Vaccini per il Centro Astalli: intervista ai protagonisti

Nel percorso verso il superamento della pandemia, un passo di sicura importanza è la vaccinazione. Ma se non ci sono dubbi sul diritto al vaccino per i rifugiati, dato quanto previsto dall’art. 32 Cost., che tutela il diritto alla salute, e dall’art. 35 del d.lgs 286/98, che garantisce l’assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al SSN, è il sistema previsto per l’accesso alla vaccinazione a destare delle perplessità.
Infatti, per prenotare la somministrazione del vaccino è necessaria la registrazione sul sito istituzionale della sanità regionale, indicando codice fiscale ed estremi del TEAM; l’alternativa è, di regola, rivolgersi al medico di base.
Il rischio è che la non completezza della documentazione richiesta o la mancanza di un c.d. “medico di famiglia” a cui rivolgersi possano, di fatto, precludere l’accesso ai vaccini.
In questo contesto si colloca la somministrazione del vaccino ad un gruppo di rifugiati del Centro Astalli, avvenuta il 3 aprile grazie ad una donazione di Papa Francesco: “un atto che ricorda ai governanti e alle istituzioni l’importanza di inserire nel piano vaccinale anche i più vulnerabili e tra loro anche i rifugiati”, spiega Padre Camillo Ripamonti, Presidente del Centro, “un gesto significativo di una Chiesa sempre più vicina a chi vive ogni giorno l’esperienza dell’esclusione e della marginalizzazione”.

Il Papa nella settimana santa con i migranti
Papa Francesco nella Settimana Santa con migranti e rifugiati (foto Ansa)

Vaccini per il Centro Astalli: la notizia

“È stato Padre Camillo Ripamonti, il Presidente del Centro, ad informarci della donazione dei vaccini”, spiega Alessandro Cinti, un operatore del centro. “Noi operatori abbiamo ricevuto la notizia con piacere e sorpresa, ma mi ha colpito la reazione dei rifugiati che assistiamo: qualcuno, molto emozionato, faceva tante domande; c’era chi, un po’ preoccupato, chiedeva: “cosa mi succederà dopo?”; in tutti, però, c’era quella contentezza dell’inaspettato, propria di chi non dà nulla per scontato”. Tra i destinatari del vaccino c’è Saidou: arrivato in Italia dal Burkina Faso come MSNA, ora ha 27 anni e Astalli è il suo punto di riferimento: “lavoro alla lavanderia del Centro e con la pandemia tante cose sono diventate più difficili”, spiega. “Quando ho saputo del vaccino di sabato, però, ero un po’spaventato; poi mi hanno spiegato a cosa serviva e ho deciso di farlo”.

Saidou, giovane rifugiato del Burkina Faso

Vaccini per il Centro Astalli: somministrazione in Aula Nervi

Hanno ricevuto il vaccino circa 30 rifugiati: erano donne e uomini, di età compresa tra i 23 e 38 anni, provenienti da vari Paesi, era rappresentato tutto il mondo dall’Africa al Sud America, all’Asia. La vaccinazione si è svolta in Aula Paolo VI, nota anche come Aula Nervi, presso la città del Vaticano: una sala ampia, in grado di garantire il distanziamento. In fase di accoglienza, il personale medico e gli incaricati dell’assistenza hanno indicato le informazioni da segnalare prima di procedere alla somministrazione, dai dati anagrafici ad eventuali allergie. Durante la vaccinazione non abbiamo riscontrato particolari difficoltà, né le barriere linguistiche sono state un problema: per chi non capiva bene l’italiano, il singolo medico ha spiegato in inglese quello che stava per fare”.

Vaccini per il Centro Astalli: le emozioni

“Siamo grati a Papa Francesco che ha voluto donare i vaccini anticovid a chi a Roma vive ai margini, i più vulnerabili, e tra loro anche richiedenti asilo e rifugiati accolti dal Centro Astalli”, racconta Padre Ripamonti; “Papa Francesco, ancora una volta, indica la strada per uscire dalla pandemia: l’unico modo cha abbiamo è di salvarsi insieme”, conclude. “Sono contento di essermi vaccinato”, dice Saidou, “penso che sia importante per lavorare o viaggiare: ho consigliato a tutti i miei amici di fare il vaccino”, “non si sente nessun dolore!”, esclama. “Prima di procedere alla vaccinazione c’era un clima di attesa, un senso di tensione verso una opportunità che alleggerisce da un peso; dopo la somministrazione i volti dicevano: ce l’ho fatta!”. “È stato bello vedere quanta voglia di esserci si leggesse sul viso di tutti i presenti”, racconta Alessandro: “se quello che è avvenuto oggi fosse un film, il titolo sarebbe: Una giornata da ricordare”.

Valeria Frascaro
(6 aprile 2021)

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