Festa Nazionale della Romania al teatro Golden di Roma

Il primo dicembre è la festa nazionale della Romania, in ricordo dell’unione con la Transilvania, avvenuta proprio il primo dicembre del 1918. Quest’anno la comunità romena di Roma si è riunita al teatro Golden, in via Taranto, domenica 28 novembre alle ore 14.00 per celebrare la Festa Nazionale. L’evento è stato organizzato dalla Federazione delle Organizzazioni Romene in Italia.

Festa Nazionale della Romania

La giornata si apre con l’inno nazionale italiano, seguito da quello romeno. Il pubblico, numeroso, si alza in piedi a cantare entrambi gli inni. A presentare l’evento è Mihaela Mitrut, presidentessa dell’associazione socioculturale “Il mondo Blu”. “Abbiamo deciso di celebrare la festa in un cinema italiano, in quanto è in Italia che si svolgono le nostre vite”. Dice, con voce accalorata, Mirut che comunica immediatamente il senso dell’evento: l’incontro  fra la cultura romena e quella italiana.
La cantante Steluta Floristean è la prima artista ad esibirsi, inizia leggendo una lettera, destinata alla Romania, che recita: “l’Italia ti saluta e ti fa gli auguri per la tua festa. Grazie all’Italia che mi ha dato una casa, un lavoro”.
Fin dalle prime battute, si intuisce la vivacità del pubblico, che partecipa con applausi fragorosi e balli.
Diego Raita – nato in Italia da genitori rumeni  – e Maricruz Juarez – soprano traferitasi in Messico, negli Stati Uniti e che attualmente vive a Roma – vengono particolarmente apprezzati dal pubblico, grazie alle doti di pianista del primo e a quelle canore della seconda. Cantano “L’Alleluia” di Wolfgang Amadeus Mozart.

Una cantante che indossa abiti tradizionali della Romania

“Dor”, sentimento di nostalgia, una mancanza di qualcosa che non si può avere

Si dice, sbagliando, che solo il portoghese possieda quella particolare parola, “Saudade”, che esprime una specie di nostalgia ma che non è traducibile in italiano, né in nessun altra lingua. In realtà anche la lingua romena ha un termine simile, “Dor“, che esprime appunto che qualche cosa o qualcuno ti manca tanto ma che non è possibile averli. Di questa suggestiva espressione, parla Raita, prima di esibirsi al piano.
“Non mi sento né romeno, né italiano ma abitante di questa terra”. Chiosa poi il pianista.
Steluta Floristean ritorna sul palco e canta una canzone che a per argomento proprio quella particolare parola “Dor“, che getta sul pubblico raccolto nel teatro un leggero velo di malinconia.

La cantante Steluta Floristean

Problemi di lingua, polemiche dagli spalti

Si avvicendano sul palco molti  cantanti che si esibiscono in abiti tradizionali romeni e che cantano canzoni popolari.  Come Lucica Irimie, una bisnonna proveniente dalla Transilvania, badante e agronoma, che scherza sulla propria età “Alcuni dicono che sono figlia di Dracula”.
Sul palco è un susseguirsi di artisti: Natalia Simonova, invece, è d’origini russe e vive in Italia da venti anni. Si dice “Amica del popolo romeno” e canta “Quando nasce un amore” di Anna Oxa. Poi è la volta di Beatrice Certan, ragazza di 12 anni nata in Italia da genitori romeni. Indossa abiti tradizionali della Romania e canta un brano popolare che entusiasma tutti i presenti. Compare due volte sul palco il gruppo danzatori di Roma, che si esibisce ballando dei balli tradizionali che si praticano nei matrimoni e nei battesimi in Romania.

Il gruppo di ballo “Danzatori Roma”

Dal pubblico, un gruppetto di signore, assiepato in alto sugli spalti, polemizza con gli artisti che parlano in italiano. “é la festa nazionale della Romania, bisogna parlare in romeno”, si sente dalla tribuna. Mirut, che gestisce l’evento, precisa il motivo di tale scelta”sono presenti non solo romeni, ma anche moldavi, ucraini e italiani. Vogliamo che tutti capiscano cosa stiamo dicendo”. Il pubblico partecipa attivamente e, in occasione delle canzoni popolari, si levano grida di giubilo e di incitamento. Quando l’evento giunge alla sua conclusione, il pubblico si avvicina agli artisti per fare delle fotografie e complimentarsi per le performances.

                                                                                 Marco Marasà

30/11/2021

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