“L’accesso ai diritti nell’era digitale”, se ne parla al Centro Astalli

“L’accesso ai diritti nell’era digitale”,  è il tema della tavola rotonda organizzata dal Centro Astalli con lo scopo di spiegare quanto sia importante il digitale per i migranti e quanto questo diventi, invece che un’opportunità, un ostacolo insormontabile che non gli permette di beneficiare dei diritti. L’incontro si è svolto in Piazza del Gesù nella sala Apogea venerdì 13 maggio alle ore 16.30
La tavolo rotonda rientra nel progetto “Passi Avanti – Percorsi di autonomia e strategie di sviluppo individualizzate per titolari di protezione internazionale”, un progetto Centro Astalli Roma e Centro Astalli Trento.

Digital Divide, “tra dire e il fare c’è di nuovo di mezzo il mare”

Il digital divide è la disuguaglianza che si viene a creare a causa della tecnologia digitale. Henrica è una rifugiata congolese di 27 anni che vive in Italia presso la comunità del Centro Astalli. Ha vissuto il digital divide sulla propria pelle. Va al microfono e racconta della sua vita nel nostro paese e del difficile rapporto che ha avuto con la burocrazia e la tecnologia digitale.
Essendo laureata in Congo Henrica ha cercato di far valere la sua laurea anche qui in Italia. Attualmente è iscritta a un master in assistenza infermieristica all’Università La Sapienza. “Voglio fare l’infermiera e voglio far valere il mio titolo di studio. La burocrazia fa paura a noi rifugiati, tra appuntamenti e mille altre cose è un labirinto. Con la pandemia la situazione è persino peggiorata. Gli appuntamenti non erano più in presenza bensì online e c’erano innumerevoli password da ricordare”.
L’unico modo per i rifugiati di farsi aiutare, afferma ancora Henrica, è quello di affidarsi a un’associazione dove ci sia qualcuno del personale che sappia usare il pc.
A causa della eccessiva digitalizzazione e burocrazia per i rifugiati “tra il dire e il fare c’è di nuovo di mezzo il  mare” commenta con tono amareggiato Enrica.

Assunta Rosa, “Lo stile di vita europeo è inclusivo per definizione”

Assunta Rosa – Direttrice Centrale Vicaria della Direzione Centrale delle Politiche dell’Immigrazione e dell’Asilo del Ministero dell’Interno – succede all’intervento di Henrica e prosegue sulla stessa linea parlando degli ostacoli della digitalizzazione e della lingua. “Lo stile di vita europeo è inclusivo per definizione. La tecnologia digitale non ci deve dividere ma ci deve avvicinare. Il supporto deve partire dalle scuole e deve fornire al migrante la possibilità di incontrare un’associazione. Noi siamo gocce ma queste gocce possono diventare un mare”. Chiude Rosa riprendendo la metafora di Henrica.

Pasquale Tridico , Presidente dell’INPS

Il presidente dell’INPS (Istituto nazionale della previdenza sociale) sostiene che sono tre i problemi fondamentali da affrontare per risolvere il problema sociale, che riguarda naturalmente anche,  ma non solo, i rifugiati. Il primo è quello della mancanza dei diritti. “C’è un grande problema di diritti, che è un problema politico. Questi diritti che non ci sono”. Molte prestazioni richiedono un numero di anni di residenza. Altre prestazioni sono vincolate al  lavoro. Spiega Tridico che per beneficiarne della cittadinanza bisogna essere residenti in Italia da almeno dieci anni. “Molto spesso la nostra legislazione ha anche delle divergenze, delle disparità di trattamento, dalle quali siamo stati richiamati anche dalla Corte di giustizia Europea, la quale ritiene che per l’assegno sociale, l’invalidità e il diritto di cittadinanza, 10 anni di residenza siano un requisito eccessivo. Negli altri paesi europei per ricevere un reddito minimo vengono richiesti dai due ai cinque anni di residenza. La Corte di giustizia europea sta affrontando casi italiani in cui gli stranieri si sono visti rifiutare la prestazione e probabilmente ci saranno delle evoluzioni. Nel nostro paese siamo noti per non fare degli interventi politici e per sfruttare la magistratura, in questo caso la magistratura europea”.
Il secondo punto menzionato dal presidente dell’INPS è l’esigibilità dei diritti, cioè il problema di renderli effettivi, “la possibilità per tutti di renderli esigibili. Abbiamo tanti diritti inespressi che colpiscono la parte più fragile del paese. Non solo per il digital divide, questi diritti rimanevano inespressi anche prima”. Ci sono tanti motivi che spiegano questa  inesigibilità, quali l’andamento dell’economia.  come ha ribadito lo stesso Tridico, mentre per la prima questione – che ha a che fare con un problema di accesso ai diritti ed è perciò un problema politico – l’Inps non può molto, se non rimandare il tema alle istituzioni. Sull’esigibilità dei diritti l’istituto può invece fare la sua parte attraverso la divulgazione: “Qui noi possiamo intervenire e lo possiamo fare informando. Ci sono persone magari anziane che avrebbero diritto all’assegno sociale ma non lo sanno, persone che avrebbero diritto a una pensione di invalidità e non lo sanno, persone che potrebbero usufruire al diritto di cittadinanza ma non sanno nemmeno cosa sia. Qui siamo ancora prima del digital divide.”
Nel 2019 è stato avviato un progetto denominato Inps per tutti che ha lo scopo di avvicinare l’istituto, insieme al terzo settore, alle persone indigenti. “Andiamo incontro agli utenti, bypassando gli sportelli, anche con molta difficoltà perché noi non siamo psicologi. Questo accordo è stato fatto in diverse città, come Milano, Roma, Bologna e Palermo.  L’Inps per tutti si basa sul contatto umano piuttosto che sull’appuntamento online.” L’Inps punta cioè su un contatto diretto con le cittadine e i cittadini e,indirettamente, con il patronato e il sindacato.
Tridico ricorda che sono le persone più deboli, quelle meno scolarizzate, che trovano maggiore difficoltà ad accedere ai diritti fondamentali.
Qui entra in gioco la terza problematica, che è digital divide, menzionato a più riprese nel corso dell’incontro. “Il digital divide è La distanza che colpisce chi è più debole e meno scolarizzato e che si trova in difficoltà. Noi serviamo principalmente pensionati, che sono anziani, disoccupati e poveri”. Le persone indigenti non mancano in quanto l’Italia ha introdotto il reddito minimo molto in ritardo rispetto ad altri paesi europei.
L’Inps serve 57 milioni di italiani. L’istituto ha investito sulla innovazione tecnologica 400 milioni all’anno, é il principale investitore nel paese. “Questo è il modo più efficiente per raggiungere tutti”. Chiosa Tridico.

Interventi del 13 maggio 2022

Nicoletta Dentico, “stiamo automatizzando la disuguaglianza”

Nicoletta Dentico – giornalista, scrittrice, esperta di salute globale ed ex direttrice di Medici Senza Frontiere – oggi direttrice del programma di salute globale di society for International Developement, esordisce affermando che “noi siamo uno paesi più diseguali d’Europa”.
Ripercorre le fasi che hanno caratterizzato il diritto alla salute in Italia negli ultimi vent’anni: “il diritto alla salute è diventato via via terreno di commercio,  finanziarizzazione, e ora stiamo nella fase successiva, quella dell’ l’industrializzazione 4.0 della digitalizzazione del diritto alla salute”.
Il territorio  della digitalizzazione è privo di ogni forma di regolamentazione,  un luogo franco. “Una fede cieca in cui noi ci buttiamo verso la digitalizzazione che non è assolutamente neutrale,  infatti stiamo di fatto automatizzando la disuguaglianza”.  Commenta Dentico, la quale poi cita il rapporto di Philip Alston – studioso di diritto internazionale australiano e professionista dei diritti umani- che ha scritto che dal 2019 in poi una serie di fondamentali rapporti sulla povertà in cui lui parla “di questa frenesia verso la digitalizzazione come di un cavallo di Troia di quella che è l’ostilità neoliberale verso la protezione e regolamentazione sociale.” Dentico affronta anche il tema della burocrazia, divenuta, a causa dell’eccessiva digitalizzazione, ancora più nebulosa per i cittadini, soprattutto per i soggetti emarginati, come ad esempio i migranti. Il tema è sempre quello del Digital divide: “Alston dice che stiamo andando verso una situazione in cui i cittadini diventano sempre più visibili allo stato ma non c’è l’inverso. Lo Stato si nasconde dietro questa tecnologia digitale che ha tutta una serie di problemi di natura tecnica. L’intelligenza artificiale è il nuovo vitello d’oro, peccato non ci sia nessun Mosè a sbriciolarlo e a capire cosa ci stia dietro questo vitello d’oro.
Il Covid, poi, come si è sentito a più riprese dire in questo periodo, è forse servito ha mostrare tutti i difetti di questa digitalizzazione e del neoliberismo in generale. Neoliberismo e digitalizzazione che, dal punto vista della Dentico, vanno insieme: “forse qualcosa si muove con quello che è successo con il Covid. Abbiamo visto l’atteggiamento di Facebook nei confronti delle Fake news, abbiamo visto Amazon che schiavizza i suoi impiegati, applicazioni che discriminano tra gente bianca e gente cosiddetta di colore. c’è stato in qualche modo il velo che si è squarciato”.

 

Marco Marasà

16/05/2022

Leggi anche: