Ero Straniero: il punto sulle regolarizzazioni

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Le testimonianze raccolte tra chi si trova, dopo anni di lavoro in nero, nella possibilità di emergere e diventare un lavoratore in regola dipingono un quadro allarmante con conseguenze pesanti che riguardano la vita delle persone in attesa come per Ayleen, una donna di 48 anni, originaria delle Filippine e in Italia da più di 12 anni. Da quando è arrivata ha sempre lavorato in nero come collaboratrice domestica e colf perché negli anni non ha mai avuto modo di essere messa in regola. “Per fortuna ho incontrato la signora Giovanna che mi ha sempre fatta lavorare rischiando anche di avere dei problemi con la legge. Io voglio pagare le tasse e voglio avere i contributi perché un giorno mi piacerebbe essere in pensione e poter anche dare una sicurezza ai miei figli. Nel 2020 quando è uscita la legge dopo davvero tanto tempo che si aspettava la signora Giovanna ha fatto subito la richiesta di nulla osta per me. In teoria, il termine massimo per avere una risposta dallo sportello unico è di 60 giorni e poi ti danno un appuntamento in questura dopo 6 mesi e poi bisogna aspettare altro tempo. È passato più di un anno ed io sto ancora aspettando. Questo senso di attesa mi provoca parecchia ansia perché è tutto il mio futuro, sono arrivata in Italia che avevo 36 anni e avrei potuto costruirmi una vita diversa da quella che ho ora. Io volevo essere in regola, volevo pagare ed essere pagata ma non in nero. La necessità di un lavoro mi ha portato ad accettare di essere retribuita in nero, avevo bisogno di lavorare per vivere. Lavorare anni senza essere visti rischiando anche dal punto di vista legale ma risultando comunque invisibili al sistema non è dignitoso per nessun essere umano“.

La denuncia alle lunghe attese delle regolarizzazioni

La campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene” denuncia ancora una volta le lunghe tempistiche nella valutazione delle domande di emersione oltre a un preoccupante numero di rigetti. Si ribadisce la necessità di creare finalmente dei canali di ingresso per lavoro razionali e realmente accessibili e superare il sistema delle sanatorie “decreti flussi”, con l’introduzione di un meccanismo sempre accessibile per rientrare nell’economia legale. La campagna nasce nel 2017 dalla necessità di adottare un approccio pragmatico verso la questione migratoria nel nostro Paese e ha visto l’elaborazione di una proposta di legge d’iniziativa popolare dal titolo “Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”.

I dati delle regolarizzazioni, dei rigetti e dei ricorsi

Il dossier presentato sul sito della campagna di Ero Straniero illustra dati allarmanti. “Alla fine di marzo 2022 delle 207.452 domande di emersione presentate dai datori di lavoro per lavoratori e lavoratrici nel settore domestico e, in piccola parte, in quello agricolo, i permessi di soggiorno in via di rilascio da parte delle prefetture risultano essere 104.948, pari al 50% circa del totale delle domande. A fine ottobre 2021 le pratiche finalizzate in tutt’Italia erano 78.897, quindi circa un terzo (il 38%) del totale”.

L’11% del totale delle domande presentate, 23.522, alla fine di marzo 2022 risultano essere rigettate per mancanza di uno o più requisiti richiesti. “In tutto, quindi, le prefetture italiane hanno processato 128.470 domande di regolarizzazione dall’agosto 2020 al marzo 2022, il 62% del totale di quelle ricevute. Il totale dei permessi di soggiorno rilasciati fisicamente dalle questure in seguito alla procedura di regolarizzazione a carico del datore di lavoro era, a fine febbraio 2022, di 55.202, pari al 26,6% del totale delle istanze. Nel frattempo, queste persone rimangono in un limbo giuridico, perché il ministero non ha ancora chiarito se abbiano diritto a cambiare lavoro, rispetto a quello per cui hanno presentato domanda.

Un altro dato segnalato dall’indagine di Ero Straniero rispetto ai mesi precedenti riguarda i rigetti e i ricorsi. “Le domande rigettate, alla fine di marzo scorso, erano 23.522, oltre un decimo di quelle presentate, un numero alto, in crescita man mano che aumenta il numero delle domande esaminate. A fine ottobre, infatti, erano 11.405 i rigetti, il 5,5% sul totale delle domande esaminate dalle prefetture”. Sui tempi dell’esame delle pratiche è intervenuta, tra l’altro, la condanna del Tar Lombardia, che ha ricordato, con alcune sentenze, quanto prevede la Costituzione rispetto ai tempi certi dei procedimenti amministrativi.

Il 17 gennaio 2022 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il “decreto flussi”, provvedimento che definisce ogni anno quanti lavoratori stranieri possano fare ingresso in Italia e per quali settori. Per la prima volta dopo molti anni, è stato previsto l’ingresso di 69.700 lavoratori e lavoratrici, quasi il doppio di quote rispetto agli ultimi sei anni (quando si fermavano a circa 30.000 per anno), anche se la maggior parte delle quote continua a riguardare il lavoro stagionale (42.000).

Canale preferenziale per i cittadini Ucraini

L’INL con una circolare dell’8 marzo 2022 ha stabilito un canale preferenziale per i cittadini di nazionalità ucraina, più di 18.000, che a distanza di un anno e mezzo dalla scadenza delle domande non hanno visto chiusa la loro pratica sull’emersione dei rapporti di lavoro. Per l’INL l’emergenza Ucraina impone un cambio di passo sulle pratiche di regolarizzazione avviate con la sanatoria colf, badanti e braccianti del 2020, al fine di garantire una risposta più celere alle lavoratrici e ai lavoratori che arrivano dai territori colpiti dalla guerra. Il lavoro domestico e di assistenza alla persona costituisce l’85 per cento del totale delle domande trasmesse, escluse quelle che riguardano i permessi di soggiorno scaduti. In questa maggioranza, la comunità più numerosa è rappresentata proprio da colf e badanti che arrivano dall’Ucraina: in totale sono 18.639, secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Interno.

La campagna Ero Straniero ha altresì diffuso una lettera destinata alla ministra Lamorgese per chiedere che venga data la possibilità alle persone attualmente in attesa di essere regolarizzate di poter lasciare l’Italia e farvi ritorno senza perdere la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno, come invece prevede ora la normativa. Questo in aiuto delle quasi 20.000 donne ucraine presenti sul territorio senza permesso di soggiorno che necessitano di lasciare l’Italia per ricongiungersi con i propri figli lungo i confini del proprio paese.

Elisa Galli
(18 maggio 2022)

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