MedFilm Festival: interviste Giuria Piuculture 2021

Mentre il Festival entra nel vivo e si avvicina il momento in cui avverrà la proclamazione dei vincitori della 27° Edizione dell’evento, il lavoro della Giuria internazionale Piuculture si fa sempre più intenso, nella valutazione delle 9 pellicole in gara per il Concorso Ufficiale. Proseguono le interviste di approfondimento ai giurati, incentrate su cinema e “Mediterraneo”.

Idrees Jamali – Mediatore culturale originario dell’Afghanistan

Idrees Jamali

Che spazio ha il cinema nella sua vita e quale ruolo potrebbe o dovrebbe avere in questo nostro tempo?

Il cinema è uno spazio per tutti: è certamente un’arte, ma soprattutto un mezzo attraverso il quale ognuno può essere rappresentato. E questo è particolarmente importante in materia di integrazione. Il film è un mezzo di comunicazione, in grado di rappresentare le persone e i loro modi di essere: ciò consente di far capire come la realtà sia formata da persone diverse tra loro anche per provenienza e cultura e queste differenze hanno tutte uguale dignità di esistere e di far sentire la propria voce, anche in una comunità diversa da quella di provenienza. Questo è il multiculturalismo e questa è la missione che porto avanti da anni come attivista di una associazione che si occupa dei migranti della comunità afghana.

Tenuto conto della sua esperienza personale, quali sentimenti, riflessioni o esperienze evoca in lei la parola “Mediterraneo”?

Del Mediterraneo bisogna considerare due aspetti.
Pensando al passato, questo mare è stato luogo di sviluppo della cultura, ma anche di scambi commerciali: un centro economico e di conoscenza.
Il Mediterraneo, però, ha un ruolo importante anche nella realtà di oggi, anche se diverso rispetto al passato: ora è un luogo di morte per tanti – persone che lo hanno attraversato alla ricerca di un nuovo Paese in cui vivere. Ed è importante che, guardando questo mare, si pensi a cosa è successo lì e continua ad accadere anche oggi.
Mi occupo di migrazioni da 10 anni: grazie al mio lavoro, ho incontrato tante persone che hanno attraversato questo mare e sono riuscite a salvarsi, ho conosciuto le loro storie, che spesso mi hanno raccontato sorridendo. Nei loro occhi, però, si vedeva la sofferenza di quello che avevano vissuto.

Mykhaylo Vovchyk – Imprenditore originario dell’Ucraina

Mykhailo Vovchyk (foto di Mike Kire)

Che spazio ha il cinema nella sua vita e quale ruolo potrebbe o dovrebbe avere in questo nostro tempo?

Il cinema è un’arte che può essere considerata sotto molti punti di vista.
Essendo un appassionato, il cinema ha sempre avuto un ruolo importante nella mia vita e mi impegno per andare a vedere un film in sala almeno una volta al mese: di un film studio la trama, considerando il genere e la capacità di comunicare, ma anche l’incidenza che il budget disponibile ha sugli strumenti tecnici utilizzabili dal regista e, di conseguenza, sulla resa cinematografica. Il cinema, però, è anche una opportunità per trascorrere del tempo con mia moglie e una occasione di approfondimento. Il film può essere uno strumento per affrontare i temi più diversi, come la salute o le questioni sociali, oppure per ricordare quanto è accaduto in passato; però, solo se il racconto è fatto in modo da farsi seguire e capire sia dagli esperti del tema, che da qualsiasi altro spettatore il film è veramente capace di trasmettere un messaggio. Per raggiungere questo risultato è necessario mettersi nei panni dello spettatore e, in particolare, di quello straniero, che potrebbe avere una storia e una cultura anche molto distanti da quelle raccontate. Il cinema, infine, è anche il mezzo attraverso il quale il regista esprime la sua anima.

Tenuto conto della sua esperienza personale, quali sentimenti, riflessioni o esperienze evoca in lei la parola “Mediterraneo”?

Navigando attraverso il Mediterraneo si incontrano realtà diverse, nazioni differenti e paesaggi variegati tra loro, tutti di grande bellezza. In questo contesto, l’aspetto geografico e climatico incide su quello culturale e dei sentimenti: pensando alla cultura propria dei Paesi bagnati da questo mare, infatti, si nota una base comune, che emerge nel modo di vivere e manifestare le emozioni e, più in generale, una particolare apertura all’accoglienza.

Sarah Fortunée Tabbakh – Insegnante di inglese originaria del Libano

Sarah Fortunée Tabbakh

Che spazio ha il cinema nella sua vita e quale ruolo potrebbe o dovrebbe avere in questo nostro tempo?

Nel cinema vedo un’arte, ma anche un luogo in cui ritrovare me stessa e conoscere gli altri. Il film può essere uno strumento per riflettere su se stessi: ritrovarsi nelle vicende vissute dai personaggi può essere il modo per sentirsi meno soli, per rendersi conto di non essere gli unici a dover affrontare una determinata realtà e capire che, probabilmente, vicino – ma anche dall’altra parte del mondo – possono esserci persone che stanno affrontando una situazione identica. Questo, in qualche modo, allevia la preoccupazione che si prova di fronte alle difficoltà. Questo “rivedersi” nelle vicende di un film, però, fornisce anche l’opportunità per “guardarsi dall’esterno”: una via per capire meglio se stessi, ma anche molte delle esperienze vissute.
Il cinema, però, dovrebbe essere anche un importante strumento di informazione: un modo per conoscere temi e culture, che dovrebbero essere raccontati secondo il loro vero modo di essere e con l’intento di superare i clichè che spesso li avvolgono. Questo consentirebbe di andare oltre quello che si crede di conoscere, arrivando alla realtà dei fatti, con un effetto di avvicinamento tra culture e persone.

Tenuto conto della sua esperienza personale, quali sentimenti, riflessioni o esperienze evoca in lei la parola “Mediterraneo”?

Nella storia il Mediterraneo è stato un luogo di sviluppo della lingua e della cultura, ma anche di importanti scambi mercantili – per esempio, attraverso questo mare, il legno di cedro del Libano, mio Paese di origine, arrivava fino in Europa per essere qui impiegato nella costruzione delle navi.
Anche sul piano culturale penso che il Mediterraneo sia un elemento di congiunzione. Sono nata e cresciuta in Libano, ma sono in Italia da 8 anni: in questo tempo ho potuto notare che ci sono molti punti di contatto tra la mia cultura di origine e quella italiana. Si tratta di somiglianze che riguardano molti aspetti della vita, dal campo culinario a quello dei rapporti tra le persone: elementi comuni, infatti, si possono ritrovare nel modo di preparare i cibi, nell’importanza del pranzo della domenica, nell’intensità dei legami familiari, ma anche nel modo in cui vengono costruite le relazioni tra gli individui, sulle quali il clima ha una incidenza rilevante. Il concetto di piazza o la particolare cura dei rapporti di vicinato, ad esempio, caratterizzano la cultura di Paesi mediterranei come l’Italia e il Libano; invece, pensando alla mia esperienza in Canada – in cui ho vissuto per un periodo – ho notato che questi rapporti non sono curati nello stesso modo, e questo dipende anche dal clima molto freddo. Confrontando tra loro queste tre diverse realtà, quindi, ho notato che anche il clima ha un ruolo importante nel creare una cultura attenta alla cura dei rapporti sociali e contribuisce a determinare il modo di pensare l’ospitalità.

Valeria Frascaro
(8 novembre 2021)

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