“Tutto è nato da un incontro casuale e da una sola passione, quella per la musica”, racconta Marco Mari, videomaker e regista, ideatore del progetto musicale Rap Meticcio Gang, rivolto a giovani richiedenti asilo e che nasce nell’estate successiva al lockdown, nel paese di Passo Corese, tra Roma e Rieti.
Rap Meticcio Gang è un collettivo, composto da SakataMakata – Lamin Kolley, J Omzy – Omar Jammeh, Waznigang – El Ouazni Othmane, di origine gambiana i primi due e marocchina il terzo, e vede il coinvolgimento di due realtà artistiche presenti sul territorio: Spotted Mind Video di Marco Mari e Leonardo Angelucci & Free Club Factory. A queste si aggiunge anche il prezioso sostegno di SIPROIMI e ARCI Rieti, ente gestore del progetto che ha contribuito in maniera concreta alla nascita di questa iniziativa.
Un progetto che nasce per unire, in un periodo buio in cui la pandemia ha imposto distanze ma soprattutto restrizioni che hanno immobilizzato il settore dello spettacolo e della musica: “Stiamo progettando un tour dal vivo, finora abbiamo potuto realizzare un solo evento in streaming lo scorso novembre, presso l’Accademia del Tempo Libero di Passo Corese”.
Unire e non solo: il progetto, attraverso la musica, fa conoscere la realtà del quotidiano, la vita di tutti i giorni di giovani stranieri che cercano indipendenza e che vogliono far sentire la propria voce.
In un mix linguistico e culturale, dove il wolof incontra l’arabo e l’italiano si alterna al jola, le canzoni del collettivo attraversano generi musicali diversi, che spaziano dal rap, all’hip hop, alla trap, contaminati da forti influenze afro-reggae.
Rap Meticcio Gang traduce in musica esperienze e storie che spesso non sono facili, come nel pezzo Life is never easy, canzone che racconta le difficoltà quotidiane e la necessità di combattere contro pregiudizi ed emarginazione. “La vita non è facile ma noi ci siamo, la vita non è facile ma combattiamo”, canta J Omzy, che oltre a dedicarsi alla musica, lavora in una pizzeria di Passo Corese.
“Ho sempre fatto musica, fin da quando vivevo in Gambia”, racconta Lamin Kolley, 29 anni, in Italia dal 2015. “Nella musica cerco di parlare di me, come nella canzone A man from Africa. Sento che è importante per me raccontare la mia vita, anche negli aspetti meno belli. Non è facile vivere lunghi periodi di incertezza, stare in centri di accoglienza diversi, pensare a come costruire la propria vita. Io ho dei figli, combatto anche per loro. Mi piacerebbe vivere di musica, spero che il progetto possa continuare, spero che ci possano essere concerti, incontri, questo è il mio sogno per il futuro”.
Il collettivo sta trasformando un grande sogno in realtà, e dopo la presentazione in streaming del loro Ep di esordio dal titolo We are Lions, sta progettando un tour per incontrare dal vivo il pubblico e raccontare storie di vita quotidiana in versi rap.
Elisabetta Rossi
(01 giugno 2021)
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