese libero come l’Italia, non vogliamo più stare zitti per quieto vivere, non ci possiamo più tirare indietro per paura di ritorsioni da parte delle autorità.Un momento delle manifestazioni di protesta scoppiate in 20 città dell’Iran a causa del raddoppio del prezzo della benzinaPer me è un grande sacrificio – confessa Aida – non sapere quando e se potrò rivedere la mia famiglia, ma sento che mi devo impegnare in questa battaglia per tenere viva l’attenzione sulle condizioni del nostro popolo, a partire dai giovani come me che in Iran non possono parlare liberamente. Il regime sta già organizzando delle contromanifestazioni di sostegno alla Guida Suprema, alle quali la gente parteciperà sotto la minaccia di perdere il posto di lavoro. Lo abbiamo saputo da persone che lavorano nelle scuole”.
La lettera – appello degli studenti “iraniani – europei”
Gli iraniani in Italia sono 12.520(Istat 2019), la maggior parte risiede in Lombardia. Del gruppo di studenti iraniani, tutti molto giovani, fanno parte anche singoli iraniani che in Italia hanno stabilito la loro attività, dei quali per ovvi motivi, non facciamo in nomi. Collegati anche con gli studenti che risiedono a Francoforte e Berlino, hanno concepito una lettera aperta-appello con una serie di richieste per il governo italiano e le Nazioni Unite, che cercheranno di rendere pubblica in occasione della Conferenza alla quale parteciperanno i ministri degli esteri dei paesi del Medio Oriente, ricevuti dal ministro, Luigi Di Maio.Le richieste, avanzate con innegabile quanto apprezzabile candore politico, si rivolgono ai paesi europei e all’Onu. Nell’appello si chiede:
- la diffusione sui canali della televisione italiana dei video girati dai manifestanti nel corso degli scontri con la polizia per far sapere al mondo cosa sta veramente succedendo in Iran;
- la convocazione dell’ambasciatore iraniano in Italia perché riferisca sui recenti eventi;
- la richiesta di libertà per i prigionieri politici;
- il divieto di arresto dei feriti ricoverati in ospedale;
- una chiara presa di posizione da parte dei governi europei a sostegno delle proteste del popolo iraniano;
- la richiesta al governo italiano di “stabilire sanzioni contro la Repubblica Islamica”.
Probabilmente l’appello degli studenti non avrà grande spazio nella narrazione dei media riguardo alla situazione iraniana, sulla quale si accendono i riflettori solo nell’emergenza degli scontri di piazza o per parlare dell’imposizione del velo alle donne, quasi fosse il più importante dei problemi. Così come è passata sotto silenzio la manifestazione organizzata dagli studenti a piazza Venezia il 19 novembre scorso.
A sostegno delle richieste degli studenti restano i report di Amnesty International che aveva subito denunciato come il blocco di internet, disposto dalle autorità iraniane nei giorni delle manifestazioni, fosse servito a “creare un black-out dell’informazione sulla brutale repressione” documentata invece dall’organizzazione attraverso “video verificati, testimoni oculari e informazioni, raccolte da attivisti fuori dall’Iran”. Il blocco èdi internet è comunque servito sicuramente a nascondere il numero certo delle vittime che oscilla tra i 143 e i 300 e quello degli arresti. Secondo fonti vicine alla Guida Suprema Ali Khamenei, si tratterebbe di manifestanti “pagati per creare il caos” che verranno processati e ora rischiano l’impiccagione.
Francesca Cusumano(27 novembre)
Leggi anche:Viaggio immaginario per celebrare il NwruzStoria dell’Imam Khomeini, tiranno e amante devotoSuvashun, primo romanzo scritto da una donnain Iran