Gli alieni eravamo noi
Il 28 ottobre si è svolta la mostra collettiva del fumetto arabo al locale Kif Kif, in via Macerata 54 a Roma. In occasione dell’inaugurazione della mostra c’è stato un dibattito con Luce Lacquaniti, la traduttrice dei fumetti arabi, che gestisce il locale che li ospita e l’italo libanese e conoscitore del fumetto arabo Alì Raffaele. L’evento fa parte della festa della parola “Logos”- cominciato il 27 ottobre e terminato l’1 novembre e arrivato alla sua undicesima edizione – organizzato dall’Ex Snia.
“Ci sono potenti e diseredati, ad alcuni la vita ha dato ma a altri ha costretto agli stenti.” Luce Lacquaniti – interprete e traduttrice della lingua araba – apre il dibattito con un breve brano tratto dal romanzo arabo “La stagione della migrazione a Nord” dell’autore sudanese Tayeb Salih. Il brano fa riferimento alle domande della gente di un villaggio del Sudan nel quale l’alter ego dell’autore fa ritorno dopo essere emigrato in Europa. “Le domande dimostrano in quel momento che gli alieni eravamo noi. è un ribaltamento del punto di vista. Noi spesso abbiamo bisogno di ribadire quanto i migranti siano semplicemente dei corpi di persone aliene. In questo caso c’è un ribaltamento della situazione”, prosegue Lacquaniti, dietro alla mascherina che fa risaltare ancor di più gli occhi di un nero corvino. Lei che la passione per il mondo arabo la manifesta con la voce e con gli occhi.
La mostra, inaugurata giovedì 28 ottobre, ha potuto contare su un pubblico abbastanza numeroso ed eterogeneo.
“Migrazioni”, mostra collettiva a cura di Kif Kif e in collaborazione con Logos
Il focus della mostra collettiva sono le tavole che fanno parte di un progetto che si chiama “migrazioni” di cui si è occupata Lacquaniti, è sua la traduzione delle storie di questa raccolta: “In ognuno di questi fumetti c’è un punto di vista diverso. C’è chi ha raccontato la propria storia di migrazione e chi si è occupato di altro”. Spiega la stessa Lacquaniti. Somar Sallam, autrice di uno dei fumetti esposti, intitolato “Dopo i rumori”, è una rifugiata siriana palestinese. Nata in Siria da profughi palestinesi. Doppiamente profuga, in quanto con lo scoppio della guerra in Siria è stata costretta a riparare in Spagna.
Storie di migrazione, “tradurre è un atto politico”
La lingua è una messa in pubblico di una auto narrazione, si può perciò comprendere cosa vuol dire, e cha ha voluto dire per Lacquaniti, trattare questa lingua attraverso il filtro di un altro tipo di idioma e poi riportarlo all’interno della nostra casa madre espressiva, che è l’italiano.
In certi casi, benché l’oggetto della narrazione sia lo stesso, il punto di vista non è quello delle vittime, ossia dei rifugiati, bensì di una coppia borghese tunisina che “beve le lacrime calde dei profughi siriani” e che “mangia le tartine dei barconi”. Metafora esplicativa della banalizzazione delle tragedie sui social. Ci sono cioè persone che di queste tragedie si nutrono, esprimendo un cordoglio virtuale, al solo scopo di accaparrarsi qualche like.
Queste storie sono state appena tradotte e pubblicate in francese, raccolte nel volume “Migrations”, il cui editore è una ragazza italiana e si chiama Simona Gabrieli. “Volevo rilanciare queste storie perché sono apparse in Italia e io questo volume l’ho tradotto tutto, mi rivolgo agli editori in Italia” dice, con tono caustico e un largo sorriso, Lacquaniti. Ribadisce poi l’importanza di conoscere queste storie: “Per me che faccio la traduttrice e l’interprete tradurre a volte è un atto politico. E’ un modo per far avere accesso a voci che altrimenti rimarrebbero inascoltate. Per una motivazione proprio meramente linguistica. Per me sarebbe molto importante leggere e conoscere queste storie”.
Kif Kif, un progetto di coppia
Lacquaniti gestisce da giugno, insieme a suo marito, il bar e centro culturale Kif Kif, locale votato al multiculturalismo che si trova al Pigneto, in via Macerata 54. In una di quelle traverse della colorata e vivace via del Pigneto. “é un progetto di coppia. é uno spazio culturale e un bar. Nel senso che facciamo da bere e da mangiare ma sempre con un filo conduttore multiculturale. Sia nella proposta culturale che in quella gastronomica. Affrontiamo i temi del multiculturalismo, delle migrazioni, delle alterità e del viaggio. Cerchiamo di uscire dai confini dell’Europa e di incoraggiare artisti che abbiano un vissuto di migrazioni o che siano extraeuropei o di seconda generazione”. Dice Lacquaniti. La quale ci tiene a precisare, come ha fatto anche nel corso del dibattito, che non interessano gli stranieri occidentali in quanto tali ma solo se hanno qualcosa di interessante da dire.
Gli autori delle storie in mostra sono: Barrack Rima, Migo, Nidhal Ghariani e Nadia Dhab, Othman Selmi, Somar Sallam
Marco Marasà
31/10/2021
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