L’emergenza per il coronavirus, che sul piano sanitario colpisce tutti e su quello economico-sociale alcune categorie più di altre, per i migranti è doppia emergenza: sanitaria e sociale.Quali sono le conseguenze della pandemia su migranti e immigrati?
Sbarchi – Porti chiusi
Il Governo, con un Decreto interministeriale del 7 aprile, ha dichiarato i porti italiani “non sicuri” a causa dell’emergenza sanitaria, per cui le navi battenti bandiera straniera non saranno più autorizzate a effettuare sbarchi fino al 31 luglio. I 150 naufraghi salvati il 6 aprile dalla Alan Kurdi della Ong tedesca Sea-Eye, unica a intervenire in mare in questi giorni, verranno trasferiti insieme all’equipaggio su una nave o struttura in terraferma per i controlli sanitari e la quarantena. Questa è la disposizione data dalla De Micheli, Ministra dei Trasporti e delle Infrastrutture, a Borrelli, capo della Protezione Civile, per non venir meno agli obblighi previsti dal Diritto internazionale. Tale decisione è stata presa il 12 aprile dopo la reazione indignata di molte associazioni: quelle del Tavolo Asilo, Save the Children, Oxfam e altre, secondo le quali la chiusura dei porti costituisce una violazione dell’obbligo di soccorso ed è quindi illegittima.Inoltre, come sottolineato da Luigi Manconi in un articolo su La Repubblica, un’accoglienza organizzata è una garanzia di maggiore sicurezza sanitaria per noi e tutta l’Europa, perché evita che si verifichino ingressi incontrollati di piccoli gruppi.Secondo i dati del Ministero dell’Interno solo nell’ultima settimana sono arrivate sulle coste italiane 434 persone e 3.228 dall’inizio dell’anno, provenienti da vari Paesi, di cui i primi 5 sono Bangladesh, Costa d’Avorio, Algeria, Sudan, Marocco.
Regolarizzazione degli invisibili
Sistema d’accoglienza da riorganizzare
Traffico di migranti nel Mediterraneo e situazione in Libia
Più di mille sono state le partenze di migranti dalle coste libiche con mezzi di fortuna nell’ultima settimana; molti vengono riportati in Libia, altri tentano la traversata in mare. Alarm Phone, il servizio di emergenza per naufraghi, ha ricevuto più di 10 chiamate in questi giorni da imbarcazioni in condizioni disperate, lasciate partire dalle autorità libiche e dai trafficanti. Si teme un drammatico aumento dei morti in mare, perché le navi di soccorso delle Ong hanno sospeso le attività e perché il compito della nuova operazione militare europea “Irini”, subentrata a “Sophia”, è di controllare l’embargo sulle armi verso la Libia nel Mediterraneo orientale. Ed è di scarsa rassicurazione la dichiarazione di Borrell, l’Alto rappresentante della UE per Esteri e Sicurezza, che eventuali naufraghi verranno comunque salvati.La drammaticità della situazione è la conseguenza della mancanza di un sistema organizzato per il salvataggio e lo sbarco dei migranti in mare, come denuncia Carlotta Sami, UNHCR Italia, che invita gli Stati europei a praticare sì i controlli sanitari su chi arriva ma a “non precludere il diritto a chiedere asilo”.Intanto in Libia non c’è tregua ai combattimenti e l’OIM l’ha dichiarata “Paese ad alto rischio di contagio” anche a causa del fragile sistema sanitario. Maggiore è il rischio di catastrofe umana nei centri di detenzione, dove vivono ammassati circa 42.000 profughi, nell’impossibilità di rispettare i requisiti sanitari minimi e l’approvvigionamento idrico.A suscitare angoscia è la situazione in tutti i campi profughi nel mondo, dove vivono, secondo l’Oxfam, 70 milioni di fuggitivi, di cui 20 milioni rifugiati, con una media di meno di 4 metri a testa e 1 doccia ogni 500 persone.
Luciana Scarcia(15 aprile 2020)
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