Il coro Sanchary Sangeetayan: balli, canti in bengalese e indiano

«Bisogna amare le porte perché sono il posto dove nessuno si ferma il posto da dove si passa da dove si parte dove avvengono tutti gli incontri bisogna odiare le porte chiuse chiuse agli incontri e chiuse  a chi parte». Recita così un cartello affisso al Centro culturale Asinitas di Torpignattara dove i bambini indiani e bengalesi si sono esibiti, sotto l’egida dell’insegnante Sushmita Sultana, in canti e balli tradizionali per lo spettacolo di fine anno. L’evento si è svolto giovedì 8 luglio dalle ore 17.
Attorniata dai ragazzi, Sushmita – direttrice della scuola di canto, danza e lingua bengalese per bambini Sanchary Sangeetayan– suona l’armonium, strumento musicale indiano, accompagnando in questo modo le canzoni bengalesi ed indiane. L’insegnante Sushmita è un ponte fra le culture. Il suo intento è quello cioè di far riacquisire, attraverso la musica, ai suoi alunni di seconda generazione, la cultura dei loro genitori: «I bambini non conoscono quasi niente della cultura bengalese, in quanto molti dei loro genitori sono arrivati in Italia molti anni fa. Io cerco di piantare un seme, poi magari un giorno questo seme diverrà un albero».
La scuola di Sushmita Sultana si avvale della collaborazione di Asinitas e fa parte del progetto DOORS – porte aperte al Desiderio come OppOrtunità di Rigenerazione Sociale sostenuto dalla fondazione Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, capofilato dal Cies Onlus.

Canzoni, danze, poesie indiane e bengalesi

I ragazzi e le ragazze, dai 5 ai 15 anni, sono vestiti con gli abiti bianchi da festa della tradizione e intorno al collo indossano una fascia rossa o arancione (i novizi) e rossa (i più esperti).
Tre bambini dicono una poesia. La prima bambina recita con voce sottile una poesia in italiano, intitolata “La Ballerina”. L’ultimo porta invece una poesia in bengalese che interpreta senza esitazione e con entusiasmo. Il coro dei ragazzi è sempre accompagnato dal loro battere, a intervalli, la mano destra sulle ginocchia, in sostituzione del tamburo.
Due ragazze, con una fascia rossa che gli cinge la vita e un’altra gialla ed arancione che gli scivola dalle spalle fino alla vita, si esibiscono in danze popolari. Entrambe hanno al centro della fronte il Bindi, che significa goccia o punto, il cerchio rosso che caratterizza le donne dell’Asia del Sud e del Sud Est che sta a indicare il punto nel quale si trova il sesto chakra, dove risiede la saggezza nascosta. Le danze sono ritmate dal Ghungroo, una cavigliera munita di sonagli. Come la voce deve essere accompagnata da uno strumento, anche la danza, nella musica indiana, è accompagnata da uno strumento che le danzatrici indossano alla caviglia.

Una danza per esorcizzare la paura

Le ballerine prendono due fasce e le sollevano in aria, sopra la testa, sventolandole. L’agitare la fascia sopra il capo è un modo per esorcizzare la paura, per affrontare con serenità un momento difficile. Sushmita spiega che: «Si fa questa danza quando è imminente una tempesta o uno tsunami, in questo periodo è una maniera per superare i tempi contrassegnati dalla pandemia».
Lo spettacolo quest’anno ha assunto un valore particolare in quanto i corsi si sono tenuti quasi interamente a distanza. Il coro Sanchary Sangeetayan non si è potuto esibire dal vivo in occasione della Giornata della Lingua Madre a Roma, la ricorrenza, istituita dall’Unesco nel 1999 per promuovere la diversità linguistica e culturale: «tenere le lezioni online è stato molto difficile perché i bambini, soprattutto quelli più piccoli, non sempre riescono a mantenere alta l’attenzione. Riuscire a farsi seguire attraverso il filtro di uno schermo non è come farlo in presenza», chiosa Sushmita.
Quando i ragazzi eseguono l’ultimo canto, parte un caloroso applauso dei genitori che affollano la stanza. Infine, la maestra esegue con l’armonium un pezzo da solista. Terminata l’esibizione nel cortile si forma un capannello attorno al tavolo imbandito di cibo bengalese. I bambini, coi loro abiti bianchi, scorrazzano nel prato verde.

Marco Marasà
(11 luglio 2021)

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