Immigrazione e imprenditoria: il rapporto del Centro Studi IDOS

La recente chiusura, seppur temporanea, del locale Hang Zhou, il ristorante cinese più famoso di Roma, mostra come le attività imprenditoriali condotte dai lavoratori immigrati nel nostro Paese, le prime ad essere messe in ginocchio dall’emergenza coronavirus, siano pesantemente a rischio. Eppure in Italia sono oltre 600mila le imprese di questo tipo, un decimo di tutte le aziende presenti sul territorio. Di queste, quasi 80mila sono nel Lazio: oltre il 13% del totale. A svelarlo sono le anticipazioni, pubblicate dal Centro Studi e Ricerche IDOS, del “Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2019 in Italia”, secondo le quali l’imprenditorialità degli immigrati, prima della crisi economica scatenata dal Covid-19, era in forte crescita.

Le principali attività

Come evidenziato dal rapporto, le attività indipendenti dei migranti sono aumentate del 2,5% nel 2018, pari a 15mila aziende in più, e del 32,6% dal 2011, concentrate soprattutto nel commercio (35,1%) e nell’edilizia (22,4%), ma sempre più orientate verso il settore dei servizi. Dal 2011, le attività di supporto alle imprese gestite dai migranti, come i servizi di pulizia, manutenzione, giardinaggio, sono quasi raddoppiate (+93,4%), per cui alla fine del 2018 se ne contano circa 34mila. Appartiene al settore dei servizi anche il secondo comparto che più si è distinto in termini di crescita: quello delle attività di alloggio e di ristorazione (+61,5% dal 2011), divenuto il terzo ramo di attività per gli immigrati che scelgono la via dell’autonomia (8,1%), dopo il commercio e l’edilizia, con una quota simile a quella della manifattura (7,8%).

Ditte individuali e sistemi ibridi

La ditta individuale continua ad essere la forma d’impresa più diffusa (77,7%) ed emerge, inoltre, un’apertura a forme di sistemi ibridi, ovvero gestiti in collaborazione tra migranti e autoctoni (6,0%). Cresce, allo stesso tempo, anche la partecipazione dei cittadini di origine straniera alle start-up innovative: alla fine del 2018 sono il 22,5% del totale. A segnare un dato positivo anche la presenza delle donne che guidano, con 144.668 imprese, un quarto delle attività imprenditoriali in mano a lavoratori di origine straniera (all’inizio del 2019): un aumento del 37,4% rispetto alla fine del 2011.

Specializzazioni etniche

I gruppi etnici maggiormente presenti sono i marocchini (14,1%), seguiti dai cinesi (11,5%), dai romeni (10,7%), dagli albanesi (6,9%) e dai bangladesi (6,6%). Ogni gruppo è concentrato in diverse zone e specializzato in determinati settori: i marocchini, più numerosi nel Nord, e i bangladesi, nel Lazio e soprattutto a Roma, svolgono la loro attività principalmente nel commercio; i romeni, nella capitale e a Torino, si dedicano specialmente all’edilizia, come pure gli albanesi, tra il Nord-Ovest e la Toscana; i cinesi, più presenti tra Milano e le province toscane di Prato e Firenze, recano una maggiore flessibilità, con il 35,7% che si dedica al commercio, il 32,7% alla manifattura e il 13,4% ai servizi di alloggio e ristorazione.

Lazio e Roma

Il Lazio si conferma una fra le regioni più ospitali, con 79.845 attività a gestione immigrata, il 13,3% di tutte quelle presenti in Italia: l’incidenza sull’imprenditoria regionale è del 12,1%, ben al di sopra della media nazionale (9,9%). Rispetto a quella autoctona, inoltre, si registra una crescita più veloce: dal 2017 al 2018 queste imprese sono aumentate del 2,5% in Italia e del 3,5% nel Lazio, a fronte di un andamento stagnante del resto dell’imprenditoria locale (-0,1% in Italia, +0,8% nel Lazio). Ma è soprattutto negli ultimi cinque anni (2013-2018) che si è registrato il protagonismo delle imprese immigrate nella regione, cresciute del 31,8%, con una forte presenza di titolari bangladesi (23,8%), seguito dai romeni (16,2%), marocchini (8,0%), cinesi (7,1%), egiziani (6,8%) e nigeriani (3,4%). Più di 8 titolari immigrati ogni 10 ha la propria attività nella città metropolitana di Roma (l’84,8% del totale regionale); al secondo posto si colloca la provincia di Latina (5,3%), cui seguono le province di Frosinone (4,8%), Viterbo (3,7%) e Rieti (1,5%).

L’importanza imprenditoriale dei migranti

L’iniziativa imprenditoriale dei migranti rappresenta un elemento vitale per l’economia del nostro Paese. Osservando questi dati, vale la pena soffermarsi a pensare quanto siano importanti il dinamismo e l’imprenditorialità degli immigrati, i quali devono ora affrontare, al pari di tutti, una crisi economica senza precedenti legata all’emergenza Covid-19. Se non adeguatamente supportati, molti imprenditori immigrati saranno costretti a lasciare l’Italia, il luogo che hanno scelto non solo per lavorare, ma anche per vivere: un posto dove far crescere i propri figli, dove incontrare nuovi amici e creare legami. Non abbandoniamoli: oltre ad infrangere il loro sogno, perderemmo tutti una parte significativa del nostro bel Paese e, soprattutto, della nostra cultura.

Vincenzo Lombardo
(11 marzo 2020)

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