Rapporto annuale 2022 del Centro Astalli

Il Centro Astalli ha pubblicato il Rapporto annuale 2022, in un’edizione rinnovata per i 40 anni di attività, nel quale è narrato un anno di impegno e servizi con i rifugiati. Il Rapporto vuole essere uno strumento per capire quali sono le principali nazionalità dei rifugiati che giungono in Italia per chiedere asilo; quali le difficoltà che incontrano nel percorso per il riconoscimento della protezione e per l’accesso all’accoglienza o a percorsi di integrazione. Attraverso testimonianze e approfondimenti si cerca di far emergere i temi sulle migrazioni forzate in Italia: vulnerabilità, cura e inclusione sociale.

Nel rapporto si legge chiaramente come “gli effetti socioeconomici della pandemia acuiscono le vulnerabilità dei rifugiati, aumentano fragilità e marginalità socialeIl sistema d’accoglienza a due anni dal superamento dei decreti sicurezza non riesce ad uscire dalla logica dell’emergenza. Le migrazioni spariscono dai media ma non cessano gli abusi in Libia, le morti in mare e i respingimenti indiscriminati alle frontiere. I rifugiati che accogliamo ne sono diretti testimoni. La guerra in Ucraina ci mostra che l’arrivo in Italia di 70mila persone in fuga dalla guerra in poche settimane (più di quelle accolte nell’intero 2021) non è un’invasione, né una minaccia alla nostra sicurezza”.

I dati: mobilità oscillante

Nel 2021 rispetto l’anno precedente, segnato però dalla pandemia e in generale da una mobilità umana ridotta, gli arrivi sono raddoppiati: 67.040 rispetto i 34.154 del 2020. I minori stranieri non accompagnati sono stati 9.478, a fronte dei 4.687 del 2020. I morti nel Mediterraneo sono una costante e una vergogna inaccettabile: dal 2014, 24.600 migranti hanno perso la vita in mare. Nel 2021 le persone disperse in mare sono state 1.553 di cui almeno 44 minori. Al 31 dicembre 2021, i dati riportano 78.000 richiedenti asilo e titolari di protezione registrati nel sistema di accoglienza.

“La pandemia ha influito ancora molto sulla vita dei rifugiati, sui loro spostamenti, sul loro accesso alla protezione internazionale. In Europa il 2021 non ha fatto registrare grandi passi avanti nelle politiche migratorie. Solo all’inizio del 2022 la crisi dei profughi ucraini ha portato all’adozione all’unanimità da parte del Consiglio Europeo della protezione temporanea regolata dalla direttiva 55/2001. Tale misura per 20 anni è rimasta inapplicata, nonostante in questo lungo periodo si siano registrati flussi massicci di persone in fuga verso l’Europa per conflitti o gravi violazioni dei diritti umani, è continuata una politica di chiusura e di esternalizzazione delle frontiere”. Tuttavia, questo porta ad una riflessione sempre più evidente di una considerazione globale sui “profughi di serie A e profughi di serie B”.

Oltre la logica dell’emergenza: bisogni e vulnerabilità

Il rapporto annuale 2022 del Centro Astalli evidenzia come sia particolarmente critica la situazione dei nuclei familiari numerosi e di quelli monoparentali. La permanenza all’interno dei centri resta lunga (almeno 12 mesi), ma anche dopo l’uscita la precarietà continua ad accompagnare queste famiglie, che non possono contare su reti di sostegno informali, parentali o amicali. I servizi sociali non riescono infatti ad intervenire in modo efficace in situazioni che richiedono una progettualità complessa, che tenga conto di una varietà di fattori.

Il rapporto sottolinea altresì che sono aumentate anche le persone seguite che hanno subito torture, violenza di genere o abusi. Le vittime di tortura sono in prevalenza uomini ma con una percentuale di donne in aumento (il 32% del totale), provenienti soprattutto da Nigeria, Senegal ed Eritrea. Spesso il disagio di queste persone, che fatica sempre più a emergere nelle prime fasi dell’arrivo, esplode più tardi: nei centri di accoglienza in convenzione con il SAI la percentuale di rifugiati vulnerabili è in aumento (37% sono vittime di tortura e violenza). Lavorare su percorsi di integrazione quando è venuta meno una presa in carico tempestiva della vulnerabilità rappresenta un aggravio molto serio sulla riuscita dei percorsi di autonomia.

Tra gli elementi che emergono dal dossier c’è il fatto che l’accoglienza dei rifugiati in Italia non riesce ad uscire dalla logica dell’emergenza. Benché l’anno sia stato caratterizzato da un lento ma graduale ritorno alla normalità, non sono mancate le criticità dovute alla pandemia e alla conseguente crisi sociale. Alle difficoltà legate all’emergenza sanitaria si sono affiancate quelle endemiche, come la mancanza di uniformità o la scarsa chiarezza delle procedure che spesso ostacolano l’esigibilità dei diritti dei soggetti più vulnerabili. Il significativo aumento degli sbarchi di minori non accompagnati (il doppio rispetto al 2020) e la conseguente necessità di reperire più posti in accoglienza, ha fatto, ad esempio, superare la suddivisione di compiti tra pronta, prima e seconda accoglienza.

I problemi dell’accoglienza: burocrazia e precarietà

Quella dell’accoglienza, una delle tante attività attuate dai più di 600 volontari/e di Astalli, rappresenta un cammino che deve iniziare fin dal primo giorno, superando i limiti che a oggi caratterizzano il sistema istituzionale. Benché il Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI), introdotto nel 2020, dimostri infatti la volontà di riavvicinarsi al più inclusivo modello originario del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), conserva comunque la distinzione, introdotta dalla legge 132 del 2018, tra chi è titolare di una forma di protezione e chi è ancora richiedente asilo. Sono infatti previsti due livelli di servizi.

Ancora oggi circa due migranti su tre sono ospitati nei CAS, i centri di accoglienza straordinaria pensati per far fronte all’arrivo di grandi nu meri. Il sistema dell’accoglienza diffusa (SAI), con piccoli numeri e progetti d’integrazione più mirati ai loro ospiti, accoglie solo circa 25.000 persone delle 76.000 presenti nelle strutture convenzionate. L’auspicio è che la rete SAI diventi al più presto l’unico sistema di accoglienza per richiedenti e titolari di protezione internazionale, affinché a tutti possa essere garantito un efficace supporto all’integrazione, secondo standard uniformi.

Scarica il rapporto annuale 2022 del Centro Astalli

Elisa Galli
(20 aprile 2022)

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