Nei giorni di emergenza coronavirus lo stato di sospensione e incertezza che unisce l’Italia nella lotta al virus riguarda anche il mondo dell’associazionismo costretto a chiudere scuole di italiano, sportelli legali e a sospendere attività formative e di integrazione.
Casa dei Diritti Sociali: “i diritti non si sfrattano”
Era aprile 2016 quando davanti la sede di via Giolitti di Casa dei Diritti Sociali è cominciata la mobilitazione in risposta al provvedimento di “Riordino gestionale del patrimonio capitolino”. Nella mattinata dell’11 aprile il dipartimento Patrimonio sviluppo e valorizzazione del Comune comunicava alla Cds il mancato rinnovo della concessione dei locali dove vengono portate avanti le attività di sportello socio-legale e di scuola di italiano per stranieri.

“I diritti non si sfrattano”: le parole che campeggiavano sullo striscione giallo appeso alla balaustra davanti al civico 225 di via Giolitti sono state per quattro anni l’imperativo con cui l’associazione ha portato avanti la sua battaglia per il riconoscimento del valore sociale svolto dall’associazione in difesa delle fasce più svantaggiate della popolazione.
In un periodo di sospensione di tutte le attività della CDS, dal laboratorio teatrale alla scuola, dallo sportello legale alle passeggiate, arriva il 5 marzo scorso una notizia positiva e di incoraggiamento per tutte le attività associative della Capitale: il TAR del Lazio, dopo quattro anni, ha emesso la sentenza definitiva sul ricorso presentato contro l’Amministrazione che non aveva rinnovato la concessione dei locali e aveva poi avanzato al Tribunale una richiesta di risarcimento.
Con la sentenza inoltre, il TAR ha riconosciuto il valore sociale delle attività svolte sul territorio. “Una vittoria importante”, commentano i volontari, “ma anche un segnale di speranza per le altre associazioni del terzo settore sottoposte alle medesime intimazioni di sfratto”.
Lucha y Siesta: “continuiamo a sostenere le donne”
Anche per Lucha y Siesta questi sono giorni cruciali: “Stiamo fronteggiando una grave emergenza e ragioniamo in questi giorni su come poter continuare a dare sostegno a distanza”, dichiarano le attiviste di Lucha y Siesta, il progetto di accoglienza abitativo e sociale al femminile nato dodici anni fa nel quartiere Lucio Sestio. “Stiamo cercando di trovare un modo per continuare a sostenere quelle donne che in questi giorni devono restare a casa all’interno di situazioni di violenza, sostegno che continueremo a dare attraverso il nostro sportello telefonico”.

Per Lucha y Siesta la lotta per difendere il proprio spazio materiale e simbolico per l’autodeterminazione delle donne continua. “Il 25 febbraio un addetto ACEA è arrivato per staccare le utenze. L’assemblea pubblica di riposta è stata forte e compatta. Le utenze ci sono ancora e da quel giorno siamo in presidio permanente“. Al fianco delle attiviste di Lucha y Siesta c’è una comunità che riconosce il valore di questo spazio politico, culturale, educativo: togliere al centro lo spazio materiale, ovvero il palazzetto dell’Atac, non vuol dire solo negare un tetto alle donne che escono da percorsi di violenza, ma stroncare un progetto sociale e culturale indispensabile: sociale, perché le attiviste di Lucha y Siesta a titolo gratuito in dodici anni hanno accolto 142 donne con 62 minori e ne hanno sostenute 1200. “Un lavoro che ha fatto risparmiare all’amministrazione capitolina circa 6.776.586,00 euro“, sostengono le attiviste; culturale perché le attività dell’associazione hanno l’intento di costruire uno spazio di riflessione che coinvolga attivamente l’intera società civile riguardo le tematiche della violenza di genere: non solo sostegno alle vittime, dunque, ma prevenzione.
I posti letto offerti alle donne da Lucha y Siesta sono quattordici: il Consiglio d’Europa, nella Convenzione di Instabul, indica come misura sociale minima la presenza di un posto letto ogni diecimila abitanti da mettere a disposizione per donne che escono da situazioni di violenza. A Roma ce ne sono appena 25 e più della metà sono forniti da Lucha y Siesta.
Se l’associazione è sostenuta da cittadini e organizzazioni nazionali e internazionali, che si sono unite alla lotta con la creazione di un comitato lo scorso settembre, l’amministrazione comunale è sorda di fronte a un dialogo e continua a dichiarare che le utenze verranno staccate. All’intenzione di mettere in vendita i locali, Lucha y Siesta risponde dichiarando che allora li comprerà: il crowdfunding è attivo e al momento ha superato i 119.000 euro mila di fronte alla cifra dei 360.000 posti come obiettivo. “La Regione ha dichiarato di aver messo a bilancio 2.400.000 euro per salvare gli spazi e partecipare all’asta prevista per il 7 aprile“.
In attesa di questa data importante, non solo per Lucha y Siesta, ma per tutta la comunità, le Luchadoras create da oltre 600 artisti hanno colorato i muri delle zone Prenestina, Quadraro, Ostiense, Trastevere, fino al Centro Storico. Seicento differenti omaggi per una campagna comunicativa e politica di grande impatto: tra artisti coinvolti Zerocalcare, Gipi, LRNZ, Sara Pichelli, Zuzu, Maicol&mirco.

Elisabetta Rossi
(11 marzo 2020)
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