Guerra in Ucraina: riflessioni su guerra e pace

“Guerra in Ucraina: dentro il conflitto, oltre il conflitto. Per un’Europa di pace” è il titolo del convegno tenutosi sabato 3 settembre 2022 presso l’Auditorium San Barnaba, a Brescia.

Il convegno, fruibile anche attraverso canali web, è stato strutturato in due sessioni:
la prima, “Ucraina: Il flagello della guerra e le vie della pace. Per quale Europa?”,  incentrata sull’approfondimento degli aspetti che riguardano il conflitto in Ucraina: dalla geopolitica globale, alle dinamiche interne al mondo russo e a quello ucraino, fino all’analisi di strategie per la pace; la seconda, “il movimento pacifista di fronte alla guerra. Percorsi di pace e disarmo”, focalizzata sulla disamina delle logiche e delle azioni promosse dalla società civile e dai movimenti pacifisti locali, nazionali ed internazionali in risposta alla guerra.

Studiosi, esperti ed attivisti hanno nutrito per l’intera giornata il ricco dibattito reso possibile grazie alla collaborazione di molte realtà associative, prima delle quali OPAL Brescia.

locandina convegno “Guerra in Ucraina: dentro il conflitto, oltre il conflitto, per un’Europa di pace”

Prima Sessione

É Camilla Bianchi, presidente del Coordinamento degli Enti Locali per la Pace e la Cooperazione Internazionale di Brescia, ad introdurre e mediare i numerosi interventi della mattina. Già dalla prime battute, Bianchi chiarisce la ragione che ha mosso l’iniziativa: “creare un momento di approfondimento e di studio su questa guerra, perché per la promozione della cultura della pace è necessario riuscire a conoscere, a comprendere, a districarsi tra le diverse complessità che vedono protagonista tutta la situazione geopolitica attuale”. Proposito confermato anche da Roberto Cammarata, presidente del consiglio comunale di Brescia: “il convegno nasce dalla volontà di avviare un percorso di ragionamento, di confronto, per promuovere la cultura della pace, una politica ed una pratica della pace”. Così a creare un campo fertile per la riflessione sono i numerosi interventi degli ospiti partecipanti, i quali, seguendo linee argomentative diverse, propongono visioni disparate sul conflitto attualmente in corso.

Punto di partenza l’intervento di Mirko Mussetti, analista della rivista Limes, che con cura e minuzia di dettagli, ricostruisce, tassello dopo tassello, la situazione geopolitica mondiale. Un’analisi, la sua, che permette di comprendere con estrema chiarezza le strategie pratiche ed ideali sposate da Russia, Ucraina, Stati Uniti e Unione Europea prima del conflitto ma anche e soprattutto durante lo stesso conflitto. Mussetti restituisce la geografia, la politica, “le ragioni storiche”  legate allo scontro e lo fa con un taglio fortemente analitico, tanto da porsi come base teorica di ogni intervento.

Poste le radici storiche e presenti, Domenico Quirico, giornalista de La Stampa, indaga il futuro: “la guerra in Ucraina si avvia a diventare una di quelle guerre senza fine, conflitti che si nutrono di se stessi, che si protraggono per un tempo molto lungo, durante il quale le ragioni che hanno definito il conflitto si appannano nella memoria di coloro che ne sono i protagonisti, si complicano attraverso l’intervento di nuovi soggetti e di nuove ragioni per odiarsi. Il risultato è una trasformazione: ad essere toccata, in prima istanza, è la psicologia di coloro che sono coinvolti, essi diventano esseri umani diversi: la guerra occupa totalmente la loro quotidianità, mutando in modo irreversibile i loro comportamenti, il loro modo di sentire e di pensare. Questo avviene perché le guerre del nostro tempo sono guerre in cui la pace non è più possibile, quella in Ucraina ne è un esempio: via via che si allunga, le possibilità che finisca diminuiscono, anche perché tutti i protagonisti fanno in modo che i motivi per poter arrivare ad una pace vengano cancellati”. E se, come sottolinea, Quirico, la pacificazione sembra davvero difficile, questa guerra, continua lo stesso Quirico, è anche frutto, e vale la pena ricordarlo, di una “volontaria disattenzione della massa”.

Focalizzato su aspetti etici, con toni provocatori, è anche l’intervento di Matteo Villa, analista ISPI: cosa fare quando un popolo – di cui si riconosce e si sostiene il diritto a difendersi – chiede sostegno militare? A rispondere, Martina Pignatti, direttrice dei programmi “Un ponte per”, che rammenta l’importanza di azioni volte a dare spazio e sostegno alla decostruzione del conflitto, condannando “l’asettico invio di armi”.

Seconda sessione

“Possibili percorsi di pace” sono, allora, tracciati nella seconda parte del convegno, introdotta e coordinata da Francesco Vignarca, giornalista e coordinatore delle campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo. Sotto la lente di ingrandimento luoghi, tempi e modalità per efficaci interventi di interposizione e di pacificazione. E se, come ricorda Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, “il percorso per la pace è un percorso in salita”, che non accetta di nascondersi nella logica della “guerra senza fine”, allora, riprendendo l’intervento di Gianpiero Cofano, direttore della Papa Giovanni XXIII, “il nostro impegno per la pace comincia oggi”. Comincia non arrestandosi alle campagne ma riflettendo collettivamente su pratiche e possibilità, come suggerisce Vignarca: “La guerra è complessa, la pace lo è ancora di più e quindi ci vuole un progetto politico, stimoli, ragionamenti, prospettive diverse. Non possono bastare le banalizzazioni da questa o quell’altra parte. Se il movimento per la pace vuole essere credibile deve essere serio, approfondire e soprattutto aprirsi al più largo campo europeo”. In chiusura, Vignarca, proprio per sottolineare la necessità di “possibili percorsi di pace” riporta le parole di un operatore di pace morto a Sarajevo nel 93: “Vi prego gridate che qui la gente muore… di granate, di cecchini, di malattie ma anche di paura, di angoscia, di disperazione perché non c’è pace, non c’è pane e l’inverno arriva e nessuno crede che non li abbiamo dimenticati… vi prego gridate!”.

Cleofe Nisi
(7 settembre 2022)

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