Progetto FORMA: formazione e ricongiungimento familiare

Nel 2020, nonostante l’imperversare della pandemia, ha visto la luce “FORM@2, un progetto di formazione pre-partenza per i destinatari di procedure di ricongiungimento familiare: finanziato dalla Direzione Generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro attraverso il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) e attuato dal raggruppamento CePa (comprendente i Patronati della CGIL, CISL, UIL e ACLI), in collaborazione con Anolf, associazione attiva per la tutela dei diritti dei migranti”, spiega Emanuele Galossi, responsabile del progetto. Si tratta della seconda edizione di una iniziativa ormai collaudata che si è svolta, per la prima volta, nel periodo al 2017-2019, raccogliendo un ampio numero di adesioni.

Formazione e ricongiungimento familiare (foto da Pixabay)

Progetto FORMA: novità tra passato e presente

Il progetto coinvolge Albania, Egitto, Tunisia, Marocco e Senegal; l’offerta sono 10 ore di formazione gratuita per 2.100 destinatari, da svolgere interamente nei Paesi di origine, e strutturate in percorsi differenziati tra adulti e ragazzi: tutto ha inizio con una attività di orientamento all’ingresso – nell’ambito della quale vengono affrontate questioni pratiche quali l’utilizzo del kit postale funzionale alla richiesta del permesso di soggiorno – e prosegue con lezioni di italiano di base, un excursus sulla storia italiana e la Costituzione, e si conclude con la sicurezza sul lavoro (per gli adulti) o il funzionamento del sistema scolastico (per bambini e ragazzi). Ma la principale novità rispetto all’edizione precedente è l’ampliamento dell’offerta formativa con l’aggiunta di una applicazione di autoapprendimento, dedicata a contenuti civico-culturali: una sorta di sussidiari organizzati in base dell’età dell’utente.

Progetto FORMA: lezioni durante la pandemia

“L’immigrazione dai Paesi aderenti al progetto è prevalentemente maschile: la conseguenza è che circa il 90% dei beneficiari della formazione è costituito da donne, bambini e ragazzi. Le lezioni sono strutturate in considerazione delle esigenze dei partecipanti – quindi, ad esempio, nel caso in cui si tratti di bambini, si fa ricorso anche ad attività ludiche -, ma l’aspetto peculiare emerso negli incontri è che, spesso, sono i figli ad aiutare i genitori nell’apprendimento e nella comunicazione”, racconta Francesca Grassi, coordinatrice di FORM@2 e operatrice sul campo in Senegal, durante la prima edizione dell’iniziativa. “Lo scoppio della pandemia ha comportato l’attivazione di strumenti online per portare avanti il progetto, ma la formazione in presenza rimane quella più efficace: ciò dipende certamente dalla possibilità di interazione tra gli utenti e i formatori, importante sul piano umano e utile al più rapido consolidamento dei temi trattati. L’aspetto più rilevante in questo senso, tuttavia, è costituito, da un lato, dalla la difficoltà di accesso ad internet, dovuto ad una connessione instabile in molte delle zone in cui vivono i partecipanti; dall’altro, dalla scarsa alfabetizzazione digitale dei beneficiari dell’iniziativa. Proprio per questo i formatori – tra i quali ci sono mediatori culturali, ma anche cittadini stranieri che hanno vissuto in Italia per anni – si sono adoperati per portare avanti le lezioni svolte in modo tradizionale, organizzate per gruppi di massimo 10 persone”.

Progetto FORMA: difficoltà e speranze

“La diffusione del Covid-19 ha determinato un crollo delle domande di ricongiungimento familiare: molti cittadini stranieri, infatti, hanno perso il lavoro, con conseguente venir meno dei requisiti di accesso alla procedura di ricongiungimento, che si fonda, in particolare, sul reddito e la disponibilità di un alloggio adeguato”, sottolinea Galossi. “La nostra speranza, però, è che progetti come questo vengano comunque rinnovati, nonostante le nuove difficoltà: avere consapevolezza circa la realtà esistente in Italia, infatti, rimane un elemento essenziale per l’integrazione”.

Valeria Frascaro
(25 ottobre 2021)

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