Cina: la paura del coronavirus non può diventare paura dei cinesi

Fan Ho, Hong Kong 1950s and 60s – Courtesy Blue Lotus Gallery
Dall’emergenza globale alla psicosi nazionale: questo lo scenario al quale si è assistito nelle ultime due settimane a causa del coronavirus che ha messo in ginocchio la Cina. Una drammatica circostanza che ha diffuso episodi di razzismo e sinofobia nel nostro Paese, provocando desertificazioni di ristoranti cinesi e una tensione sociale altamente discriminatoria.

Voci dalla Cina

Dalla lontanissima Cina Kylie, 28enne residente a Pechino, racconta di come lì la maggior parte delle persone decida di rimanere in casa e di uscire solo in caso di necessità; tutti muniti di mascherine e disinfettanti che, attualmente, sono difficili da trovare quasi quanto in Italia.“Il governo centrale ha adottato la politica secondo cui le persone non dovrebbero rientrare nelle sedi lavorative prima del 10 febbraio” e ciò riguarda anche i ristoratori e commercianti che temporaneamente mantengono chiuse le proprie attività. “Allo stesso tempo si cerca di capire se le persone infette debbano essere messe in quarantena separatamente e non solo a casa” ma ciò è ostacolato dalle risorse mediche carenti in Hubei.Per quanto riguarda i dati divulgati dai media Kylie non crede che le statistiche siano veritiere al 100%.  Sulla psicosi da coronavirus che attanaglia l’Italia aggiunge “il mio ragazzo, italiano, mi ha detto che è impossibile reperire delle mascherine. Il che è un bene: bisogna essere cauti ma senza esagerare. Nei paesi europei si sono verificati episodi di xenofobia ed insulti nei confronti dei cinesi ma, personalmente, sono più preoccupata di coloro che soffrono in Cina e di chi non riesce ad avere un trattamento sanitario adeguato. Sono anche in ansia per le conseguenze e sui danni che questa forma di polmonite ha provocato sull’economia globale, oltre al caos che stiamo vivendo”.Le stesse sensazioni di Jing, giovane studentessa universitaria cinese residente in Italia; seppur molto preoccupata per la situazione, si sente rassicurata dal fatto che nella sua provincia, Sichuan, la situazione sia decisamente stabile. “I miei famigliari ed amici stanno bene, sono tranquilla perché mia sorella è lì vicino a loro”. Ed a proposito di episodi di discriminazione Jing racconta di non esserne stata protagonista ma di aver appreso di qualche episodio da giornali e social.

Un Capodanno rimandato

Sofferta ma necessaria la decisione di rimandare le celebrazioni del Capodanno cinese la cui data era fissata al 25 gennaio. Un gesto di solidarietà, voluto dalla comunità cinese mondiale. Le celebrazioni, a Roma, si sarebbero dovute tenere in Piazza San Giovanni il 2 febbraio.Kyle, a Pechino, è rimasta a casa con la famiglia e gli auguri agli amici li ha potuti mandare solo online; Jing, a Roma, si è riunita con qualche amica per uno spuntino alla vigilia, i suoi genitori hanno cenato in casa anche se solitamente si riuniscono con altri parenti.

Mobilitazioni sul territorio

A mobilitarsi sul territorio del Municipio II, la redazione di Cina in Italia che durante la giornata di domenica 2 febbraio, durante la quale si sarebbero dovuti tenere i festeggiamenti del Capodanno cinese, ha organizzato una raccolta fondi destinata a Whuan. Una iniziativa di solidarietà utile anche a sensibilizzare la cittadinanza. “La risposta è stata positiva, anche oltre le nostre aspettative. Molti gli italiani che hanno partecipato ed espresso solidarietà alla Cina” ha raccontato Lea Vendramel, caporedattrice del giornale. “Continueremo ad impegnarci per avvicinare le due comunità e far sì che non si arrivi ad episodi di ingiustificata discriminazione”.Ad esprimere rammarico sui recenti episodi di sinofobia è l’avvocato Lifang Dong, Presidente dell’Associazione Silk Council – che promuove l’ interscambio commerciale e culturale tra Cina e Italia e le sinergie tra tutti i paesi della Nuova Via della Seta- sul cui sito è possibile effettuare una donazione per l’acquisto di mascherine e tute destinate alla Cina. “La psicosi è più dannosa del virus stesso ed ora si è giunti ad una degenerazione” ha aggiunto. “Questi episodi dovrebbero far riflettere e avere come conseguenza l’unione e la compattezza piuttosto che episodi xenofobi.A mio avviso, è necessario avere fiducia nelle istituzioni e soprattutto nel sistema sanitario che in poco tempo è riuscito ad isolare il virus. Bisognerebbe evitare fake news che potrebbero alimentare comportamenti irrazionali e sfociare in discriminazioni e razzismo. Attualmente non è importante cercare l’untore della peste ma non creare allarmismi, avere umanità e trovare soluzioni concrete”. Lifang, da sempre impegnata nell’assistenza agli investitori asiatici in Europa e nel supporto all’internazionalizzazione delle imprese europee verso l’Asia, spiega di come il fenomeno abbia avuto – e avrà- importanti ripercussioni sull’economia globale: calo delle borse finanziari, riduzione degli investimenti, dei flussi turistici. in Italia ci sono oltre 300 mila cinesi residenti, oltre 53 mila imprese di origine cinese impegnate in vari settori e sono a Roma oltre 3 mila imprese di origine cinese.Dal 2008 al 2019 ci sono stati grandi investimenti in Italia e le imprese aperte dai cinesi che hanno creato un buon numero di posti di lavoro per gli italiani. Attualmente, ha spiegato Lifang, il rapporto bilaterale import-export ha subito gravi danni, oltre che nell’ambito ristorativo, alberghiero e turistico. “Unione e umanità” le parole più volte citate da Lifang.

Voci dai quartieri

A risentirne la comunità cinese, da sempre integrata sul territorio, e le loro attività. La preoccupazione dei commercianti ed imprenditori cinesi su suolo capitolino è alta. “La situazione è surreale, non ci sembra vero ciò che sta accadendo. Non c’è stata una diminuzione degli ingressi al ristorante, piuttosto si è azzerata” racconta il signor Lin, gestore del ristorante omonimo di via Basento. “Il governo cinese si è attivato per contenere il contagio. È stato costruito un ospedale appositamente e nei prossimi giorni ne verrà aperto un altro. Noi in Italia, da cittadini responsabili, abbiamo preso tutte le dovute precauzioni e le accortezze che si adottano quando circolano i vari tipi di influenze”. Lin racconta di come i media cinesi si siano occupati di rendere tutto estremamente trasparente nella divulgazione di dati utili ad informare la cittadinanza, cercando di non creare allarmismi. “Da cittadino cinese sono orgoglioso di come la Cina stia affrontando questa emergenza con decisione e cooperazione. Ne comprendo le difficoltà, soprattutto nel dover gestire e tranquillizzare 60 milioni di persone, ma è una grande sfida e io sono fiducioso. Forza Cina, forza Wuhan!”. Per quanto riguarda il suo capodanno “non ho fatto grandi festeggiamenti: c’è un emergenza in Cina”.

Giada Stallone(4 febbraio 2020)

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