Il 15 agosto 2021 mentre è in corso il ritiro concordato della missione Nato dall’Afghanistan i talebani, che dominano il 65% del paese, si assicurano il controllo di Kabul. Il presidente Ghani lascia l’Afghanistan e contestualmente il talebano Abdul Ghani Baradar diventa presidente.
Afghanistan non è un paese per giovani e donne
La guerra tra Stati Uniti e talebani che da anni tormenta l’Afghanistan ha prodotto, e continua a produrre, soprattutto vittime civili con un’intensificazione nel 2021 malgrado, a dicembre 2020, gli USA e i talebani avessero raggiunto un accordo per dare il via a negoziati di pace.
La denuncia proviene da Amnesty International che dichiara che “tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2021, sono stati uccisi 1.659 afghani e ci sono stati 3.524 feriti, complessivamente 5.183 vittime civili incluso un elevato numero di ragazze, donne e bambini.
Il numero totale di civili uccisi e feriti è aumentato del 47% rispetto alla prima metà del 2020 invertendo la tendenza degli ultimi quattro anni e il numero di bambine e donne uccise o ferite è pressoché raddoppiato rispetto ai primi sei mesi del 2020.” I bambini lanciati dalle madri ai soldati, all’aeroporto di Kabul, per metterli in salvo, ne sono una drammatica testimonianza.
Afghanistan: chi sono i talebani
I talebani, dall’arabo ṭālib, “studente”, sono giovani afghani di origine pashtūn, provenienti dalle scuole coraniche di Afghanistan e Pakistan, un movimento fondato dal mullah Omar negli anni novanta al quale si sono uniti mugiāhidīn che hanno perso fiducia nei loro capi. Il loro obiettivo è combattere corruzione e instabilità del paese dopo anni di guerra civile e imporre una traduzione ultra rigorosa della legge islamica. Si ritengono un movimento di resistenza di fronte all’invasore straniero. I talebani utilizzano moderni armamenti acquistati con il ricavato della produzione e del traffico di oppio.
Afghanistan: chi sono i mugiāhidīn
Mugiāhidīn significa letteralmente “combattenti”, si sottintende “per la fede”. È il nome attribuito ai guerriglieri islamici che fanno parte di formazioni armate irregolari. Il termine si è diffuso nel mondo occidentale a partire dagli anni ’80 del secolo scorso in occasione dell’intervento sovietico in Afghanistan e fa riferimento ai movimenti di resistenza islamici.
Afghanistan: le storie nel corso degli anni
La guerra
“Tre giorni, senza mangiare né bere. Ero un soldato in Afghanistan: i talebani non si curano di nessuno, ammazzano donne e bambini come se niente fosse, ne ho visti tanti morire sotto i miei occhi e volevano uccidere anche me”.
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“Ogni giorno arrivano notizie di afghani massacrati. Non vengono istruiti su come combattere. Inoltre, non ricevono nessun tipo di aiuto; c’è un proverbio che recita che “la guarigione viene dopo la morte”, infatti solo quando muoiono i soldati arrivano gli aiuti”
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Il viaggio e l’arrivo in Italia
“Non vedo le condizioni per tornare in Afghanistan, tutta la mia famiglia è andata via. A me del mio paese resta una sola cosa: la lingua, il dari.”
“E con gli occhi lucidi pensa al futuro nella speranza di poter tornare in Afghanistan un giorno, “perché in tutti questi anni ho imparato che nulla è impossibile e se vuoi fare qualcosa, non resta che realizzarla”.
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La comunità afghana a Roma
“A Roma e in particolare nel quartiere abbiamo ottimi rapporti con tutte le altre comunità e con gli italiani, questo è importantissimo. Siamo rifugiati in un paese europeo, e anche in un momento rilevante per noi, come il Ramadan, non possiamo dimenticarlo. Abbiamo imparato a condividere la vita quotidiana con rappresentanti di tutte le culture del mondo”
“Il mondo è grande: per tutti c’è il posto per vivere e per amare”
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Storie di integrazione
“Io mi ritengo fortunato – racconta Abdullatif – essendo arrivato in Italia a 15 anni sono entrato in una casa famiglia e sono andato a scuola”
“Ho iniziato a fare il cuoco qui, nel mio Paese ero ancora studente. Pensa che so cucinare meglio il sushi che la cucina afghana!”
“Le donne afghane a Roma sono circa una settantina, almeno cinquanta sono parte attiva di Binario 15. Sono tutte molto giovani e con bambini piccoli. In Italia, però, il contesto sociale e culturale non permette l’integrazione delle donne afghane anche se questo non significa che sia impossibile”
Afghanistan: centodue anni di indipendenza?
- 1919: riconoscimento dell’indipendenza dell’Afghanistan da parte della Gran Bretagna
- 1919: i sovrani della famiglia Ullāh, anti inglese, si avvicinano alla Russia e aprono alle idee occidentali
- 1929: Ḥabīb Ullāh Ghazī diventa re e inizia un governo del terrore. Viene scalzato lo stesso anno da Muḥammad Nādir Khān, ucciso nel 1933, sostituito dal figlio che inizia una prudente modernizzazione
- 1977: anno della Costituzione istitutiva della Repubblica, con ampi poteri al presidente
- 1978: con il colpo di Stato sale al potere N.M. Taraki, il segretario del Partito democratico popolare di matrice comunista al quale si opponevano gli islamici tradizionalisti che fomentano la guerriglia
- 1979: intervento militare dell’URSS
- 1979: viene nominato primo ministro B. Karmal. Questo porta a rinsaldare l’unità tra le molte organizzazioni della guerriglia, i mugiāhidīn, inquadrati su base etnica e territoriale e sostenuti dal Pakistan
- 1986 M. Najibullah, primo ministro, tenta una politica di riconciliazione nazionale
- 1989: l’URSS lascia l’Afghanistan
- 1992: la guerriglia dei mugiāhidīn conquista Kabul e mette in fuga Najibullah, proclamando lo Stato islamico
- 1993: G. Hekmatyar, leader del partito dell’Islam, diventa primo ministro, in una condizione di instabilità
- 1996: i Talebani prendono il controllo di vaste zone del paese e di Kabul
- 1998: in agosto gli USA bombardano campi di mugiāhidīn, una rappresaglia per gli attentati alle ambasciate USA di Nairobi e di Dar es-Salam, attribuiti all’organizzazione terroristica di Osama Bin Laden, miliardario di origine saudita che si nasconde in Afghanistan
- 2001: Il 7 ottobre prende il via la missione USA Enduring Freedom, 13 novembre si ha la capitolazione dei talebani a Kabul. Il 5 dicembre Hamid Karzai, pashtūn, diventa capo di un governo provvisorio formato dai rappresentanti delle principali etnie del paese e affiancato da una forza multinazionale delle Nazioni Unite
- 2002: l’assemblea tradizionale dei capi dei clan conferma Karzai alla guida del governo
- 2003: viene adottata una carta costituzionale democratica che sancisce un sistema di governo presidenziale e un parlamento bicamerale. Una coalizione Usa e di 40 paese partecipa alla ricostruzione
- 2004: prime elezioni nazionali che confermano Karzai
- 2004: il mullah Omar dichiara che i talebani riprenderanno la sovranità del paese
- 2009: aumenta l’attività terroristica in occasione delle elezioni presidenziali vinte da Karzai, accusato di brogli
- 2010: il presidente Karzai apre negoziati di pace con i talebani che disertano l’incontro
- 2011: Il 1 maggio gli USA uccidono Osama Bin Laden. Si aprono i colloqui tra Stati Uniti e talebani per trovare una soluzione politica alla guerra
- 2014: è eletto presidente della repubblica islamica Ashraf Ghani Ahmadzai
- 2015: diventa operativa Resolute Support, missione Nato in sostegno delle forze di sicurezza afghane
- 2019: iniziano i negoziati fra il governo USA di Trump e il mullah Abdul Ghani Baradar
- agosto 2021: rientro della missione Nato concordata dal presidente USA Trump, realizzata sotto la presidenza Biden
- 2021: il 15 agosto il presidente Ghani lascia l’Afghanistan mentre i Talebani controllano Kabul, la capitale, e il 65% del Paese
- 2021: il 15 agosto diventa presidente il talebano Abdul Ghani Baradar
Afghanistan: i numeri
Popolazione 38.041.754 abitanti (stima 2019) in un territorio di 652.864 km² | ||
Pashtūn |
36% |
agricoltori e allevatori seminomadi |
Tagiki |
27% |
in prevalenza coltivatori diretti |
Hazāra |
15% |
agricoltori |
Uzbeki |
9% |
agricoltori e allevatori |
Aimak |
4% |
seminomadi |
Turkmeni |
3% |
agricoltori e allevatori |
altri Beluci, Chirghisi, Cafiri, Sikhs, Karakalpaki: 6% |
Religione
La popolazione è di religione musulmana di rito sunnita, salvo gli Hazāra che sono sciiti.
Lingua
In Afghanistan le lingue ufficiali sono due: il dari (derivazione del persiano) parlato dal 50% della popolazione e il pashto dal 35%.
Economia
L’economia dell’Afghanistan è fra le più povere del mondo con la maggior parte della popolazione che vive sotto la soglia di povertà. L’agricoltura occupa il 78% della forza lavoro e fornisce circa1/3 del prodotto interno malgrado persistano nei terreni mine antiuomo. Il papavero da oppio è la cultura prevalente. Malgrado le richieste delle Nazioni Unite di impedire la produzione questa coltivazione rimane una fonte di finanziamento vitale per i talebani che, da un lato dichiarano di volerne impedire la produzione, dall’altro non fanno nulla per ostacolarla. Diffusa anche la zootecnia. Tutt’altro che trascurabili le risorse minerarie, incluso petrolio e gas naturale.
Nicoletta del Pesco
Elisabetta Rossi
(20 agosto 2021)
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