Nono Rapporto Carta di Roma: Notizie ai margini

“Notizie ai margini”: il IX Rapporto annuale dedicato all’analisi delle modalità e delle parole con cui i media raccontano l’immigrazione è stato presentato dall’associazione Carta di Roma, il 15 dicembre 2021, presso la sede della Stampa Estera. Si tratta di un esame scientifico di dati e testi, realizzato nella convinzione che, “per fare una corretta informazione, è necessario tenere presente che le parole contengono significati che non sono neutri”, sottolinea Carlo Bartoli, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti: non è la ricerca del politicamente corretto, ma la strada del giuridicamente corretto.

Le migrazioni raccontate dai media (foto da Pixabay)

Nono Rapporto Carta di Roma: il calo delle notizie sull’immigrazione – Stampa e televisione

L’analisi è realizzata prendendo in considerazione i tradizionali i canali di informazione di massa:

  • stampa,
  • televisione,
  • radio.

Ma anche anche Instagram, quest’ultimo canale consente uno specifico approfondimento dedicato alla comunicazione per immagini.
Il primo dato da rilevare è il calo, significativo e generalizzato,  anche rispetto all’anno della pandemia, cioè al 2020, delle notizie dedicate all’immigrazione: infatti, considerate 94 testate giornalistiche, la riduzione è del 21% per le prime pagine dei quotidiani, per un totale di 4101 titoli dedicati alle migrazioni – il valore più basso degli ultimi 9 anni – e del 24% per quanto riguarda i telegiornali di prima serata (c.d. prime time).
L’attenzione dei mezzi di comunicazione è sull’Europa, considerata come luogo di transito, di approdo e di confronto politico sul tema delle migrazioni: “la parola simbolo del 2021 è Unione Europea”, spiega Giuseppe Milazzo, ricercatore dell’osservatorio di Pavia e uno dei curatori del report. Coerentemente con questi dati, si registra una minore presenza del tema della migrazione anche nell’ambito del dibattito politico.
Il binomio immigrazione – criminalità non ha più una posizione predominante nella stampa e, sebbene nell’informazione televisiva il dato sia in crescita, si riducono i toni allarmistici con cui il tema viene affrontato, rispetto al 2020, in considerazione del fatto che, tra i fatti di cronaca riportati, si collocano anche quelli in cui la vittima è una persona di origine migrante. Inoltre malgrado l’uso – spesso improprio – del termine clandestino sia ancora ampiamente diffuso sulla stampa,1,6% dei titoli, ci sono due dati in “controtendenza”: l’utilizzo crescente, in materia di migrazioni, del termine “persona” e il calo del sentimento di insicurezza nella percezione dei migranti.
Il sentimento di insicurezza e timore nei confronti dello straniero – migrante, alimentato da una narrazione delle migrazioni come invasione, si fonda su un meccanismo di percezione della realtà: “i migranti hanno dato un volto alle nostre paure”, spiega Ilvo Diamanti, Professore dell’università di Urbino Carlo Bo. La riduzione di questo senso di incertezza e paura, rilevata dal rapporto, è determinata da 3 fattori:
• una sensibile riduzione degli sbarchi;
• la comparsa di uno “straniero senza volto, che fa più paura di tutti e che siamo noi stessi a trasportare”, come dice Diamanti “il Virus”;
• la constatazione dell’importanza dei cittadini stranieri per il sistema economico-produttivo, ma anche sociale italiano, in un Paese in cui l’età media è sempre più alta e i giovani si trasferiscono all’estero alla ricerca di migliori opportunità di vita e di lavoro.

Nono Rapporto Carta di Roma: migranti come persone o come numeri in arrivo?

Parlare dei migranti come persone è una scelta comunicativa con cui si realizza “un’operazione di resistenza umana e civile in un momento in cui a più voci si tende a spersonalizzare completamente la narrazione dei fenomeni migratori”, sottolinea Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire, che si distingue con il 6% d’uso del termine “persona” nei titoli delle notizie – la percentuale più elevata rispetto alle altre testate giornalistiche analizzate nel rapporto.
Questo tipo di narrazione delle migrazioni e dei loro protagonisti rimane, tuttavia, un’eccezione.
Stando ai dati rilevati da SocioFillmore, sistema di trattamento automatico del linguaggio, con l’analisi dei frame – cioè le cornici di rappresentazione – del fenomeno migratorio, nei titoli della stampa degli ultimi 9 anni la descrizione delle migrazioni è avvenuta privilegiando l’aspetto quantitativo. “In corrispondenza del picco migratorio registrato tra il 2014 e il 2016, i titoli della stampa riportano in misura predominante i numeri delle migrazioni”, spiega Chiara Zanchi, ricercatrice dell’Università di Pavia e curatrice dello studio: con una cronaca incentrata sul racconto del viaggio e una limitata trattazione del momento e delle ragioni della partenza, il risultato è “una rappresentazione dei migranti più come numeri in arrivo, entità astratte dai potenziali effetti deleteri, che non donne e uomini in partenza”.

Nono Rapporto Carta di Roma: dalla radio ad Instagram

Per l’informazione radiofonica, è stata presa come campione la visita del Papa all’isola di Lesbo del 5 dicembre 2021: al racconto dell’evento si è accompagnata una trattazione approfondita della condizione delle persone migranti e dei rifugiati presenti sull’isola, attraverso la voce del Papa e con interventi che vanno dai rappresentanti delle associazioni, ai migranti stessi.
Volgendo lo sguardo ad Instagram, quel che si riscontra è la tendenza ad una narrazione individualizzata delle migrazioni: al posto della rappresentazione di moltitudini di persone in arrivo – spersonalizzante e spesso capace di generare un senso di minaccia – si dà spazio alle storie individuali delle persone migranti. Il risultato è un racconto per immagini che umanizza le esperienze individuali attraverso foto che colpiscono direttamente la sfera emotiva dei fruitori. La peculiare capacità che questo social network ha dimostrato in materia di migrazioni è quella di favorire la comprensione di un dramma e di suscitare un senso di empatia con coloro che lo affrontano. Questo dato induce a riflettere su una nuova opportunità, cioè la possibilità di utilizzare Instagram come strumento per una contronarrazione delle migrazioni, che si ponga quale “antidoto contro il linguaggio d’odio e della divisione”, come suggerisce Trantafillos Loukarelis, Direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.

Scarica il Report in PDF

Valeria Frascaro
(19 dicembre 2021)

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