Municipio II: il piano freddo e le parole dell’Assessore Bogino

Dicembre è quasi finito e ha portato con sé Fode Dahaba, ventisettenne nato in Guinea Bissau e senza fissa dimora morto qui a Roma. Nei mesi più freddi dell’anno nella Capitale, e nel resto d’Italia, è emergenza freddo e vengono messe in atto azioni emergenziali per tentare di contenere i danni del periodo ed evitare morti tragiche e impensabili in una capitale come Roma.
Il Municipio II ha annoverato tra le priorità d’insediamento proprio il piano freddo e il neo assessore alle Politiche Sociali Gianluca Bogino, con il sostegno dalla Presidente Francesca Del Bello, si è adoperato nell’istituire nel più breve tempo possibile un servizio adeguato a favore dei senza dimora.

In cosa consiste il Piano Freddo, uno dei primi interventi della nuova amministrazione in materia di Politiche Sociali?

Le elezioni svolte a ridosso dell’inverno ci hanno messo nelle condizioni d’intervenire con urgenza. Il piano Freddo del Municipio II prevede due servizi distinti ma integrati. Un centro di notturno di accoglienza, aperto ogni notte dalle 19.00 alle 9.00 del mattino, realizzato in un immobile municipale fino a ora in disuso sito in via Aldrovandi 12. Si tratta di uno spazio molto ampio, che a regime potrà arrivare a ospitare trenta posti letto. Una prima parte è già aperta e funzionante, per la seconda continuano i lavori di adeguamento degli spazi e di allestimento, ma sono fiducioso che nei prossimi giorni potrà aprire le proprie porte.

Il secondo servizio consiste in una unità di strada che con un’autovettura attiva dalle 19.00 alle 24.00 si occupa della ricognizione, della prima assistenza in strada e del trasporto degli utenti presso il centro. Qualunque cittadino può fare una segnalazione chiamando il numero unico 3516992405. Chiedo a tutti di diffondere il numero il più possibile e d’invitare a telefonare senza indugio se necessario, le morti a cui ogni anno assistiamo ci dimostrano che poche ore di anticipo possono salvare una vita.

Quali sono le maggiori criticità nella gestione della problematica dei senza dimora?

Sicuramente occorre un cambio di prospettiva. Ogni anno si parla di “emergenza freddo” mentre si tratta di un fenomeno assolutamente ordinario. A Roma il freddo arriva tutti gli inverni e sappiamo che il numero di persone che vive in strada è drammaticamente inferiore al numero dei posti letto disponibili. Quest’anno grazie a una maggiore attenzione da parte del Campidoglio i posti sono aumentati e ai Municipi sono arrivate ulteriori risorse dedicate nello specifico al piano emergenza freddo. Sin dall’inizio del 2022 però è fondamentale iniziare a progettare un sistema di accoglienza strutturale che sradichi la concezione emergenziale del fenomeno. I mesi invernali sono sicuramente quelli più drammatici in cui la vita di chi dorme in strada è messa seriamente a rischio, ma servirebbero ulteriori servizi di accoglienza anche durante il resto dell’anno. Anche perché solo lavorando sul lungo periodo e nella quotidianità si riescono a costruire percorsi di reinserimento sociale che possano permettere a queste persone di abbandonare la strada una volta per tutte.

Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza del piano freddo municipale?

Un punto di forza è stato il tempismo con cui si è intervenuti, che ha permesso in poche settimane di avviare il servizio, appena in tempo per l’arrivo dei giorni più freddi. Anche il fatto di avere un immobile a disposizione ha fatto la differenza, soprattutto rispetto all’atavica difficoltà che quasi tutti i municipi hanno nel reperire spazi. I tempi di adeguamento dell’immobile invece sono sicuramente un punto di debolezza che non ci ha consentito di partire immediatamente con tutti i posti letto in programma. Aggiungerei anche la posizione dell’immobile, che si trova in una zona non facilissima da raggiungere e distante dalle zone più critiche del Municipio. Anche per questo si è resa indispensabile l’unità di strada.

Quali sono le zone più critiche a cui accennava?

Quelle situate nei pressi dei grandi snodi del trasporto pubblico. In particolare, la zona intorno alla stazione Tiburtina e il quadrante che da lì conduce alla stazione Termini, quindi sostanzialmente il quartiere di San Lorenzo. Poi ci sono delle zone che per motivi di conformazione urbanistica si prestano a offrire ricoveri di fortuna per la notte, è il caso del Villaggio Olimpico, dei cavalcavia lungo l’Aniene e dei sottopassi di corso D’Italia.

I servizi del piano freddo offrono assistenza anche agli stranieri?

Molte delle persone prese in carico dal centro di accoglienza notturna e dall’unità di strana sono di origine straniera. Il freddo è freddo per tutti, a prescindere dal passaporto. In molti casi ovviamente è necessario intervenire con percorsi particolari, che prevedono ad esempio la mediazione linguistica e culturale.

Perché pensa che in tutti questi anni non si sia riusciti a risolvere un problema “storico” come quello dei senza dimora?

Io credo che il problema non risieda nelle capacità d’intervento. Mi pare assurdo che siamo tecnicamente capaci di permettere la vita in una stazione spaziale nell’orbita terrestre, ma nel centro di Roma la gente continua ogni anno a morire per il freddo. Una parte del problema certamente riguarda la complessità della condizione in cui queste persone si trovano, che solo in alcuni casi è di natura economica. Andare a intervenire in situazioni di abbandono sociale e con l’eventuale aggiunta di problematiche legate alla salute mentale, non è facile e richiede puntualità e costanza. Quello che molti non sanno è che convincere un senza dimora ad accettare il posto letto, la doccia o anche semplicemente una coperta non è semplice come potrebbe sembrare. Tutto ciò però non basta a spiegare il perdurare nei decenni del problema. Per operare gli interventi necessari servono risorse economiche e forse nell’opinione pubblica questo non è uno degli argomenti maggiormente sentiti. I senza dimora non protestano se mancano loro i servizi, non votano, non hanno sindacati o associazioni di categoria. Forse dirò una cosa impopolare, ma anche nelle ristrettezze dei bilanci pubblici dovremmo dare la priorità assoluta alla dignità della vita delle persone. Meglio avere un’aiuola più incolta, ma una persona in più con un tetto sopra la testa.

Camilla D’Amico
(27 dicembre 2021)

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