Accesso al sistema abitativo e integrazione, il report di ISMU

Accesso al sistema abitativo

L’accesso al sistema abitativo per i soggetti più vulnerabili è un pilastro fondamentale del processo d’integrazione. A fronte di una domanda crescente di alloggi da parte delle famiglie straniere e delle persone migranti, la risposta risulta ancora debole e non in grado di soddisfare tale richiesta. La questione dell’abitare, e soprattutto dell’abitare dignitoso, non rappresenta oggi in Italia un tema centrale nelle politiche pubbliche dirette all’inclusione generando un gap di rilievo nel processo verso l’autonomia delle persone”.

Il report “Beneficiari di protezione internazionale e integrazione in Italia. Focus sull’accesso al sistema abitativo” vuole porre l’attenzione su una tematica spesso ritenuta minore rispetto, per esempio, all’accesso al mercato del lavoro, ma che invece rappresenta un tassello fondamentale all’interno delle politiche di integrazione. Il report è realizzato da Fondazione ISMU nell’ambito del progetto europeo “The National Integration Evaluation Mechanism (NIEM)”, con il quale si persegue l’obiettivo di promuovere l’integrazione dei beneficiari di protezione internazionale in Europa.

Dove abitano i richiedenti asilo?

“Dei 216.343 migranti titolari di permesso di soggiorno per asilo o richiesta di asilo, riconosciuti in Italia al 1 gennaio 2020 dal Ministero dell’Interno e dall’Istat, si stima che la maggior parte viva principalmente o in affitto (43,3%, pari a 93.621) o in strutture di accoglienza (il 42,3%, pari a 91.424). Molto impattante è poi la modalità d’alloggio come ‘ospite non pagante da parenti, amici e conoscenti’, soprattutto nel Centro Italia, dove raggiunge un’incidenza tra i soggiornanti per asilo o richiesta di asilo del 26,8%; ma anche generalmente in Italia col 12,4% a fronte di un’incidenza in Lombardia solamente del 7,0%”. Quasi nessuno vive invece sul luogo di lavoro: “poco più di un migliaio, pari allo 0,5% del totale, e ancora meno in concessioni alloggiative gratuite, lo 0,4% del totale”. Per quanto riguarda chi vive in occupazioni abusive o sistemazioni precarie, “se ne stimano 2.421, pari all’1,1% del totale”. In altri termini, “tra i soggiornanti per asilo o richiesta di asilo c’è in Italia, al 1 gennaio 2020, un rapporto di un migrante in tali situazioni d’alloggio particolarmente critiche e non assistite per ogni 38 accolti in strutture d’accoglienza”.

La condizione negli altri Paesi

Sul tema dell’accesso al sistema abitativo il report confronta anche la condizione dei beneficiari di protezione in Italia con la situazione degli altri 14 Paesi partner europei del progetto. Nella maggior parte dei Paesi analizzati “i beneficiari di protezione internazionale trovano supporto dalle normative nazionali che regolamentano l’accesso all’alloggio”. I Paesi più inclusivi dal punto di vista delle norme sono Svezia, Paesi Bassi, Francia e Repubblica Ceca, mentre l’Italia si attesta in una situazione intermedia a livello europeo. “Il report prende anche in considerazione la collaborazione tra i diversi attori coinvolti nel processo di supporto all’autonomia abitativa. Fatta eccezione per la Francia, la maggior parte dei Paesi dimostra di essere ancora lontana dallo sviluppo di governance coordinate tra le diverse istituzioni a livello locale, regionale e nazionale e con il privato sociale”. Anche qui l’Italia si posiziona a metà graduatoria.

Il report completo è disponibile al seguente link

Vincenzo Lombardo
(26 maggio 2021)

Leggi anche: