Afghanistan: le iniziative per salvare la popolazione

corridoi umanitari

Con il ritiro delle truppe militari USA e il ritorno dei talebani in Afghanistan si moltiplicano in tutta Italia gli appelli, le iniziative e le manifestazioni di solidarietà per la creazione di corridoi umanitari in favore della popolazione afghana.

AGGIORNAMENTO:

Afghanistan: un gesto pratico di solidarietà

La comunità di Sant’Egidio, con altre associazioni, sta attivando corridoi umanitari per l’Afghanistan, come membri della Rete del Lazio per i diritti di rifugiati e migranti alla quale partecipiamo, collaboriamo nel raccogliere disponibilità all’accoglienza di singoli o famiglie afghane. Chi potesse dare questa disponibilità può inviare email a corridoiumanitaricse@gmail.com con i propri dati così da poter essere contattato.
Non tiratevi indietro!!!
Chi non ha questa opportunità può collaborare diffondendo questa richiesta.

La manifestazione della comunità afghana a Roma

Si è svolta sabato 21 agosto a Roma in piazza della Repubblica una manifestazione della comunità afghana per chiedere al governo un sostegno immediato in grado di garantire vie di fuga per tutti coloro che sono in pericolo di vita e vogliono abbandonare l’Afghanistan. Fra i presenti alla manifestazione molti rifugiati afghani che in passato hanno subito in prima persona le angherie dei talebani e che sono riusciti a salvarsi fuggendo in Italia.
“La manifestazione è organizzata dalla comunità afghana a Roma – afferma Shadam – perché il nostro Paese, l’Afghanistan, è ora sotto il controllo dei talebani, un gruppo terrorista che non cambierà mai le proprie idee. Noi vogliamo che in Afghanistan ci sia la pace. Fra di noi ci sono molti rifugiati, me compreso, che da molti anni vivono in Italia. Da ieri [20 agosto 2021 ndr] lavoro come mediatore a Fiumicino: sono arrivate tantissime famiglie e tanti bambini scappati dall’Afghanistan. Ho lavorato tutta la notte, non ho dormito e stamattina sono venuto direttamente qui per partecipare a questa manifestazione che si rivolge a tutto il popolo afghano, in particolar modo alle donne. Qualche giorno fa sono stato contattato da alcune giornaliste afghane che mi dicevano che la libertà è finita: i talebani non hanno dato loro il permesso di continuare il proprio lavoro impedendogli di entrare negli uffici. Hanno detto che saranno sostituite da uomini”.

L’appello di 80 associazioni per salvare donne e bambini

Sono stati accolti dalla Farnesina i delegati dei rappresentanti delle oltre 80 associazioni del terzo settore che hanno lanciato un appello al Governo italiano, alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e al Presidente del Parlamento Europeo David Maria Sassoli affinché si attivino corridoi umanitari per portare in salvo chi vuole fuggire dall’Afghanistan, in particolar modo donne e bambini. “Sono nostre sorelle il cui destino è di nuovo consegnato a un indicibile orrore. Non lo possiamo e non lo vogliamo più accettare. L’Europa deve reagire, l’Italia deve agire”. Le associazioni, fra cui Donne per la salvezza, Casa Internazionale delle Donne Roma, Pangea, Pensare migrante e Be Free, chiedono inoltre di sostenere attraverso un monitoraggio internazionale sui diritti umani anche chi decide di non fuggire ma di rimanere a lottare nel proprio Paese. I delegati delle associazioni coinvolte sono stati ricevuti il 19 agosto per un incontro con il Sottosegretario agli Affari Esteri Benedetto Della Vedova. Fra le proposte avanzate dalle associazioni la necessità di quantificare il numero di migranti che l’Italia ritiene di poter accogliere e di bloccare i rimpatri o le ricollocazioni di afghani già presenti nel nostro Paese.

Le petizioni su Change.org

Lanciata il 16 agosto, ha superato in pochi giorni le 350mila firme la petizione su Change.org promossa dall’assessore alla provincia di Brescia Luisa Castellazzo a nome del Gruppo Donne 22 Febbraio e diretta ai Ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese per la creazione di corridoi umanitari internazionali. Lo scopo, si legge nella petizione, è quello di mettere in salvo le donne afghane e i loro bambini, così come i bambini degli orfanotrofi di tutte le città cadute in mano ai talebani. Anche l’associazione Rete per i Diritti ha lanciato una petizione diretta all’Unione Europea e al Governo italiano per garantire l’ingresso nell’ Unione europea alle categorie di soggetti vulnerabili: donne, minorenni e tutte le persone che hanno collaborato con gli Stati europei e le ONG in Afghanistan, in quanto bersagli principali delle ritorsioni dei talebani.

L’appello di Amnesty e Save the Children

Amnesty International Italia, assieme ad altre associazioni come Action Aid Italia, AOI, Libera, Save the Children, Rete del Lazio per i diritti di rifugiati e migranti ha lanciato un appello al Governo italiano affinché esorti la comunità internazionale a porre fine alla violenza in Afghanistan, proteggere l’accesso umanitario e rispettare il diritto umanitario internazionale. I firmatari, tra cui anche il sindacato CGIL, chiedono inoltre l’apertura di corridoi ed evacuazioni umanitarie verso l’Italia per chiunque si trovi in condizioni di vulnerabilità, di aumentare le quote relative ai reinsediamenti e di consentire che alle frontiere italiane venga garantito il diritto di asilo e nessun respingimento. Infine, domandano che l’Italia si adoperi in sede UE affinché nessuno stato membro attui rimpatri forzati di cittadini afghani e che siano pienamente rispettati i diritti delle donne e dei bambini vittime di violenze e discriminazioni.

Le proposte di ASGI per proteggere i civili

Fra le proposte che l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione ritiene indispensabili per agevolare la protezione della popolazione civile in Afghanistan vi è l’immediata evacuazione di tutti coloro che erano già in attesa di partire a seguito di regolare autorizzazione per ricongiungimento familiare e sono ora impossibilitati a farlo. ASGI fa inoltre notare che “deve essere presa ogni opportuna iniziativa rivolta a garantire l’ingresso in Europa ed in Italia ai cittadini afghani attualmente in patria ovvero all’estero. Essendo di fatto impossibile il rilascio di visti di ingresso da parte della autorità consolari europee in Afghanistan è, dunque, necessario modificare gli allegati al Reg. (CE) 15/03/2001 n. 539/2001 (o sospenderne temporaneamente gli effetti) e così prevedere la possibilità di ingresso in Europa in esenzione di specifico visto per i cittadini afghani”.

Comunità di Sant’Egidio, Chiese evangeliche e Tavola valdese

Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, Luca Maria Negro, Presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e Alessandra Trotta, Moderatora della Tavola valdese in una nota congiunta chiedono a tutti i governi europei di sospendere le pratiche di espulsione già decretate per centinaia di afghani richiedenti asilo e di riesaminare le domande rigettate vista la drammaticità della situazione sul terreno. “L’Europa deve agire per garantire la protezione di quanti fuggono dall’Afghanistan riconquistato dai talebani. In queste ore migliaia di uomini, donne e bambini rischiano la vita semplicemente per avere creduto nei valori della democrazia, della libertà di esprimersi e di studiare”.

Le giornaliste afghane sono in pericolo

I componenti della Commissione Pari Opportunità del Consiglio Nazionale dei Giornalisti, insieme con la Cpo Fnsi, la Cpo Usigrai e GiULiA giornaliste chiedono al Governo di attivare corridoi umanitari per le giornaliste afghane. Infatti, come già denunciato dall’International Federation of Journalists, “la libera informazione messa oggi al bando dalla conquista talebana, le difficoltà e i pericoli per i giornalisti che hanno manifestato in questi anni il loro libero pensiero, le intimidazioni e le minacce, vedono le donne professioniste dell’informazione come prime vittime, costrette alla fuga, a rischio della propria vita”.

Vincenzo Lombardo
(22 Agosto 2021)

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