Futuro è ora, il nome del nuovo partito di italiani di seconda generazione comunica un messaggio chiaro: non c’è da aspettare oltre. Riconoscere agli stranieri nati in Italia gli stessi diritti degli italiani è una priorità che non può più attendere.
La riforma della cittadinanza, infatti, è lo scopo principale per cui nasce questo “nuovo movimento politico” per usare le parole di Yassine El Ghlid, 31 anni, che è il presidente di Futuro è ora. Dal Marocco è arrivato in Italia a 5 anni, quando è diventato maggiorenne ha chiesto di essere cittadino italiano e conosce bene l’iter da seguire per ottenere la cittadinanza, percorso che dal 2018 è diventato ancora più lungo e costoso a causa delle novità del primo Decreto Sicurezza.
Futuro è ora si fonda sulla necessità di “avere una rappresentanza politica degli italiani di seconda generazione” e debutta alle prossime elezioni comunali del 20 e 21 settembre 2020, il nuovo partito sta provando a guadagnare uno spazio partendo dal basso, dai piccoli comuni. Il primo appuntamento alle urne sarà alle elezioni comunali di un comune Toscano di circa 20.000 abitanti, Cascina.
Futuro è ora nasce per chiedere di cambiare la legge sulla cittadinanza?
Ci sono tante associazioni, tanti gruppi che lottano per questo, diversamente dagli altri partiamo dai piccoli comuni. Dalle persone sedute al bar fino ai politici si parla tanto di cosa si possa fare per migliorare le cose, ma in realtà che cosa possiamo fare lo sappiamo già perché io non credo che ci sia una persona capace di dire che un bambino che nasce e cresce in Italia non sia italiano. Il problema non è cosa possiamo fare, ma perché non lo facciamo. La legge sulla cittadinanza è del ’92. Eppure l’immigrazione è cambiata tanto. Come mai non abbiamo fatto passi avanti?
Ecco, come mai secondo voi?
Ora viviamo in questa politica in cui il PD non può fare determinate leggi perché, come sostiene, altrimenti consegna il paese alla destra. La Lega non fa questa legge perché è la Lega e deve rispettare i suoi elettori e nel frattempo ci sono persone che non possono fare concorsi, non possono andare all’estero, non possono fare un esame. Ecco perché non c’è tempo. Si parla di vita, intanto gli anni passano e col Decreto Sicurezza i ragazzi prenderanno la cittadinanza tra due anni o forse mai più.
Oltre alla cittadinanza, quali sono le priorità di Futuro è ora?
La scuola, innanzi tutto, con la volontà di portare i mediatori culturali con un ruolo simile a quelli che hanno gli insegnanti di sostegno. In generale noi vogliamo portare proposte collegate alla cittadinanza in ogni ambito, non vogliamo fare opposizione, vogliamo essere in aggiunta ai politici già presenti. Nei comuni piccoli stiamo promuovendo la cittadinanza onoraria, non si può cambiare la legge italiana, ma si può proclamare un ragazzino cittadino italiano per renderlo più partecipe della comunità. Le persone si chiedono mai come si sente un bambino che nasce in Italia, cresce in Italia, e a 16 anni è sempre straniero?
Può bastare un partito politico per creare una sensibilità comune su questi temi?
Sicuramente no. Sarei esagerato ad affermarlo. Ma sicuramente quando all’interno di un comune c’è una rappresentanza e quando c’è la festa musulmana o buddista l’amministrazione è vicina, forse diventiamo più aperti. L’integrazione si fa così, con delle azioni. Noi vogliamo partire dalle cose semplici: innanzi tutto eliminare un razzismo sistemico, voglio vedere gli stranieri nei luoghi pubblici, nelle istituzioni, nelle forze dell’ordine.
C’è una possibile collaborazione in questo panorama politico?
Non ci siamo schierati, a livello locale noi portiamo la nostra carta dei valori con delle proposte. Chiaramente viene un po’ da sé da che parte siamo anche se il panorama politico sta cambiando e cambierà. Ora anche se si guardano i post di Salvini, ogni tre o quattro foto, ne ha una con una famiglia nera, un amico nero perché hanno capito che c’è una buona percentuale anche di stranieri e la Lega gioca su questo. In Toscana ci sono diversi candidati stranieri.
Addirittura potrebbe aprirsi uno spazio per una potenziale collaborazione, secondo voi?
In questo momento no, ma non per le idee, per come parlano, per l’odio che a volte viene fuori. Dieci anni fa gli italiani del Sud non avrebbero mai votato la Lega, eppure oggi la votano. E La Lega ha anche portato stranieri in Senato. E allora dico, il PD invece ha investito su questa cosa o no?
Vi aspettavate di più dal Partito Democratico?
Decisamente. Quando fu approvato il Decreto Sicurezza Nicola Zingaretti disse due cose: che lo avrebbe eliminato e che avrebbe sostenuto lo ius culturae. Ad oggi il Decreto Sicurezza è ancora lì e dello ius culturae non se n’è parlato. Sarà colpa del Movimento 5 Stelle? Io questo non lo so, queste cose le faccio fare a loro. Ma qui si parla di persone e non si può più aspettare.
Perché avete scelto di partire dai piccoli comuni?
Perché le persone nei piccoli centri si conoscono. Se io vado a Milano, io sono semplicemente un immigrato di seconda generazione, invece per il comune dove vivo sono Yassine, un ragazzo cresciuto nella comunità e questo può aiutare.
Essere un partito di italiani di seconda generazione segna una separazione con il resto degli italiani?
Noi siamo italiani di seconda generazione, siamo ragazzi nati e cresciuti, o solo cresciuti, in Italia che si sentono convintamente italiani. Chiaramente abbiamo anche una famiglia o un passato che viene da un’altra parte del mondo. Ma questo è un movimento che include tutti, non c’è separazione tra italiani e immigrati, anche perché noi siamo italiani.
Rosy D’Elia
(14 settembre 2020)
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