“Canzoni in movimento”: la musica italiana racconta l’immigrazione

Parole e musica d’autori e cantanti italiani raccontano, come “canzoni in movimento” i fenomeni migratori ormai da anni. La musica, con la sua potenza, si mette al servizio di una narrazione più intima e personale, esplicita storie collettive e individuali che potrebbero diventare simboli di valori universali come rispetto, accoglienza ed interazione.

Samuele Bersani “Barcarola Albanese” 1994

Barcarola Albanese, contenuta nell’album Freak di Samuele Bersani, è una composizione solenne e commovente sulle traversie di un gruppo di immigrati clandestini e sebbene scritta nel 1994 risulta avere un sapore attuale. Si apre la melodia con un ondeggiare, il pianoforte leggero, e la voce inizia a raccontare di un profugo su una nave (la noce ndr.), sopravvissuto alla traversata in mare, che sta per approdare sulle coste. In questo viaggio Bersani rappresenta il dolore attraverso le onde taglienti come vetri e la speranza incarnata nella metafora della riva che tuttavia mai è come si spera.

Vado veloce sopra questa noce
Fuori pericolo
Le onde sono dei vetri, alte dei metri
Però le supero
Il sole si sposta e già si vede la costa”.
Per arrivare fino a Brindisi
Pagherò”.

Ivano Fossati “pane e coraggio” 2003

Le parole che Fossati ha scelto di esprimere in questa canzone sono valse il premio Amnesty Italia 2004. Racconta le avventure di coloro che oggi sono armati solo di pane e coraggio per sfuggire alla sofferenza o alla persecuzione. L’invito chiaro e diretto di Fossati è quello di cercare di comprendere il dolore, la confusione e la sofferenza degli altri, che sono privati ​​di tutto, e spesso anche della propria dignità.

“Proprio sul filo della frontiera
il commissario ci fa fermare
su quella barca troppo piena
non ci potrà più rimandare
su quella barca troppo piena
non ci possiamo ritornare”.
[…]

“Pane e coraggio ci vogliono ancora
Che questo mondo non è cambiato
Pane e coraggio ci vogliono ancora
Sembra che il tempo non sia passato”
[…]

Gianmaria Testa album “Da questa parte del mare” 2010

Da questa parte del Mare è un concept album sull’immigrazione con il quale Testa vinse il premio Tenco nel 2007. Tra le note di questi undici testi il cantautore piemontese ci racconta le ragioni del “partire”, la sofferenza del lasciare la propria terra, le aspettative, il significato delle parole “viaggio” e “sradicamento”. Da questa parte del mare ci ricorda che per capire è necessario immedesimarsi e cercare di guardare con lo sguardo di chi sta dall’altra parte. Qui una strofa della canzone Rock.

“E mio padre non c’è
è rimasto da solo a masticare la strada
Perché dice che tanto
Sarà guerra comunque
E dovunque si vada”

Fiorella Mannoia e Frankie HI-NRG “Non è un film” 2012

Non è un film, la canzone di Fiorella Mannoia scritta da Frankie HI-NRG e con lui interpretata, ha vinto la decima edizione del Premio Amnesty Italia. L’appello contenuto nel brano Non è un film è scegli da che parte stare. Una canzone scritta in modo essenziale ed efficace che va direttamente al cuore di una società che spesso resta impassibile innanzi a ciò che accade. Questo brano racconta la fuga di chi spera di salvarsi da persecuzione e sofferenza attraversando il Mediterraneo a bordo di un’imbarcazione precaria, la vita vera di giovani cittadini. La produzione viene a seguito dei 1500 morti nel mediterraneo del 2011, annegati sulla via verso l’Europa.

“Questo sembra un film di quelli terrificanti
Dalla trasilvania non arrivano vampiri ma badanti,
Da santo domingo non profughi o zombie,
Ma ragazze condannate a qualcuno che le trombi
Dalle filippine colf e pure dal bangladesh
Dalla bielorussia solo carne da lap dance
Scappano per soddisfare vizi e sfizi nostri
Loro son le prede, noi siamo i mostri”

Willie Peyote “Io non sono razzista ma…” 2015

Il rapper torinese Willie Peyote racconta con ironia e acume l’insensatezza del razzismo. Il brano Io non sono razzista ma… è un rap dal ritmo incalzante dove le rime dell’autore raccontano stereotipi e ipocrisia del razzista medio. In fondo il concetto è semplice: non esiste razzismo moderato o giustificabile.

“Stando ai discorsi di qualcuno:
Lampedusa è un villaggio turistico
I cinesi ci stanno colonizzando
E ogni Imam sta organizzando un attentato terroristico”

“L’immigrazione è la prima emergenza in televisione
Che poi non è tutta sta novità
Pensa a tuo nonno arrivato in Argentina col barcone”.

Edoardo Bennato “Pronti a salpare” 2015

Pronti a salpare di Bennato è una canzone che parla di chi, anche in questo momento, “sta attraversando il mare in cerca di rifugio e sicurezza; di chi sta fuggendo dagli orrori di una guerra che ha distrutto la vita di migliaia di persone: non solo di coloro che l’hanno persa definitivamente, ma anche di coloro che sono costretti a ricominciare tutto, in una terra straniera che spesso non li vuole e fa di tutto per ricacciarli indietro”.

 “Niente rotte regolari
Solo porti alternativi
Pronti a salpare
Niente orari per gli arrivi
Niente luci niente fari
Pronti a salpare”

Gang “Mare Nostro” 2015

“Le canzoni servono per sederci intorno al fuoco e tornare umani” ha detto Marino Severini presentando il brano ‘Mare Nostro’. “La canzone è nata anni addietro quando fu votata la legge Bossi Fini prendendo spunto dalle parole di padre Alex Zanotelli, dobbiamo smettere, ha continuato Severini, di trattare gli altri come fossero merci”. Questa canzone rappresenta una meravigliosa preghiera laica un’invocazione al mare, una richiesta di pietà affinché non faccia affogare i migranti in quello specchio d’acqua che ogni giorno vede transitare barconi colmi di disperati in fuga da guerre e devastazioni.

“Mare nostro, ascolta, ti prego
Questa notte porta pazienza
C’è una barca in mezzo alle onde
E’ una barca che porta speranza

Non ha vela e non ha motore
Non c’è porto e non c’è faro
Ma son tanti lì sopra li vedi
Quella barca è il loro riparo

Mare nostro, guardali bene
Sotto i piedi portano il mondo
E negli occhi chissà quanta cenere
Quante lacrime avranno sepolto

Sono loro la storia del grano
Il fuoco che torna al tramonto
Il pane spezzato e diviso
Alla fine del giorno”

Roy Paci & Aretusta feat. Willie Peyote “Salvagente” 2018

Roy Paci con il brano Salvagente, canzone interpretata in collaborazione con Willie Peyote, ha vinto il Premio Amnesty, risultando così il miglior brano dell’anno sui diritti umani. Su questo ha dichiarato: “l’abbattimento delle frontiere, che è sempre stato uno dei temi ricorrenti delle mie produzioni, è come se fosse una missione artistica ed umana che mi sono posto da quando ho iniziato a comporre musica. Con le note possiamo creare unione al di là dei confini geografici o descrittivi a cui i giorni d’oggi ci hanno abituato”.

“Portami con te
Nel mondo diverso che spesso tu stesso racconti
Ho provato a seguire i discorsi ma alla fine non tornano i conti
Portami con te
Nel mondo diverso che hai visto, io non capisco”

Mirkoeilcane “Stiamo tutti bene” 2018

“Ciao, mi chiamo Mario e ho sette annisette e mezzo per la precisione” inizia così il testo che Mirco Mancini, in arte Mirkoeilcane ha presentato a Sanremo 2018 dove racconta il viaggio di un bambino, la storia vera di un ragazzo che oggi vive a Roma ma che per arrivarci ha dovuto patire l’inferno.

“Che poi a chiamarla barca
ci vuole un bel coraggio
stare in tre
seduti in mezzo metro di spazio
è come me e gli altri 200
tutti intenti a pregare
ed io vorrei soltanto alzarmi e palleggiare”

“Allora onde evitare di addormentarmi come gli altri
ed esser buttato in mare
mi unisco al coro della barca
e inizio a piangere e gridare
non ho forza, chiudo gli occhi
e non so neanche nuotare”

Massimo Ranieri “Lettera al di là del mare” 2022

Anche Ranieri nell’ultimo festival della canzone italiana affronta il complicato quanto mai attuale tema dell’immigrazione, raccontando una traversata piena di speranze ma allo stesso tempo di paure, fino all’emozione di riuscire finalmente a scorgere la terra, la riva, la fine di un incubo e l’inizio di un nuovo capitolo della vita.Lettera al di là del mare, racconta di un viaggio da Napoli a New York, di un peregrinare lento e lungo per un mare vasto, che fa tremare. La canzone si legge come la lettera di un migrante, di un ragazzino, che è pronto a lasciare la sua terra quasi costretto a compiere un viaggio che non può evitare.

“Amore vedi così buio è
Questo mare
Troppo grande per
Non tremare
Quasi giorno ormai
Poi il tempo si ferma
Qualcuno grida terra, terra, terra”

Non esiste solo una musica che è riflessione e narrazione delle migrazioni: attualmente, infatti, si possono ascoltare musicisti italiani e migranti che compongono musiche che testimoniano l’intreccio di differenti culture. La canzone è diventata costante portavoce della fatica e del dolore di chi è stato costretto, a causa della povertà, della guerra, della mancanza di diritti, a intraprendere dei viaggi in cerca di una possibile vita migliore. Tuttavia, questa rappresentazione iniziata negli anni ’90 ha stabilito un canone rappresentativo che vede il migrante debole e marginale e i cantanti e gli autori dell’epoca trattavano il tema con un’accezione paternalistica oggi invece anche con le nuove forme di canzone e di comunicazione si canta lo stesso tema ma ponendo anche attenzione al desiderio di riscatto sociale e di vita usando un linguaggio nuovo.

Elisa Galli
(16 febbraio 2022)

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