È partita la campagna per la raccolta di adesioni ad “A scuola anch’io” un documento, firmato e condiviso allo stesso tempo dal “fronte” del volontariato, dai rappresentanti di alcuni municipi romani e da singoli presidi, che denuncia i ritardi del sistema di istruzione romano nell’assolvere al dovere di garantire la scuola dell’obbligo ai minori neo arrivati in Italia.
Le associazioni del Volontariato
Il territorio metropolitano di Roma è innervato di numerose associazioni di volontariato e promozione sociale che offrono attività extra scolastiche, alcune anche aperte nei mesi estivi: corsi di lingua per bambini e adulti, doposcuola, orientamento nei servizi, socialità e incontri interculturali, pratiche di cittadinanza attiva con cittadini stranieri. Queste attività, svolte su base volontaria, sviluppano legami di comunità interculturali che aiutano a intercettare i migranti neo arrivati. Ma il mondo del volontariato ora scende sul piede di “guerra” chiedendo alle istituzioni di fare la propria parte.
Il permesso familiare rappresenta il 48 per cento a Roma
Il permesso familiare a Roma rappresenta il 48% dei permessi, un dato superiore alla media nazionale. Nel 2018 sono stati 5.102 cittadini gli arrivati non comunitari in età 0 – 18 anni. Il 72% bambini fino a 5 anni. “Le famiglie quando arrivano con i bambini non sanno a chi rivolgersi e non tutti sono consapevoli che in Italia esiste l’obbligo scolastico per legge”, spiega Paola Toniolo Piva, coordinatrice di Rete Scuolemigranti che è tra i promotori, insieme alle associazioni Piuculture e Altramente di un documento, condiviso anche da numerosi presidi di scuola e dagli assessori di alcuni municipi romani, dove si auspica una riforma del sistema scolastico per l’inserimento dei migranti. “Molti non capiscono la lingua – continua Piva – e perdono molto tempo prima di iscrivere il loro figlio a scuola. Altri si imbattono nelle fantomatiche “liste d’attesa” presentate dai presidi che in questo modo rinviano la soluzione del problema di qualche mese. Il che vuol dire che slittando a febbraio il bambino perde l’anno scolastico”.
Carenza di organici e docenti non esperti di italiano L2
Il problema è anche rappresentato, naturalmente, dalla carenza degli organici scolastici e dall’impreparazione degli insegnanti a farsi carico della presenza dei neo arrivati che non parlano l’italiano. Accade, così, che il bambino venga inserito in una classe che non è adeguata alla sua età o che sia messo in un banco dalla maestra a disegnare per non disturbare la lezione. Il gap linguistico dei neo-arrivati non rientra nei parametri per la composizione quantitativa e qualitativa dell’organico. Le scuole non sono tenute ad avere un docente esperto di insegnamento italiano L2 .
Mancano i corsi intensivi di inserimento
I dirigenti scolastici fanno un utilizzo flessibile dell’organico funzionale per molte necessità estemporanee come le supplenze brevi, e poche ore rimangono per l’insegnamento di italiano ai neo-arrivati, che avrebbero bisogno di un corso intensivo di inserimento. Attualmente gli istituti scolastici stipulano protocolli di collaborazione con il terzo settore, a loro volta i genitori immigrati si appoggiano al volontariato per lezioni gratuite , doposcuola, centri infanzia. Chi può permetterselo iscrive i figli alle scuole private. “Fino a quando la richiesta di iscrizione in una scuola romana verrà considerata un evento singolo, occasionale – denunciano i promotori nel documento – il sistema scolastico risponderà con aggiustamenti estemporanei, ma a Roma il continuo afflusso di ricongiungimenti di minori in età scolare è un evento prevedibile nel medio periodo, che va affrontato in modo coordinato e sistematico”.
“A scuola anch’io”: le proposte
Ecco in sintesi le proposte operative:
- Monitorare di anno in anno l’ingresso dei minori stranieri al fine di programmare il fabbisogno di organico degli istituti scolastici, sulla base di stime attendibili in previsione dell’arrivo di alunni stranieri anche in corso d’anno;
- Organizzare corsi intensivi di italiano nelle scuole polo e/o nelle scuole aperte anche d’estate istituite dai Municipi;
- Formalizzare un punto di raccordo organizzativo con i Municipi per la gestione della accoglienza delle scuole dei neo arrivati in corso d’anno;
- Istituire uno Sportello Unico Immigrazione presso la prefettura con informazioni multi-lingue sulla iscrizione a scuola;
- Affidare al Consiglio Territoriale Immigrazione il monitoraggio del nuovo sistema
“Il documento, sottoscritto da tutte le realtà territoriali che verranno coinvolte dalla raccolta di adesioni verrà dibattuto prossimamente in un seminario al quale stiamo lavorando – conclude Paola Piva – al quale inviteremo a confrontarsi dirigenti scolastici, assessori alle politiche educative, le associazioni del volontariato, i docenti della scuola pubblica, gli insegnanti volontari, i mediatori culturali e i leader delle comunità straniere”.
Francesca Cusumano(25 febbraio 2020)
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