Coronavirus, progetti e desideri dei giovani: come cambiano

Coronavirus, progetti e desideri dei giovani: come cambiano? La lunga pausa imposta dall’emergenza aggiunge nuove consapevolezze e prospettive, sia a livello personale che sociale. Lo sguardo sul futuro di Andrea e Amadou.

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Fonte: Pixabay

Amadou viene dal Gambia e ha 23 anni. Quando è arrivato in Italia, tre anni fa, la parola “futuro” si caricava di aspettative, sogni da realizzare in un paese che gli avrebbe permesso di continuare a crescere, costruendosi una vita indipendente e autonoma. In soli tre anni, molti progetti hanno iniziato a prendere forma: due anni in un centro di accoglienza straordinaria e poi la vita fuori, fatta di studio, un lavoro come mediatore culturale a Viterbo e un appartamento condiviso con un amico. Ora, di nuovo, torna la paura per un futuro incerto, ma mai abbandonare i propri progetti: speriamo che torni la vita come era prima, anzi una vita migliore.Cosa ha messo in pausa la pandemia?Fortunatamente, poche cose: seguo la scuola con la didattica a distanza, a giugno farò l’esame per la licenza media. Il lavoro di mediatore culturale continua attraverso telefonate e videochiamate. Fare questi incontri a distanza è molto diverso, sia il mediatore che la scuola hanno bisogno del contatto diretto tra le persone, ma l’importante è che comunque si continui a portare avanti tutte le nostre attività. Anche il Ramadan, seppure diverso, va avanti, ma nelle case. La vita continua in maniera diversa, non tutto è stato messo in pausa.Quali sono i tuoi programmi per il futuro?Studiare mi piace, la scuola media è stata un bellissimo percorso che mi ha fatto crescere, aiutandomi molto con l’italiano. Però non ho in mente di continuare con gli studi: vorrei frequentare corsi di formazione, magari per piazzaiolo o panificatore.C’è qualcosa che senti di dover recuperare?C’è una cosa molto importante che si deve assolutamente recuperare in futuro: la dimensione sociale. I migranti che seguo nel centro di accoglienza hanno paura in questo momento. Chi viene da un altro paese vuole trovare lavoro, relazioni, ha bisogno di essere inserito e di sapere che può integrarsi nella società. Questo distanziamento ha interrotto un processo molto importante. A me mancano tutti i miei rapporti con gli italiani, la vicinanza con gli altri, questa è la cosa che mi dispiace di più di aver perso.C’è qualcosa che senti di aver perso definitivamente?Ho paura che si stia perdendo la fiducia. Oggi sappiamo che siamo noi a portare il virus agli altri, quindi questo genera paura, guardiamo allo sconosciuto con diffidenza, lo evitiamo. Spero che questa pandemia passi senza lasciare dietro di sé questa conseguenza.Che cosa avresti voluto e dovuto fare in questi mesi, nel senso di prospettive lavorative o di studio?Per fortuna lavoro e studio sono proseguiti grazie alla tecnologia. Una cosa che però mi manca moltissimo è il corso di teatro che sarebbe dovuto iniziare due mesi fa e che purtroppo è stato annullato. E il teatro, non si può certo recuperare con i mezzi tecnologici. Quello è un vero peccato, è una cosa che mi manca molto.Cosa aggiunge questa pandemia al tuo futuro?Penso che questa pandemia ha portato un bisogno di sicurezza e controllo, di rispetto delle regole che servono a affrontare un problema. Ci siamo resi conto che anche un grande problema, con l’aiuto di tutti, può essere superato, e questo è un insegnamento.C’è qualcosa che elimina dal tuo futuro?Nel presente questa pandemia ha interrotto una vicinanza con le persone. Non so dire se questo continuerà nel futuro, spero proprio di no.Sono cambiati i tuoi programmi per il tuo futuro?No, sono sempre gli stessi: un lavoro stabile e una famiglia mia. E spero di tornare presto a impegnarmi per realizzarli.Si parla anche di cambiamenti sociali alle porte, senti di avere un ruolo in questa evoluzione?Penso che dovremo partecipare tutti al cambiamento. Imparare a rispettare noi stessi, la natura, a vivere meglio nella comunità. La tecnologia, che ci ha aiutato tanto in questo periodo, è uno strumento nelle mani della nuova generazione, speriamo che ci aiuti a migliorare.  Per Andrea Morachioli, 20 anni, la pandemia è come un aggiornamento di sistema, d’altronde anche il linguaggio subisce la deformazione professionale: ha 20 anni e si è trasferito due anni fa a Milano da Civitavecchia per studiare ingegneria informatica al Politecnico. Dopo le prime esperienze in cattedra già al Liceo, lavora come sviluppatore libero professionista e formatore nell’ambito di progetti di innovazione didattica rivolti agli studenti delle scuole superiori. Un desiderio su tutti per il futuro? Una maggiore attenzione a tutto quello che viviamo. Cosa ha messo in pausa la pandemia? Tanti progetti, tanti incontri, tante iniziative che per forza di cose non possono essere sostituite da un’identità digitale, almeno per ora. Ma questa quarantena ha cambiato un po’ di cose, nella routine c’è un più di tempo per interagire con gli amici, con i colleghi, eravamo sempre tutti attaccati ai dispositivi e questo ci portava a non parlare. Ha messo in pausa dei silenzi, dei finti momenti: mi sono accorto che forse parlavo troppo poco con le persone con cui avrei dovuto parlare.Quali sono i tuoi programmi per il futuro?Il primo obiettivo a livello di studio è quello di terminare questo primo percorso di Laurea per poi proseguire su tematiche legate all’Intelligenza Artificiale o alla sicurezza dei dati, dal punto di vista lavorativo c’è qualche progetto che mi piacerebbe pubblicare nel breve termine su come affrontare determinati disagi, vissuti in maniera amplificata anche in questo periodo, ma bisogna trovare i tempi giusti.C’è qualcosa che senti di dover recuperare? Alcune situazioni, sicuramente il ritmo perché cambierà nuovamente però in linea di massima non ci sono cose da recuperare. Durante questa quarantena ho cercato di sfruttare il tempo nel miglior modo possibile, almeno ci ho provato, non so se ci sono riuscito o meno, lo scoprirò.C’è qualcosa che senti di aver perso definitivamente? Lavorando anche come libero professionista sui progetti, qualche contratto è andato un po’ perso. Ma solo il tempo ci dirà se le occasioni saranno o meno recuperabili, non ci può frenare l’idea: non arriverà oggi, arriverà domani.Che cosa avresti voluto e dovuto fare in questi mesi, nel senso di prospettive lavorative o di studio?Nulla di rimandato per questa quarantena, ho un’idea un po’ particolare su queste cose: siamo noi a decidere di fermarci. Quando hai un obiettivo di certo non è la quarantena che ti tiene fermo.Cosa aggiunge questa pandemia al tuo futuro? Momenti di spensieratezza. Avendo una vita divisa tra università e lavoro, molto spesso venivano un po’ meno i momenti per i familiari, per le persone che mi sono state vicino, per gli amici. Non intendo tralasciare tutto il resto per stare con loro ma riuscire a ritagliare tutto quel tempo che in questo periodo mi sono reso conto di non aver dato e che invece meritano.C’è qualcosa che elimina dal tuo futuro? La convinzione dell’abbiamo visto tutto quello che poteva succedere. Questo evento ci ha dimostrato che non è così e che dobbiamo dare tanto valore a quello che viviamo.Sono cambiati i tuoi programmi per il futuro? C’è stato un aggiornamento. Queste occasioni, questi contratti persi mi hanno fatto riconsiderare alcune cose, anche solamente il discorso di dare un valore diverso al tempo mi ha dato l’occasione di riprogrammarmi un po’ anche a livello di quotidianità, di quello che vorrei.Si parla anche di cambiamenti sociali alle porte, senti di avere un ruolo in questa evoluzione?Ognuno di noi, chi più giovane e chi meno giovane, ha la responsabilità riguardo ad alcune tematiche, a piccole cose che fanno i grandi cambiamenti. Ma in realtà l’ha sempre avuta, questo evento ci ha dato solo un motivo in più per essere responsabili. L’esempio che mi viene in mente è quello dell’inquinamento che in questo periodo è calato perché i veicoli hanno viaggiato poco, domani sarà ancora possibile, ma questo dipende da una quantità di persone che decidono di cambiare prospettiva, di fare un piccolo passo. Io spero di farmi trovare pronto, ma non posso essere certo di riuscire a imbracciare lo scudo.

Rosy D’EliaElisabetta Rossi(6 maggio 2020)

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